La cosa brutta del buio è che è gelido. Perché mi viene un freddo mai sentito. Mi abbraccio con la felpa, scendo e suono alla prima porta che trovo. È primavera, pare, c’è un ciliegio che sembra bianco... è un ciliegio? Non so cosa sia un ciliegio ma sicuramente fa le ciliegie quando i fiori se ne vanno. Forse anch’io sono un ciliegio. Mi arrampico dentro di me per salire su, per vedere il cielo più vicino.
Gianna Nannini si racconta come non ha mai fatto prima, condividendo risvolti inediti della sua vita privata ed episodi drammatici della sua carriera, come quello da cui ha inizio questo libro. Era il 1983, l’anno in cui scrisse Fotoromanza, quando si ritrovò all’improvviso in un baratro, alla ricerca disperata di sé e dei frammenti della sua personalità, dispersi sulla strada del successo discografico: un «viaggio all’inferno», come lei stessa lo definisce, di cui ancora oggi non riesce a darsi una spiegazione.
Forse non sono nata, sono solo morta e non lo so.
Questo libro è la storia di come Gianna Nannini ha saputo, da lì, ritrovare la grinta per ricominciare a vivere e lottare e per mantenere la sua indipendenza artistica, difendendola dalle pretese dell’industria discografica.
È il racconto delle sue tante vite – fra canzoni, trasgressioni e viaggi dentro e fuori di sé –, ripercorse con una prosa graffiante proprio come la sua voce.
Gianna Nannini è una delle cantanti italiane più famose in Italia e all’estero. Nel 1976 firma il suo primo contratto discografico e da allora non si è più fermata. Con oltre venti dischi e dieci milioni di copie vendute in tutta Europa, è l’emblema del rock italiano.
Cazzi miei, Mondadori, pagine 216, 18 euro
(cs)
21 Novembre 2016 |