E´ difficile non essere contagiati dall´entusiasmo di questo ragazzo dal look che non passa inosservato – due lunghe piume che pendono dai lobi – e dall´energia travolgente, mista all´umiltà di chi sa di dover ancora imparare molto. Irama ha il dono del ritmo: non solo nel nome (che significa appunto “ritmo” in malese), ma anche nel modo di interagire e, ovviamente, nella musica che fa. La canzone che porta a Sanremo, “Cosa resterà”, è il manifesto della sua creatività musicale, che si realizza mescolando tre mondi diversi: “Il pop nel ritornello, il rap nelle strofe, il tutto amalgamato da una parte più metaforica, che si ispira ai cantautori italiani di cui sono innamorato”, racconta. Il risultato è un brano che non si può definire né puramente pop, né solamente rap, ma Irama sa bene come risolvere il dilemma: “E´ un ibrido!”. E sembra che lo sia anche lui: il look definito gli dà un´aspetto sicuro, ma quando parla del suo brano e della sua esperienza ha davvero l´aria di un bambino che sta per fare il suo primo giro sulle montagne russe: “Se avrò paura sul palco? Ma io voglio avere paura, e voglio emozionarmi!”, dice proprio così. Irama non ha intenzione di tralasciare alcuna emozione, vuole vivere tutto al 100%. Non abbiamo dubbi, soprattutto quando parla del suo rapporto con la musica: “E´ un bisogno, oltre che una grande passione. Quello che canto me lo sento addosso. Nei momenti in cui non scrivo, mi sembra di stare per esplodere. Non ho la presunzione di insegnare perchè sono giovane e sono qui a Sanremo soprattutto per imparare, ma vorrei cercare di dare un messaggio. Il disco, infatti, ha un lato sociale ed uno emotivo. Sono curiosissimo di farvelo sentire!” Come si fa a non dargli retta?
Angela Suriano
10 febbraio 2016 |