Esistono due scuole di pensiero: vedere il live di un artista nella sua città natale non ti permette di capire a fondo come suona il concerto, come performa l´artista stesso, il vero rapporto instaurato negli anni con il pubblico. Che lo si voglia o no, un certo bagaglio di emozioni e ricordi (aldilà di quelle provate per il fatto stesso di essere in un live) insisterà per tutta la durata del concerto. E poi c´è la seconda: vedere il live di un artista nella sua città natale amplifica quelle stesse emozioni e quegli stessi ricordi. Per un artista, sapere che in quel palazzetto ci sono circa quindici mila persone nate e cresciute nello stesso posto in cui lui stesso è nato e cresciuto deve essere una roba fuori da ogni schema. E quindi fanculo al sound, alla scaletta, alla performance pre impostata. Tanto per questo c´è la data zero, no?
Eppure ieri Cesare Cremonini alla prima delle due date nella sua Bologna ha eseguito un concerto che le due scuole di pensiero se le è mangiate. E mentre io ve la racconto l´Unipol Arena si prepara ad accogliere altre quindici mila persone per la seconda data.
Ieri, sin da prima dell´inizio dello spettacolo si percepiva che sarebbe stato un concerto diverso. Vuoi perché era la notte di Halloween, vuoi perché, all´improvviso, sono sbucati due sposi con tanto d´abito che hanno deciso di trascorrere la sera prima della prima notte di nozze a un concerto di Cremonini, vuoi perché c´era anche Morandi che concedeva selfie ai vicini di posto. Vuoi perché Cremonini stesso, dopo pochi minuti di anteprima, spunta dal basso e inizia a ballare sulle note del suo ultimo singolo, Lost in the week end. Le prime parole arrivano dopo Il Comico e prima di una carrellata di pezzi tra cui Dicono di me, Padre madre, Le tue parole fanno male, Non mi ami più, La nuova stella di Broadway. "La verità - dice - è che, per la prima volta, e mi succede solo e soltanto qua, io dovrei essere giù con voi e non qui sul palco. Perché io so solo una cosa: amo la mia città e quando non sono sul palco sono esattamente come voi". Buon viaggio la canta con un trasporto unico, Figlio di un re (nella versione blues che oramai propone da qualche tempo) la suona al piano, così come 46, uno dei tre inediti del suo ultimo lavoro Più che logico. 46 è dedicata a Valentino Rossi e il suo "Io sto con Vale", detto timidamente alla fine del pezzo, apre la strada a uno degli applausi più lunghi della serata. Il resto dei brani si sussegue tra conferme e sorprese: Vieni a vedere perché (che dedica alla sua tromba, Marco Tamburini, scomparso mesi fa), Mondo, Logico, Io e Anna, GreyGoose, Una come te sono le conferme; Gli uomini e le donne sono uguali (che canta dalla parte finale della passerella, riproducendo un mini palco con la sua band, in chiave jazz) e Maggese (che canta a dieci anni dalla sua uscita) sono le sorprese, ossia pezzi che di rado inserisce nelle scalette dei concerti. Inutile dirvi come Bologna sia scoppiata alle prime note di 50 Special: ogni spettatore, uomo o donna, adulto o bambino, era in piedi a cantare. E ci è rimasto anche per Marmellata #25, per Le sei e ventisei, per Un giorno migliore che ha chiuso un concerto al di sopra di ogni già vertiginosamente alta aspettativa.
Matteo D´Amico
1 novembre 2015