Perché aspettare qualche giorno in più prima di buttare giù due righe sui Negramaro? Non lo so bene. Mi è sempre tornato difficile parlare di una band che quando è nata io ero lì nel posto da dove loro provengono, da dove io provengo. E poi ricordo che era febbraio e guardavo Sanremo. E quell´anno Mentre tutto scorre era stata bypassata perchè troppo rock per la kermesse. Ma a me, non ancora quindicenne, piaceva un sacco e la cantavo e la cantavo e la cantavo. In casa, a scuola, in oratorio. Lì c´era un ragazzo del mio paese che ci era dentro anche più di me e ricordo che una volta gli chiesi di vedere un concerto insieme. E non so perché ma alla fine non ci siamo più andati. Proprio qualche giorno fa ho letto un suo commento su Facebook, era deluso da La rivoluzione sta arrivando. Che poi, a pensarci bene, da un album che porta questo nome ti aspetti nuovi suoni, ti aspetti nuove sensazioni, ti aspetti cose nuove, insomma. E anche se qualche esperimento, a mio parere, c´è, e le aspettative, forse, erano un po´ troppo alte, il nuovo album dei Negramaro mi piace. Mi piace perché i Negramaro sono i Negramaro e il nuovo album se lo sono portato a casa dignitosamente. Certo, ci sono voluti cinque anni e il pensiero che avrebbero potuto "fare di più" è passato per la mente anche a me. Però oh, ve la immaginate la coca cola che non sa più di coca cola? O la pasta della mamma che non sa più di pasta della mamma? Io no.
La rivoluzione sta arrivando è costruito sulla base dell´arte di esprimere concetti con musica e parole mai banali, è un viaggio verso il pop-rock passando per poco elettro e un paio di ballate. La rivoluzione sta arrivando (il brano) lascia in sospeso l´ascoltatore che non sa bene cosa aspettarsi. C´è della suspence voluta, altrimenti non si sarebbe chiamato così. E se Sei tu la mia città (primo singolo) aveva anticipato un po´ le critiche poi realmente rivolte al nuovo album, con Attenta (secondo singolo) le stesse erano subito rientrate. Attenta è il pezzo che mancava all´estate appena trascorsa, è più di una ballata, meno di un pezzo rock. Un gradino leggermente in basso per Tutto qui accade che ha un bel refrain a discapito delle strofe un po´ monotone, per Se io ti tengo qui che ha troppo di già sentito ne La finestra, e per Onde, quasi noiosa per i primi quattro minuti per poi riprendersi verso la fine. Un occhio di riguardo sicuramente per Ma quale miracolo che descrive il momento storico e culturale che sta vivendo la società italiana con un equilibrio perfetto tra musica e parole: "[..] solo voglia infinita di resistere aggrappati a un miracolo [..] Mi sembra di essere diverso, un meccanismo così guasto [..]". E per i due esperimenti, sicuramente riusciti, che se tutti i pezzi avessero avuto il loro stesso sound sì che adesso saremmo stati in piena rivoluzione: Danza un sorriso e Il posto dei santi. Il primo pezzo è il più elettronico di tutti (o l´unico?), azzeccatissima la nota bassa buttata lì in un refrain tutto in crescendo che quasi fa pensare alla versione elettro-rock di un brano di Carmen Consoli. Il posto dei santi, invece, ha un bit incalzante, gli accordi semplici e una buona idea alla base: azzardo possa trattarsi dell´esperimento più interessante della carriera della band salentina. E, poi, dulcis in fundo, le ballate. Perché le ballate dei Negramaro sono sempre così dannatamente fighe? Che da quando Giuliano canta e io ascolto i suoi dischi non vedo l´ora di ascoltare i pezzi lenti. Ne La rivoluzione sta arrivando le ballate occupano i numeri 5, 8 e 12 (e 13 con la ghost track). La 5 è Lo sai da qui, brano dedicato da Giuliano al padre scomparso recentemente. Quel da qui è così misteriosamente "speciale" che lascia libera interpretazione all´ascoltatore che può collegarlo al posto in cui è nato, al mare, da sempre fonte d´ispirazione della band, o al pianeta Terra dove il cantautore è rimasto senza il padre. Commovente la quasi banale battuta "[..]quanto è noioso saper volare, è più difficile restare con i piedi a terra per non morire". La numero 8 si chiama L´ultimo bacio, emozionante, racconta la fine di una storia d´amore basata sulla capacità o meno d´amare dei suoi protagonisti (il must che non manca mai!). La rivoluzione sta arrivando si conclude con L´amore qui non passa, anzi no, con la ghost track senza titolo che, come da tradizione, è migliore di almeno due o tre pezzi inseriti tra le track del disco. L´amore qui non passa ha le parole più belle ("Da qui è passato amore e se n´è andato svelto, ma sei rimasta mia, sei intrappolata dentro") e l´apertura più coinvolgente. Se il buon Lucio Dalla fosse ancora vivo avrebbe apprezzato sicuramente: la strofe hanno qualcosa di lui, il refrain e la fine del brano non avrebbe potuto che scriverle Giuliano. Un connubio sensazionale che si conclude con un finale di violini che lascia spazio alla ghost track di cui prima.
Posso dire che sti cazzi se la rivoluzione non è arrivata? E poi, immaginate se ci fosse stata davvero: va bene che "tanto io il militare non l´ho fatto e me ne sarei stato a casa".
Matteo D´Amico
27 settembre 2015