Erano anni che aspettavo di vedere un concerto di Malika Ayane. Da quando Arisa le strappò la vittoria nella sezione Nuove Proposte di Festival di Sanremo del 2009. In quell´occasione era chiaro che Malika fosse il pezzo mancante di quel puzzle che è l´industria discografica italiana, già invasa da artisti con la a minuscola. Ayane invece, badate bene, scrive con la maiuscola.
Il "Naif Tour" nasce dopo il successo dell´omonimo disco, di cui continuiamo ad ascoltare i singoli in radio. Riprendo le parole di un´amica che per descrivere l´album dice: "Naif è una forma d’arte che si esprime istintivamente, rappresentando la realtà quotidiana in modo ingenuo e immediato. Naif è un album che nella sostanza non ha nulla a che vedere con l’ingenuità. Un disco solido, omogeneo, prodotto curando le tinte pastello e i suoni accesi. Naif è un album uptempo, che fa del tempo unità di misura su cui scandire la colorazione dei brani. Si parla di attimi e di presenti ma anche di futuri incerti guardati talvolta con nostalgia".
Nostalgia, sì. Ma anche spensieratezza e armonia. E dolcezza. E tutto quello che può venire in mente quando, conscio della forza di uno dei dischi su cui ho passato gli ultimi mesi dell´anno, arrivo nel teatro della città in cui vivo, da solo, a veder ventitré pezzi prender forma magistralmente.
L´inizio dello spettacolo è affidato all´effetto sorpresa: si accendono fasci di luce nell’oscurità del teatro e Malika fa il suo ingresso in platea, muovendosi tra i posti a sedere, cantando Blu. Insieme a lei uno straordinario corpo di ballo composto da quattro ballerini bravi bravi bravi. Indossa un mantello colorato per tutta la prima parte del concerto. I ballerini ci giocano e creano coinvolgenti coreografie di cui lei stessa è la protagonista fino a quando, tra un pezzo e l´altro, il suo abito diventa nero ed elegante all´improvviso. Fino a Ricomincio da qui, il pezzo in cui scoppia il primo grande applauso, si susseguono Tre cose, Tempesta, Medusa, Lentissimo, Ansia da felicità, Dimentica domani. La coreografia di Cose che ho capito di me apre la strada a Thoughs & Clouds, prima ancora a Mars, suonato e interpretato con una straordinaria intimità.
Il susseguirsi dei pezzi procede poi con una trovata alquanto bizzarra: un "martellone" (come lo chiama Malika) che battuto su una base aziona un marchingegno che seleziona i singoli che l´artista andrà poi a cantare per tutta la seconda parte del concerto. E allora via con Sospesa, La prima cosa bella, Feeling better, Satisfy my soul, Cosa hai messo nel caffè, Come foglie, E se poi. Alle persone che in queste ore mi hanno chiesto del concerto io ho risposto che Malika è una bomba. Lo ha urlato anche uno spettatore anche ieri a teatro: "Malika sei una bomba!" Lei, timidamente ha controbattuto: "Oddio, c´è una bomba nel teatro? Scappiamo!". Malika Ayane è così, di una semplicità e di una simpatia inattese. Come quando ha ringraziato per la standing ovation finale dopo le interpretazioni di Senza fare sul serio e Adesso e qui che quasi per non dover salutare il suo pubblico si cimenta in una nuova versione di Controvento. Gli arrangiamenti? Il motore del concerto fatto di suoni pensati che non sarebbero potuti venir fuori se non da un lavoro fresco e accurato.
Non so se siete già stati a vedere Malika in questi anni. Se non lo avete mai fatto, fatelo. Io una serata così naif non la trascorrevo da tempo.
Matteo D´Amico
20 ottobre 2015
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