Si pensa sempre che le parole servano a poco. Quando vai al live di un artista che di parole ne ha scritte, alcune dolci altri scomode, capisci quanto questo assunto sia poco veritiero.
Fabrizio Moro lŽho conosciuto artisticamente durante il festival di Sanremo in anni che furono, neanche cambiati poi tanto. Pensa un brano di denuncia sociale che é riuscito a diventare altro. Da uno slogan quasi scontato a unŽazione concreta. Potere di Fabrizio che canta da sempre ciò che pensa, vive e sente. Moro mi é sempre piaciuto oltre che per la passione mai scontata e palpabile per il suo lavoro, anche per la NON smania di successo, quellŽalone che incupisce lŽanimo o lŽaurea artistica di molti. Lui si presenta così, onesto, in primis con se stesso, chitarra tra le mani, pantaloni mimetici e quella voce dal graffio naturale.
La sincerità dellŽessere, dellŽessenza ha un grande risultato: le persone che la capiscono, ecco cosa ho visto ieri sera allŽultima data di questo LŽinizio tour. La fine di questo album che colleziona unŽondata di mani che ondulano, voci che cantano e occhi che si commuovono. Fabrizio é carico e da tutto quello che uno si aspetta in un live, sudore, voci e emozioni che scivolano tra note del passato e nuove. Tra Pensa é lŽinizio, tra Babbo Natale e Eppure mi hai cambiato la vita, tra Libero e Io so tutto. Live fatti di palchi, strumenti, luci e parole, tante parole durante e dopo lo spettacolo.
Fabrizio e la sua band, i suoi amici che con lui hanno condiviso tutto, tra gioie e chilometri, tra lacrime e rammarichi. Era tutto lí palpabile a tutti, a nudo su quel palco, dove sotto non cŽerano giudizi, ipocrisie di sorta, dove sotto a quel palco cŽerano solo persone che attraverso le canzoni di Fabrizio avevano solo voglia di piangere, emozionarsi, pensare, gridare la rabbia per questo stivale che é di tutti e che sta scivolandoci dalle mani. CŽera gente che aveva solo voglia di vivere.
Potere delle parole, quelle sincere, quelle che si sentono dentro le viscere.
Elena Rebecca Odelli
29 marzo 2014 |