Wes Borland è un one man band, ma che dico? Di più: artista poliedrico, cultore di cinema surreale, di mitragliatrici, di ciò che c’e’ di minimale nel concetto di ‘americana’ e pittore di gran talento. Ha da poco pubblicato “Cruel Melody” con i suoi newborn Black Light Burns e detto good bye a Fred Durst & Co.
Ciao Wes, mi dici cosa hanno in comune Michelangelo, Alejandro Jodorowsky, Chris Cunningham, i vichinghi, i demoni giganti, Mikhail Kalashnikov e il vino rosso?
“Sono tutti degli ariosi e degli oggetti che mi piacciono moltissimo e anche fonte d’ispirazione. Nella mia arte, che sia musica o pittura, cerco sempre di tenere gli occhi aperti ma anche la mia mente. Ad esempio, adoro il lavoro surrealista di Jodorowsky e cerco sempre di incorporarlo in quello che faccio; mi piace anche l’idea di trovarmi nel deserto e sparare con una mitragliatrice, un Kalashnikov per l’appunto”.
In una tua canzone dici, ‘You can’t stop a bullet, I’ve given you my trigger, but you better never pull it’, cosa si cela dietro tali parole?
“Con i miei testi cerco sempre di lasciare degli spazi vuoti immagini che l’ascoltatore dovrebbe colmare quindi dipende da chi ascolta, deve essere il listener a creare delle immagini o dei significati da ciò che sente”.
Parliamo un po’ della musica dell’album “Cruel Melody”. Nella prima parte del brano New Hunger, gli arrangiamenti sono molto oscuri e tediosi mentre, non appena a metà traccia si inserisce la parte di archi, il tutto richiama alla mente ottimismo e toni riassicuranti, cosa ti ha ispirato?
“Il tema centrale di New Hunger è l’acqua. La prima parte, come dicevi tu, rappresenta un individuo che si trova a girovagare nel deserto in cerca di un’agognata oasi della salvezza, è un po’ una metafora della nostra vita, e poi trova questo corpo d’acqua ed è lì che partono gli archi”.
Con i Black Light Burns proponi un suono che spazia dal gothic rock all’elettronica che si distacca tantissimo da ciò che suonavi con i Limp Bizkit. Scrivevi già questi brani quando eri ancora nei Bizkit?
“Nella mia mente e nella mia immaginazione sì. Ero giovane e molto più matto, non pensavo tanto allora, mi godevo il successo. Comunque il songwriting per i BLB è cominciato nel 2003 ed è stato quando capii che molte delle mie idee non appartenevano ai Bizkit, mi isolavano dal punto di vista artistico: c’era la band e poi c’ero io. So d’aver scelto la strada più difficile, ma è quello che voglio fare adesso”.
Rispetto al passato, com’è l’alchimia tra te ed i tuoi nuovi colleghi membri dei BLB?
“Ah, li adoro! Abbiamo lo stesso gusto musicale. Poi durante le registrazioni è stato fantastico, Josh (Freese, batterista di Nine Inch Nails, A Perfect Circe, ndr) mi fa morire dal ridere… un giorno a casa di Danny (Lohner, ex Nine Inch Nails e produttore dei BLB, ndr) mentre registravamo, faceva così tanto caldo – l’aria condizionata non andava – che si è spalmato la schiuma da barba in faccia per trovare un po’ di refrigerio. E’ forse la persona più divertente con cui abbia mai lavorato. Danny è un genio, mi fa suonare e cantare meglio”.
Questo disco sembra come una rinascita per te, cosa ti ha spinto a fondare i Black Light Burns?
“Volevo soltanto immergermi in stili diversi e cose diverse e i BLB sono stati l’occasione perfetta. La musica e lo stile dei Klaxons mi ha ispirato tantissimo”.
La tua musica ha un tocco cinematografico, quali film accosteresti a “Cruel Melody”? “Di sicuro Jodorowsky con ‘El Topo’ e ‘The Holy Mountain’”.
A quali festival hai partecipato questa estate o a quali parteciperai?
“Facciamo Reading, Leeds, Pukkelpop e credo qualcosa nei Paesi Bassi”.
(Eugenio Cirmi)
(07/08/08)
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