Inizio così perché non ho trovato una intro migliore. È che passano gli anni e tu cresci e conosci pezzi nuovi di mondo. Poi il passato ritorna e a raccontarlo tutto ci metti tempo, tanto tempo, troppo tempo. Fino a quando, una sera, te lo vedi passare davanti. A Reggio Emilia, il 19 settembre del 2015.
Il concerto più lungo (e bello, nda) di sempre di Ligabue è finito "alla mezza", come dicono in Emilia. Quasi quattro ore no stop nelle quali il rocker di Correggio ha passato in rassegna per intero lŽalbum Ligabue (1990) con i "ClanDestino" (sua band di allora), per intero lŽalbum Buon Compleanno, Elvis! (1995) con "La Banda" (anche questa, sua band di quegli anni) e tutto il meglio di Giro del mondo (2015) accompagnato dalla sua formazione attuale, "Il Gruppo". Un evento, quello di ieri, organizzato per celebrare i suoi 25 anni di carriera e i suoi 10 anni dal primo concerto al Campovolo. Un concerto, quello di ieri, che vanta numeri da record mai raggiunti: 850 mq di schermo, 19 torri dŽascolto e 2 milioni di watt di impianto sonoro. Una festa, quella di ieri, iniziata però ieri lŽaltro con "Aspettando Campovolo": dalle ore 15 di venerdì, il "Liga Village", allŽinterno dellŽarea del Campovolo, è stato aperto al pubblico che acquistato il biglietto per godersi lŽattesa con le iniziative e le attività organizzate lungo la "Liga Street" (il percorso che porta allŽimmenso palco). Numeri da capogiro anche quelli relativi agli spettatori paganti. Ferdinando Salzano (F&P Group) e Claudio Maioli (manager di Ligabue), nella conferenza del pomeriggio precedente il concerto, hanno parlato di circa 150 mila spettatori paganti.
Ieri sera eravamo tutti a casa di Ligabue e, insieme a lui, abbiamo cantato i suoi pezzi, abbiamo sfogliato il suo album di fotografie e rivisto i suoi video di quando aveva qualche anno in meno. Un misto di ricordi arricchito da nuove foto comparse sul mega schermo durante Buonanotte allŽItalia: alle solite si aggiungono quelle di Angelo Carrara, suo primo discografico, di Feiez (degli Elio e le Storie Tese, produttore del suo primo disco), di Stefano Ronzani (lŽamico giornalista al quale fu dedicata Il giorno di dolore che uno ha), di suo cugino (quel G. di Lettera a G.) e di suo padre. Persone importanti per Luciano Ligabue, persone che non ci sono più.
Prima parlavo di un "ritorno al passato". E come la chiamate voi una serata in cui, una dopo lŽaltra, riascolti Bambolina e Barracuda, Marlon Brando è sempre lui, Bar Mario, Radio Radianti, Freddo cane in questa palude, Figlio di un cane? Oltre alle più celebri Balliamo sul mondo, Piccola stella senza cielo, Non è tempo per noi e Sogni di rockŽnŽroll?
E poi ancora Seduto in riva al fosso, Non dovete badare al cantante, I ragazzi sono in giro, Il cielo è vuoto o il cielo è pieno. Alternate alle mitiche Certe notti, Hai un momento, Dio?, Viva!, Quella che non sei, Leggero.
La terza parte ha raggruppato solo parte del meglio perché lŽaltra buona parte è stata lasciata fuori. Ligabue e Il Gruppo hanno suonato Questa è la mia vita, Urlando contro il cielo, Ho perso le parole, A che ora è la fine del mondo, Il meglio deve ancora venire e altre, a discapito di qualche altro pezzo che sarebbe stato urlato e cantao comunque dai 150 mila adepti.
150 mila senza mai staccare lo sguardo dal palco, 150 mila oggi senza voce, 150 mila scatenati su Tra palco e realtà e su Vivo o morto o x, 150 mila emozionati su Il giorno di dolore che uno ha e su Sono qui per lŽamore.
Chiuse un poŽ di porte, la voglia di aprire un nuovo portone non poteva non essere al centro della fine del Live. E forse "togliersi un poŽ dai coglioni", come ha affermato il suo manager in sala stampa, potrebbe essere la strada da percorrere per un poŽ. E non ci poteva essere modo migliore di un Campovolo per chiudere un lungo capitolo. Ma si tratterà solo di una pausa. Lo ha detto proprio il Liga ieri dal suo palco: "Fino a quando vi sento con me, io non potrò mai fare a meno di voi".
Matteo DŽAmico
20 settembre 2015 |