Torna Francesco Sàrcina, in una nuova veste: il solista. Torna Francesco e lo fa con un disco Io in uscita il 20 febbraio, quando sarà impegnato al Festival di Sanremo.
Nove anni fa calcavano il palco del Festival di Sanremo Le Vibrazioni. Nove anni dopo, parteciperà al festival della canzone italiana Francesco Sàrcina, in una nuova veste: il solista. Non è mai facile reinventarsi uscendo da schemi e passato, non è mai facile se prima c’erano altrettanti occhi a supportarti. Ora scenderà quelle scale solo, riniziando da zero una carriera. Sàrcina torna al festival con due brani Nel tuo sorriso (dedicata al figlio Tobia di 7 anni) e In questa città. Sàrcina torna con un album, IO, in uscita il 20 febbraio. Non si aspettava la partecipazione a Sanremo, l’ha detto senza troppi giri di parole: “ho appreso la notizia da Twitter! Avevo già comprato i biglietti aerei e prenotato un viaggio perché davo per scontata la mia esclusione. Quando l’ho saputo mi sono dovuto sdraiare per terra, tanta era l’emozione”. Quando ascolti per la prima volta IO, ti chiedi se Le Vibrazioni fossero Francesco Sàrcina o se Francesco Sàrcina fosse Le Vibrazioni. Una domanda retorica, quanto quella della nascita dell’uovo e della gallina, se si tiene presente il fatto che l’ormai solista era anche autore dei brani della band che fu e il cui futuro non è ancora stato scritto: “Le Vibrazioni sono in pausa, può essere che tra due o tre anni si faccia un disco. La mia esigenza però ora era quella di intraprendere un percorso da solista. La band è come una famiglia, c’è la zia, la mamma e tutto il resto: ogni tanto però la famiglia in qualche modo “stanca”. Mi sentivo un po’ spento e mi sono chiesto: “Com’è possibile che io sia così spento facendo il lavoro più bello del mondo, quello che ho sempre sognato di fare?”. Io ricordo tutta la fatica che ho fatto, lavorativamente parlando, pur di poter suonare: ho fatto qualunque tipo di lavoraccio, davvero. Comunque se la cosa che sto facendo adesso va male, farà male a me. Se invece va bene, farà molto bene anche al gruppo. I danni che si poteva fare la band, se li è già fatti. Ora io corro il mio rischio”. Francesco ha ormai 37 anni, non è più il ragazzo spettinato di Giulia, e forse proprio a 37 anni, per sua stessa ammissione, ha imparato a prendersi cura di se stesso. “Mi sono perdonato anche perché nel "vivere intensamente" si fanno degli errori, si innescano sensi di colpa subite o create. Mi sono perdonato e tutto ciò che ho fatto, l´ho fatto senza cattiveria. Ma anche fare qualche sbaglio è umano”.
Nel tuo sorriso e In questa città riflettono esattamente questa nuova evoluzione. “Un figlio ti cambia di colpo la visione del domani, per me è stata una proiezione nel futuro violentissima. Mi ha destabilizzato, ma positivamente. Nel brano mi è venuto spontaneo pensare di voler vedere ridere mio figlio, è una di quelle cose che ti dà serenità nonostante le controversie della vita. A me i bambini sono sempre piaciuti, anche quando ero uno “zingarone” dedito alla perdizione (ridendo nda). Nel brano ho voluto immaginare un futuro per lui, un domani che preservi le cose belle. Mi sono reso conto che anche i miei genitori, senza volergliene fare una colpa, hanno vissuto un boom economico e se lo sono mangiato tutto, senza lasciare nulla per noi. Io, anche in senso metaforico, non voglio fare la stessa cosa”.
“In questa città, uno dei due brani che porterò a Sanremo, non parla di Milano, parla delle metropoli in generale, che adoro, ma che mi hanno anche un po’ stancato. In questa città è una canzone d’amore: scappo dalla città perché voglio vivermi meglio questo amore. Non vivo più in città da circa tre anni. Non vivo lontano da Milano, però è una via di mezzo: mi sveglio con gli uccellini che cinguettano e soprattutto non mi svegliano più gli amici all’una di notte per uscire a far festa. Se voglio, vado io. Ho 37 anni, ho perso mio padre l’anno scorso, ho un figlio di sette anni. Sono cambiati i miei ruoli, ho acquisito più consapevolezza e responsabilità. Si sono evoluti alcuni equilibri nella mia vita ed è cambiato, quindi, anche il mio modo di scrivere”.
IO non presenta stravolgimenti tematici, il sacro e profano si mischiano ancora indissolubilmente, e alle schitarrate made 80 si incastrano armonie da ballad come Pagine, personalmente uno dei brani più commuoventi contenuti in questo primo progetto da solita “Nelle mie canzoni ho sempre parlato di sesso e di sacro perché uno non esclude l’altro. Lo faccio dal primo disco con Le Vibrazioni e mi è capitato anche in IO, ma non c’è né c’è mai stata premeditazione in questo. Non stiamo parlando di un disco fatto a tavolino. Spero che dal disco si percepiscano i tanti mondi che convivono nelle mie canzoni. In questo periodo tanti universi convivono in me. Io non credo al peccato, al limite alla mancanza di rispetto per te stesso ma in quel caso il peccato sei tu, è veramente ipocrita vederla in un altro modo”. “La Universal mi ha subito accolto bene, è bello poter lavorare con serenità. Al produttore Roberto Vernecchi è venuto in mente di farmi suonare tutto il disco, e questa è stata la mia “condanna” perché ci ho messo nove mesi! E’ stato davvero un parto, ma sono soddisfatto del risultato”.
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