Sono andata a vedere una boyband (che però suona) e mi sono pure divertita. Ma era prevedibile. Prima c´erano gli Wemen, il gruppo di Carlo Pastore – sì, quello che ricordate da TRL e Your Noise, e seppure mi sia persa metà del loro set, mi sembra che il pubblico abbia risposto più che bene. Il loro sound è abbastanza in linea con quello dei 1975: riff orecchiabile, una patina demodè trendy... Insomma, se siete fan della band principale, vi piaceranno anche loro.
Ma dicevo: io sono andata a vedere una boyband (che però suona) e mi sono pure divertita. Perché è inutile girarci intorno: il pop diverte. Su cd non mi avevano impressionato granché questi 1975, quattro aitanti giovani di Manchester – ma live alzano decisamente il livello. Il loro è un genere che si presta: così orecchiabile e facilmente ballabile che anche se sei sul divanetto, stanca dopo una giornata intensa, non puoi non tenere il tempo o muovere la testa. I singoli, su disco come dal vivo, rimangono i loro pezzi forti: energici, ballabili, non hanno proprio nulla da invidiare a chi il pop lo fa solo cantando.
Sul banco degli imputati ci metto il cantante, Matty – o meglio, la sua voce: se durante il live non si sentiva molto per un problema tecnico (deduco), fra una canzone e l´altra non l´ha usata granché per interagire con il suo pubblico. E lì non c´era la scusa del problema tecnico.
A fine concerto si sono pure fermati a fare le foto con le fans: cos´è che si può volere di più? Saranno nel business da poco ma hanno già capito come fare felice il loro pubblico.
Mavi Mazzolini
6 marzo 2014
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