Reflection è l’ultimo lavoro di una lunga serie cominciata (parlando di uscite discografiche) con Discreet Music nel 1975 ( - oppure è iniziato con il primo album Fripp & Eno nel 1973? O con il primo pezzo originale che abbia mai fatto, alla scuola d’arte di Ipswich nel 1965?)
In ogni caso, è la musica che poi ho chiamato ‘Ambient’. Non credo di capire più a che cosa si riferisca quel termine – sembra essersi gonfiato per farci entrare alcuni compagni di letto abbastanza inaspettati – ma continuo ad usarlo per distinguerlo da brani musicali che hanno una durata fissa e sono ritmicamente connessi.
Il pedigree di questo album comprende Thursday Afternoon, Neroli (il cui sottotitolo è Thinking Music IV) e LUX. Ho scritto tanta “thinking music”, ma la maggior parte l’ho tenuta per me. Ora mi accorgo che la gente sta usando alcuni di questi album nel modo in cui li uso io – come spazi provocatori per il pensiero – e così mi sento più incline a renderli pubblici.
Album come questo hanno anche un altro nome: sono GENERATIVI. Il mio lavoro come compositore è quello di mettere in atto un gruppo di suoni e frasi, e poi dargli alcune regole che decidono cosa succederà. Imposto poi l’intero sistema suonando e vedo cosa succede, regolando i suoni, le frasi e le regole fino ad ottenere qualcosa di cui sono contento. Dato che quelle regole sono probabilistiche ( - spesso assume la forma di: ‘esegui l’operazione x, y per cento di tempo’) il pezzo si sviluppa in modo molto diverso ogni volta che viene attivato. Quello che sentirete è uno di questi dispiegamenti.
Reflection è così chiamato perché mi fa riflettere. Sembra creare uno spazio psicologico che favorisce la conversazione interna. E in realtà anche esterna – alla gente sembra piacere come sfondo per le conversazioni. Quando compongo cose come questa, passo la maggior parte del tempo ascoltandola – a volte per giorni interi – osservando come cambia nelle diverse situazioni, e vedendo come mi fa sentire. Faccio le mie osservazioni e poi modifico le regole. Visto che ogni cosa nelle mie composizioni è probabilistica, e siccome le probabilità si accumulano, può volerci tanto tempo prima di farsi un’idea di tutte le variazioni che potrebbero verificarsi nel pezzo. Una regola potrebbe dire “alza di 1 su ogni 100 note da 5 semitoni” e un altro potrebbe dire “ alza di uno su ogni 50 note da 7 semitoni”. Se queste due istruzioni operano sullo stesso flusso di dati, a volte – molto raramente – opereranno entrambi sulla stessa nota…qualcosa come 1 nota ogni 5000 aumenterà di 12 semitoni. Non si sa quale sarà tra quelle 5000 note. Siccome ci sono molti tipi di operazioni come queste in corso nello stesso momento, su differenti ma paralleli flussi di dati, il risultato finale è una rete complessa e imprevedibile.
Forse è possibile dividere gli artisti in due categorie: contadini e cowboy. I contadini si creano un pezzo di terra e lo coltivano con cura, trovando sempre più valore in esso. I cowboy cercano nuovi posti e sono eccitati per il puro e semplice fatto della scoperta, e la libertà di essere in un posto dove poche persone sono state prima. Ho sempre pensato di essere caratterialmente più un cowboy che un contadino... ma il fatto che la serie a cui appartiene questo pezzo è in corso ormai da oltre 4 decenni, mi fa pensare che ci sia una gran parte di contadino in me.
(cs)
15 Novembre 2016
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