Le prove.
Le prove sono la parte incontaminata e con meno sovrastrutture di uno spettacolo. Trattandosi del Festival di Sanremo, poi, questa tesi vale doppio. Come in tutte le prove, le performance sono state quasi impeccabili, a conferma di quando si dice: “In prova è venuta meglio”.
Per me (e per noi di Newsic) si tratta del primo ascolto e quindi già da domani queste prime impressioni potrebbero essere sconfessate. Intanto, ve le riporto.
ARISA – Guardando il cielo non poteva che essere un pezzo di Arisa, per musica e testo. La voce, pulita come al solito, è ormai il tratto distintivo dell´artista.
BLUVERTIGO: testo di Morgan che vuol essere un´ode alla semplicità. La musica è a metà tra l´esperimento e la canzone classica italiana.
GIOVANNI CACCAMO e DEBORAH IURATO: testo di Sangiorgi. E questo già potrebbe bastare. Le due voci, insieme, si fondono alla perfezione.
DEAR JACK senza Bernabei (sostituito da Riflessi). Un po´ pop e un po´ rock. Refrain tra i più canticchiabili e orecchiabili.
IRENE FORNACIARI: ballata a tutto tondo dalla tematica sociale. Si parla di migrazione ma non esplicitamente come forse si dovrebbe fare in casi come questi.
LORENZO FRAGOLA: la fine di una storia d´amore, una ballata triste, un pezzo che, nel complesso, può funzionare.
NOEMI: struttura del pezzo insolita anche perché senza un esplicito refrain. Testo convincente che porta la mente a Quello che le donne non dicono. Che sia per lei la volta giusta?
ROCCO HUNT: canzone di denuncia, rap melodico quasi funky con refrain che rimane in testa. Bravo!
ENRICO RUGGERI: inizia il pezzo e subito pensi a Primavera a Sarajevo, sound tra il classico e il moderno. Voce inconfondibile.
STADIO: strofe pulite e con il testo del Currieri (una lettera alla figlia) che piace. Le parti non cantate tra una strofa e l´altra ricordano i pezzi dell´amico Vasco? Forse.
ANNALISA: il solito testo, la solita canzone. Lei la solita brava, con la solita bella voce. La solita, insomma.
ALESSIO BERNABEI: pezzo dance? Lui la brutta brutta copia di Marco Mengoni. Poco convincente. Era quasi meglio quando si esibiva con i Dear Jack.
CLEMENTINO: la sorpresa. Qua lo dico e qua lo nego. A tratti commovente.
DOLCENERA: estensione da paura, la migliore presenza scenica, pezzo con sonorità blues.
ELIO E LE STORIE TESE: la canzone più esilarante. Non ci sono strofe, solo ritornelli. Testo provocatorio che si conclude con il contrario di Perdere l´amore di Ranieri. Vincere l´odio, appunto.
FRANCESCA MICHIELIN: un debutto all´Ariston con un pezzo diretto e radiofonico che tra tutti è quello che (a me) è rimasto di più in testa. Sarà che c´ho un debole per questa ragazza qua? Può essere.
NEFFA: lo stile di Neffa è una certezza. Dove va la mente ascoltando Sogni e nostalgia? A Celentano.
PATTY PRAVO: il testo è di Fortunato Zampaglione, lo stesso di Guerriero di Mengoni. Ballata anche per la Nicoletta nazionale con un pezzo, forse, dalle sonorità già sentite.
VALERIO SCANU: il testo racconta di una rivincita. Nel complesso si tratta di un pezzo pop intenso e immediato. Come tutti quelli scritti da Fabrizio Moro.
ZERO ASSOLUTO: un amore positivo, a volte se ne parla. Ritmo veloce come quello dei pezzi con cui Matteo e Thomas hanno imparato a farsi conoscere.
Matteo D´Amico
8 febbraio 2016 |