I Guillemots sono atterrati sul pianeta indie nel 2006 con l’aggraziato “Through The Windowpane”, che aveva anche ricevuto una nomination ai Mercury Music Prize. Adesso hanno pubblicato “Red”, follow up attesissimo dal pubblico ma anche da Sir Macca, che è il loro fan numero 1. Vediamo cosa ci ha detto la simpaticissima Aristazabal Hawkes, contrabbasso e percussioni di questo quartetto britannico. Volete attrarre nuovi fan con quest’album? “Vorrei ancora sperare di poter contare sulle persone a cui piacevamo all’inizio della nostra carriera ma allo stesso tempo non vogliamo essere una cult band. Credo che il disco piacerà a molte persone a cui, però, non è piaciuto il nostro primo lavoro. I gruppi migliori sono quelli causano accesi dibattiti su quale sia il loro migliore album, ecco io spero che i Guillemots saranno così”. Non credi che il vostro album d’esordio vi abbia inquadrato e confinato solo in un certo genere? “Tre quarti delle interviste si basano su quanto la band sia seria e su quanto ci piaccia il jazz. La verità è che siamo solo una pop band e quando siamo in studio giochiamo come dei bambini. Solo perché abbiamo scritto per un’orchestra non significa che ci facciamo influenzare necessariamente da musica colta e dotta!”. Com’e’ stato registrare “Red”? Cos’è cambiato musicalmente rispetto al vostro debutto? “Abbiamo lavorato sui brani tutti insieme questa volta e per 10 mesi. Dal punto di vista musicale i beat sono stati ispirati dai software che abbiamo usato dal vivo. E’ un album più etnico con suoni alieni tipo una sedia che scricchiola o un motore”. Ho sentito che Paul McCartney è un vostro fan? “E’ straordinario ma la cosa è reciproca, chi non è un fan dei Beatles? Sai, ha anche chiamato per complimentarsi di persona ma Fyfe (Dangerfield, cantante, ndr) ha perso la chiamata perché stava mangiando la pizza”. Su “Red” si sentono influenze da Mika, The Scissor Sisters, Justin Timberlake, The Sugababes, tu come la vedi? “Di sicuro ci sono molte influenze ma non ascolto molta musica quindi non saprei dire a quale di queste band assomigliamo. Posso dirti che abbiamo fatto d’apripista per i The Scissor Sisters e che loro sono molto bravi”. Di cosa parla il singolo Get Over It? “Il brano può essere interpretato in maniera diversa. E’ soggettivo! Per me vuol dire che la gente a volte non dovrebbe prendersi troppo sul serio. E’ nato da una jam e da dei loop ideati da Greig (Stewart, batterista, ndr) e poi ha quel ritornello così imponente e che s’infila nella testa della gente!”. Vi considerate una band che fa pop, jazz, rock o cosa? “Non riuscirei a scegliere un genere. Voi giornalisti dovete sempre mettere etichette!” (ride). Ti da noia che proprio adesso che avete fatto successo, l’industria non gode di ottima salute? “Mi da fastidio che in UK tutti siano ossessionati con l’indie!”. Come sono nati i Guillemots? “E’ stato un processo graduale. Sperimentavamo in una stanzetta piccolissima dove sudavamo come dei matti ed alla fine dovevamo smontare tutto e portarlo via, ogni singola volta. Che forza di volontà! Se ci penso, adesso no lo farei mai più (ride). Ricordo tanti pedalini sparsi per il pavimento, un sacco di noise e jam lunghissime”. Che musica ascolti? Qualsiasi cosa di John Coltrane, Charlie Mingus e Orette Coleman”. (Eugenio Cirmi) (08/08/08) |