Erano le partite di calcetto degli amici. Erano le feste autogestite e i giri in motorino sempre in due. Erano gli 883 prima e Max Pezzali, dopo…molto dopo. Assistere al live meneghino dell’ AstronaveMaxTour è stato un lungo dejavu. Sì, perché eravamo tutti lì, la generazione degli anni 80 ma anche qualcuna prima, con la scusa di accompagnare qualche figlio. Sì perché, volente o nolente, Max Pezzali ha segnato una –o meglio due- generazioni con canzoni che sicuramente rimangono impresse nella memoria. Non a caso,
è stata stilata una set list che vedeva intervallarsi i brani del nuovo album di inediti, alle hit di un tempo. Non a caso, la risposta prorompente del pubblico si è fatta sentire proprio su Sei Un Mito, S’inkazza, Gli Anni, Come mai, La regola dell’amico, Nord Sud Ovest Est, Hanno ucciso l’uomo ragno. Un palco dalla scenografia minimal con un enorme schermo in cui vengono proiettati pellicole di un tempo e nuovi universi. Una scelta semplice così come l’abbigliamento di Pezzali, cappellino, giacca e t-shirt scura. Il bravo ragazzo della musica italiana non ha smentito le attese.
Max non è un animale da palcoscenico, lo sa lui e lo sanno i suoi fan a cui poco importa perché siamo tutti lì per cantare con nostalgica malinconia, quel tempo passato. Perché siamo cresciuti e guardare i frame del nostro passato fa sorridere, un po’ di più.
Testo di Elena Rebecca Odelli
09 Novembre 2015 |