Incontro Pietro Paletti in una di quelle serate dove non si sa che fare e fra amici si fa un salto all´Arci biko di via Ettore Ponti a Milano.
Il quartiere è sempre quello, la Barona che non concede un passo allo straniero, la periferia che tramonta anche prima del tramonto, un fascino irresistibile che alla Milano da bere spesso manca.
L´occasione è ghiotta soprattutto perchè della combriccola fanno parte il Triangolo, gli Assyrians e Larry Gus, con finale sound set di Roll over Beethoven.
Tutti ad omaggiare Lucio Battisti anche se ognuno a modo proprio, con dedica a Milano e alla sue noie metropolitane. Siamo come al solito in notevole ritardo, e ci perdiamo l´esibizione di Gus, paccando quasi del tutto quella degli Assyrians, ma noto un certo fragore che sale tra il bancone e i divanetti vintage. Paletti mi passa di lato, un furetto con barba e occhialini tondi sormontato da una coppola scura. Inizia a far caldo e il banchetto di lato offre merchandising e album in sordina, proprio di fianco al mixer.
Sono sorpreso dalla straordinaria performance de Il triangolo e quando meno me lo aspetto sale sul palchetto Paletti. Una storiella già sentita, penso io, il solito cantautore preparato con chitarra e ritornelli riscaldati e poi succede l´insospettato. Pietro imbraccia un basso dai colori graffiati e sembra, sulle prime, imitare Sting o un Bootsy Collins, svuotandosi di innumerevoli picchi funky, ma la pellaccia rimane pur sempre bianca e quindi tutt´al più ci avviciniamo a una Tina Waymouth, con tanto di pedigree. Per chi non lo sapesse Paletti sta dimostrando in giro per l´Italia di avere coraggio e fantasia da vendere e anche questa serata al Biko lo dimostra indubbiamante. Angelina, senza volersi bene, cambiamento, i ricordi, sono solo alcuni stralci del suo ultimo lavoro Ergo sum, che nel live act ora vengono gradevolmente stravolti eccitando i livelli dei bassi e la ritmica, più incalzante, più rock e meno scanzonata. Ne abbiamo approfittato per scambiare due chiacchiere col cantautore di Manerbio.
Restiamo sul pezzo, visto la serata: quanto c´è di Battisti in quello che suoni o che scrivi?
Stasera abbiamo cercato di omaggiare un grande della musica italiana anche se in un modo un po´ particolare, facendo ognuno di noi pezzi nostri che solo a latere potessero ricordare il cantautore o in generale la scena in cui nacque e si formò. Io personalmente ho sempre amato anima latina, un disco che mio padre, quando ero piccolo metteva sempre sul piatto. Devo molto a quell´album per i ricordi che suscita in me e per le sue canzoni che ancora oggi non riesco a levarmi dalla mente. Ma se devo dirla tutta non sono un tuttologo di Battisti, tan´è che stasera ho preferito omaggiarlo paradossalmente coverizzando una cellula, il brano di Battiato ripreso da Fetus del 1971.
Effettivamente ti avrei immaginato chitarra e voce con occhio di bue puntato sulla tua coppola e tanto glamour e invece...
E invece ti ho stupito quando ho preso il basso, vero?
Esatto, ma non solo: l´utilizzo del rullante di fianco al microfono mi ha fatto venire in mente certi live set wonki di Merrill Garbus dei Tune Yards o la spensieratezza soul dei Dirty Projectors. C´è qualche assonanza voluta? Certamente! ho girato gli Stati Uniti in tour 2 anni fa col mio primo gruppo, i Record´s, andando ai loro concerti, e mi attirava l´energia che riuscivano ad emanare, il loro coraggio a sperimentare, a solcare certe andature. Cerco sempre di metterci la stessa forza ad ogni concerto, ad ogni possibilità che ho per presentarmi al pubblico, come questa sera.
C´è un grado di maturità molto forte nel tuo ultimo lavoro, ergo sum, rispetto all´ep precedente, dominus, dove magari si concedeva più spazio ad un pop orecchiabile. Qui invece si tende a scavare nel caro e vecchio rock, nel funk, in una voce più RnB e alt. Quanto è stato importante il contributo della Foolica records in tutto questo?
La Foolica ha avuto e avrà un ruolo molto importante per il semplice fatto che mi segue come un figlio, mi protegge e da un certo punto di vista sta influendo in maniera sostanziale sulla mia formazione di musicista. In questo sono loro molto grato. Pe quanto riguarda l´aspetto tecnico, quindi missaggio e produzione, devo ringraziare sempre la Foolica perchè mi dà la possibilità di partecipare a ciò che effettivamente produco, al suono che emano dagli strumenti. Solo con loro ho capito quanto sia importante e anche estremamaente interessante il lavoro dietro le quinte.
Passiamo ad un altro aspetto della musica, anche se strettamente collegato all´aspetto disco: come vedi la musica in Italia, quali i limiti e le differenze con il music businnes all´estero?
Qui dovremmo aprire una porta che potrebbe non chiudersi più! credo che in Italia non funzioni un aspetto fondamentale che è la crescita e la formazione dei cantanti; eppure, visto che stasera si omaggia Battisti, l´Italia è sempre stata campione in tutto questo. Oggi assisto all´appiattimento di certe figure importanti e all´aumento degli speculatori, degli arrampicatori, dei parassiti del settore. Tutto questo all´estero non c´è, o almeno esiste ma in parte. Lì la filiera è più corta e il legame tra chi produce e chi suona è più diretto.
Quindi inutile chiederti le differenze tra nord e sud Italia!
No anzi, credo che da un punto di vista di circuiti promozionali, quali festival, concerti, agenzie di booking, in Italia ne abbiamo un ricco assortimento. Certo quando mi tocca andare giù può capitare di trovarmi veramente in situazioni da cui vorrei scappare, ma riguardano più i rischi del mestiere che le differenze nord-sud.
Ultimamente in Italia c´è un certo sommovimento cantautorale a macchia d´olio, quindi non più concentrato in poche città o in pochi luoghi come una volta potevano essere Genova, Bologna, Napoli, Milano o Roma, ma sparso per tutto il territorio. Credi sia una cosa positiva o negativa?
Mah, positiva perchè vuol dire che energie sopite anche negli anfratti più remoti ce n´erano prima e ce ne saranno anche in futuro, e in un certo senso sono garanzie di crescita per tutti, perchè stanno lì a dimostrare che l´Italia rimane pur sempre un paese di scrittori in tutti i campi. Negativo perchè oltre a internet spesso queste esperienze non trovano un collante comune e rendono tutto un po´ troppo estemporaneo. Le esperienze così non trovano confronto fra loro. Anche questo, a mio parere, riguarda la crisi che ha colpito il settore.
Quali sono le prossime tappe di Ergo sum e di Pietro Paletti?
Sicuramente sponsorizzare l´album e arricchirmi di altre spietate esperienze. Ho in programma ancora tante date, con tabelle di marcia forzate, ma è quello che voglio fare, quello che voglio essere.
testo di Christian Panzano |