Prenderà il via mercoledì 12 marzo per 14 puntate (una in più dello scorso anno) la seconda edizione di The Voice of Italy, il talent nato in Olanda il 17 settembre 2010, da un’idea di John de Mohl (già padre del Grande Fratello), poi esportato in tutto il mondo (Cina compresa).
Lo show è stata la rivelazione dell’ultima stagione televisiva di Rai Due, facendo registrare una media ascolti di 3 milioni e 304 mila spettatori e uno share del 13,74% (e che aveva risollevato gli animi della seconda rete dopo il tonfo di Star Academy nel 2011).
Fra le novità di quest’anno, nei coach J-AX prende il posto di Riccardo Cocciante (attualmente impegnato sul fronte internazionale e che aveva portato alla vittoria Elhaida Dani), mentre alla conduzione lo speaker radiofonico Federico Russo (che nel 2002 partecipò come concorrente a Operazione Trionfo) sostituisce Fabio Troiano; infine, la parte web è affidata a Valentina Correani.
Riconfermati invece Raffaella Carrà (fresca d’esordio su Twitter), Noemi e Piero Pelù.
Nel meccanismo della gara, che vedrà ancora partire 16 concorrenti per ogni team (dopo le 5 puntate delle blind audition”, viene introdotto il meccanismo “Steal” nella fase delle Battles (che occuperanno 2 puntate e dove ogni coppia di concorrenti si sfiderà sullo stesso brano): il cantante eliminato dal proprio coach potrà essere ripescato da un altro; nel caso volessero ripescarlo almeno altri due coach, sarà il concorrente a scegliere il team in cui trasmigrare. Questa opzione può essere esercitata da ciascun coach al massimo 2 volte. I concorrenti che accederanno alla terza fase saranno dieci per ogni team.
Inoltre, è stata aggiunta la successiva fase del Knockout: in queste due puntate, con lo stesso meccanismo delle battles, i talenti di ogni team si scontreranno a coppia su pezzi differenti sul ring e solo l´artista vincitore di ogni sfida (cinque per ogni team) accederà alla successiva fase della competizione, il “live show” (suddivisa in cinque puntate).
Al vincitore, un contratto discografico con la Universal Music.
Dopo il successo dell’edizione 2013 (premiata giusto ieri agli oscar della tv), sembra che quest’anno in RAI si voglia ancor di più spingere questo show. “Sarà un grande successo”, parola di Roberto Serafini, direttore del Centro di Produzione RAI di Milano.
Entusiasmo rilanciato anche dal Direttore di Rai Due Angelo Teodoli: “Dopo quasi 15 anni una trasmissione di RaiDue è entrata nella top 10 del 2013. Con J-Ax entra una nuova sensibilità, per la musica rap e hip hop, il che indica la dinamicità del programma. Federico Russo e Valentina Correani sono giovani testimonial di un programma che sarà assolutamente multipiattaforma: tv, radio (con la diretta su Radio 2), i social, il web, dove ci sarà un programma parallelo con contenuti e riprese originali, pensati e realizzati appositamente per il web, una novità per la RAI. Ci sarà da divertirsi , per tutti”.
L’obiettivo è quindi che The Voice sia trend topic (anche se già lo scorso anno, account, hashtage facebook avevano generato oltre 70 milioni di impression).
E veniamo ai giovani talenti; per Federico “ci sono talenti formidabili e sorprendenti”, mentre per Valentina: “Il livello è altissimo”.
Anche Noemi è carica a mille: “La prima edizione è stata di rodaggio, quest’anno si gioca sul serio. Mi sento ancora più coinvolta e son felicissima che ci sia J-Ax. Il rap e l’hip hop sono ormai realtà importanti nel nostro paese. Sarà un lavoro duro che farò con amore e passione e sarò più diretta verso i ragazzi”.
La new entry, J-Ax, si sente già a casa: “I miei colleghi mi hanno coccolato e mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare di partecipare a questo show è che ho sempre sentito associare il mio nome al rap e ci sta, in realtà il rap è una realtà importante già dalla metà degli anni 90, ma parte della tv e della stampa non se ne erano accorti. Un segnale importante è venuto poche settimane fa da Sanremo con la vittoria di Rocco Hunt”. Ora a decretare il successo di un cantante non siamo noi o voi giornalisti, ma la gente, tramite il web. Nella mia squadra ho un solo rapper bravo.”.
Esordiente, per certi versi, si sente ancora Piero Pelù: “Con l’arrivo di J-Ax sono cambiate molto le cose rispetto all’edizione precedente. È un gioco imprevedibile, senza regole precise, che non guarda in faccia a nessuno, per fare il verso alle blind audition. L’immagine conta molto relativamente, è l’anima di chi si presenta a far la differenza. Ritengo che The Voice sia un programma musicale e non un talent, né tantomeno un reality. A me interessa che venga promossa la musica, le voci”.
La Carrà svela le dinamiche fra i quattro coach: “Noemi è severissima, J-Ax sarà una grande sorpresa, è formidabile e si è commosso fino alle lacrime. È una Carrà coi pantaloni! Il mio compagno Piero salta sulla sedia, è super esplosivo”.
Normale poi pensare ai talenti sfornati lo scorso anno e che finora non sono ancora saliti alla ribalta mainstream. “Io sono più attenta, non parlate di buonismo, quando scegliamo qualcuno a scapito di un altro è corretto trovare le parole giuste ed educate. Degli ex ho avuto contatti con Veronica De Simone, vederla a Sanremo è stata una grandissima emozione, anche se forse non aveva il brano giusto. A The Voice arrivano ragazzi con un tirocinio notevole, ma questo è solo un primo passa per entrare nel mondo della musica”.
Ancor più chiaro, in merito, è Gianmarco Mazzi, produttore artistico di Talpa Italia, che collabora nella produzione: “La Universal sta lavorando a un album di Timothy Cavicchini, è la loro priorità. Elhaida era molto classica, stanno lavorando a un altro tipo di percorso. Ci siamo dati tre edizioni come limite per riuscire nell’impresa di portare al grande successo un artista, anche se i percorsi, in un mercato come quello discografico italiano attuale, sono i più strani. Noemi stessa, che non era neanche arrivata in finale a X-Factor è ora una cantante affermata”.
Non basta infatti vincere un talent per sfondare, occorrono diversi fattori, come la personalità, manager attenti e preparati e, forse la cosa più importante, avere i pezzi giusti. Obiettivo non semplice, in un panorama musicale in cui gli autori italiani non stanno brillando per originalità e scrittura creativa (e l’ultimo Sanremo ne è stato un chiaro esempio). Piero Pelù ha lanciato in merito un interessante sfida: perché, sulla falsariga di Masterpiece, non lanciare un programma che scopra anche giovani autori?
Andrea Grandi
10 marzo 2014
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