Sergio Vallarino, in arte Zibba, classe 1978, gioca quasi in casa a Sanremo (viene da Varazze). Questa sera il cantautore si esibirà fra le Nuove Proposte, ma non è certo l’ultimo arrivato: nel 1998 ha fondato con Andrea Balestrieri il gruppo Zibba & Almalibre, l’album d’esordio, “L´ultimo giorno”, è del 2002, l’ultimo, il quinto, “E sottolineo se”, è uscito nel 2013. Nel 2012 hanno vinto la targa Tenco nella categoria “Album dell´anno” con “Come il suono dei passi sulla neve” e nello stesso anno è stato premiato dalle radio italiane come artista indipendente più trasmesso dalle radio negli ultimi 5 anni, vincendo il premio IML del MEI.
Ora, dopo aver co-firmato con Tiziano Ferro il brano La vita e la felicità di Michele Bravi, il vincitore dell’ultimo X-Factor, esce il nuovo disco, “Senza pensare all’estate”, una raccolta di 10 anni di musica, ha dato alle stampe il primo libro, “Me l’ha detto Frank Zappa” e, forse la cosa più importante, è appena diventato padre di Edoardo; una congiunzione astrale decisamente favorevole che, insieme a un brano orecchiabile e a presa rapida come Senza di te e un timbro particolare ed emozionante, potrebbero farne uno dei cavalli vincenti di questo Festival.
Come stai vivendo Sanremo?
“Mi sento in pace, serenissimo, mi sembra di essere al posto giusto nell’anno giusto. Uno si aspetta che il Festival metta ansia, in realtà, arrivarci in questo momento, dal punto di vista energetico perfetto, è quasi perfetto, considerando anche il livello del cast dei Giovani di quest’anno, ben assortito e con bei pezzi”.
E poi ora c’è Edoardo…
“Sì, la sua nascita, meno di un mese fa, ha in qualche modo ristabilito gli equilibri, a tenere i piedi ben saldi a terra; dall’altro questo evento, Sanremo, mi permette, forse, di dare un futuro migliore a mio figlio. Sembra che tutti i pezzi si stiano incastrando in modo perfetto”.
La paternità potrebbe influenzare il tuo approccio alla musica e allo scrittura?
“Dipende, io ho un bisogno creativo che riesco ogni volta a rinnovare quando ne sento la necessità; quando scrivo per altri, amo immedesimarmi in altre persone, e quello diventa un ‘gioco’ lavorativo molto serio e cerco di costruire qualcosa che si possa indossare, come fossi un sarto di parole. Scrivere per me è diverso, quasi come ‘vomitare’ un’emozione che non riesci più a trattenere dentro oppure fotografare un momento che vuoi tenerti accanto per sempre”.
E quante fotografie hai ancora nel cassetto?
“Moltissime, un numero infinito, fortunatamente…”
In questa raccolta ci sono tre inediti e le tue versioni originali di La vita e la felicità e di Il mio esser buono di Cristiano De André.
“Al pezzo di Michele io e Tiziano abbiamo messo mano più volte, questa versione presente nel disco si avvicina all’embrione originale con un arrangiamento più vicino alle mie corde, ma anche la sua versione è davvero bella, l’ha cantata con un’emotività diversa, come fosse un’altra canzone, è stato davvero bravo”.
E invece Senza di te com’è arrivata a Sanremo?
“Quando abbiamo deciso di provarci erano gli ultimi giorni, era una versione demo e successivamente abbiamo avuto tempo di lavorarci e a riarrangiarla leggermente, ci saranno sul palco con me due rappresentanti degli Almalibre. Ho la fortuna di vivermi il Festival da un punto di vista più di nicchia e con una serenità data dalla mia esperienza”.
"Senza pensare all´estate" è un racconto di 10 anni di musica e viaggi, una storia di una grande amicizia, quasi una famiglia, fra voi Almalibre.
“Esatto e con una line up finalmente ufficiale, dopo diversi avvicendamenti. Sono stati scelti brani che avevano bisogno di una rinfrescata; ad esempio, Prima di partire, che aveva una bella componente elettronica, ho deciso di rifare in chiave acustica”.
Anche il vostro sound sta prendendo nuove direzioni?
“Sì, da poco tempo è arrivato un percussionista cubano che ha portato tutti noi un’atmosfera morale differente, anche solo coi suoi racconti di ragazzino della sua Cuba e questo influisce su tutti noi e la nostra musica”.
Quanto hai viaggiato nei tuoi live nel corso di questi anni?
“Dovessi farti un conto veloce, direi sui 700 mila chilometri! E ci siamo bruciati due furgoni, più tutte le macchine.. La gavetta non mi manca, se non altro da camionista (ride, nda)!”
La tua aspettativa a questo Festival?
“Uscirne con una buona promozione per fare molti concerti nei prossimi anni, oltre a continuare a vivermela in modo spensierato, non sento affatto la competizione”.
Ma hai comunque un preferito?
“In assoluto Rocco Hunt, il nuovo cantautorato italiano negli ultimi anni si è spostato in ambito rap; a maggior ragione tendendo conto che ha 19 anni, ha coraggio. E poi è bello pensare che sono qui con Graziani, The Niro e Diodato che parlano la mia lingua”.
“Senza pensare all’estate”, eppure è un concetto che torna spesso.
“Sempre, così come il concetto della religione, di Dio e la metafora sul tempo”.
Dove trovi l’ispirazione per scrivere e comporre un brano?
“Tutti i miei brani nascono dal mio vissuto o dal racconto di altri; spesso i miei amici si ritrovano una mia canzone senza saperlo…”
C’è qualche artista con cui sogni di collaborare?
“In questo momento il mio sogno più grande sarebbe un caffè con Tom Waits (ride, nda). In Italia invece mi piacerebbe molto lavorare con Daniele Silvestri, a mio giudizio uno degli ultimi geni della canzone d’autore italiana”.
è uscito anche il tuo libro, “Me l’ha detto Frank Zappa”.
“è una raccolta di dialoghi non-sense con situazioni abbastanza improbabili vissute da personaggi altrettanto improbabili. Molto brevi, con un risvolto forte fra le righe. Per me è una cosa per palati fini. Fortunatamente, grazie al regista Sergio Sgrilli, è diventato uno spettacolo teatrale che ha debuttato a Zelig, è andato molto bene e sarà in tour a breve”.
Altre forme d’arte che ami?
“Ho provato tutto, io sono un creativo maledetto, se mi dai una tela e un pennello mi sbizzarrisco, ma anche un martello e una sega… mi sento un artigiano, mi piace costruire”.
Andrea Grandi
19 febbraio 2014
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