Non ho mai amato particolarmente Ligabue. Non so neanche per quale motivo.
Forse sono sempre stato prevenuto o forse non mi sono mai soffermato più di tanto a capire il suo mondo e ad ascoltare le sue canzoni.
Ieri sera ho cambiato idea.
Era la prima volta che lo vedevo live in uno stadio, la prima volta che lo vedevo a San Siro, lui ormai decano (l´ha anche detto sul palco che quello di ieri sera era il suo decimo concerto nello stadio milanese) dei live negli stadi.
Mi ha convinto la sua energia, mi ha convinto il suo muro sonoro, mi ha convnto la sua perfezione a concepire lo show, mi ha convinto la sua voglia di rock e mi hanno convinto i suoi messaggi, sempre taglienti, sempre sul pezzo, sempre di attualità.
Basti pensare che il concerto inizia con le scritte: "Expo, Mose e poi?".
Comincia così, con la voglia di fare riflettere ma anche di fare sentire la sua musica e soprattutto con la voglia che la musica possa diventare uno dei mezzi per cambiare il mondo.
Il concerto racconta tutto il mondo dell´artista di Correggio, dai suoi albori di "Balliamo sul mondo" fino all´ultimo album “Mondovisione” eseguito quasi per intero.
Su un palco essenziale ma contornato da un super maxi schermo che trasmette immagini e parole e da un tripudio infinito di effetti luminosi, la sua band che suona alla grande capitanata come al solito dal suo fido chitarrista Federico “Fede” Poggipollini.
Ho cantato, ho ballato, ho ascoltato, ho guardato quasi come uno dei 60.000 fan accorsi allo stadio. Ligabue riesce finalmente a convincermi e soprattutto a piacermi.
Stasera a San Siro si replica. Previsto un altro bagno di folla, un altro sold out, il suo muro del suono continua.
(madecre)
07 Giugno 2014 |