Torna sulle scene Francesco Tricarico e come al solito lo fa senza urla nè clamore, casomai con un augurio: Invulnerabile è il titolo del suo nuovo album, in vendita da martedì 2 aprile.
Cos´è per te essere Invulnerabile? E chi è per te invulnerabile?
“Invulnerabile è un augurio. E’ la speranza di trovar sempre una risposta alle grandi domande, di trovare sempre una soluzione ad ogni problematica che si viene a creare. Allo stesso modo è un augurio alle persone che mi sono care. Tutti in un qual modo siamo fatti di qualche particella eterna forse l´atomo, in pratica, essendo l’atomo alla base di ogni elemento, siamo fatti della stessa sostanza delle stelle. C´è un certo mistero invulnerabile in ognuno di noi. Il pensiero è invulnerabile. Nella canzone è solo un semplice augurio”.
Da cosa sei partito per scrivere Invulnerabile e l´intero disco?
“Intanto la scelta di Invulnerabile come titolo all’album ricade sul fatto che è una parola sola e quindi meno legato a una definizione. E´ un augurio a trecentosessanta gradi e può toccare diversi argomenti e punti. E´ qualcosa di stimolante”.
Sono passati due anni dal tuo ultimo lavoro, com´è cambiato il tuo modo di vedere la musica?
“Il mio modo di vedere la musica si è trasformato. Mi spiace che la musica sia sempre un po´ trascurata in Italia. La canone viene spesso sottovalutata e trattata con sufficienza. Per me è invece importante che la canzone abbia il suo spazio nei vari media. Ho perso un po´ il filo con quello che viene trasmesso ultimamente. Mi sembra che non ci sia più una memoria storica e penso a un Tenco o a un Lauzzi. Ci sono tanti grandi autori che vengono trattati con superficialità. Per me la musica è un mezzo unico ed è una grande fortuna poter scrivere, comporre e produrre un disco. Mi auguro che Invulnerabile possa arrivare ed essere ascoltato”.
Hai mai riattaccato i bottoni e quali?
“La canzone è nata da due considerazioni: uno il ricordo di mia nonna che riattaccava i bottoni e l´altro un discorso con un amico riguardo la crisi. Riattaccare i bottoni è una canzone che parla della crisi e di come se ne possa uscire, con fatica e impegno. I bottoni che riattacco io, sono quelli della mia giacchetta di protezione invulnerabile. Un po´ come l´uomo ragno, se vogliamo”.
Nel disco ti rivolgi sempre a un´altra persona
“E´ una sceneggiatura in cui agiscono dei personaggi. Ci sono dei momenti di dialogo e riflessione. Attimi in cui mi immagino dei discorsi tra questi”.
Ha sempre colpito la tua non autoreferenzialità. In questo lavoro sembra di immergersi in un´opera teatrale, fatta di tante storie.
“Sono molto più legato all´immagine di sceneggiatura. E´ una cosa che mi viene naturale”.
Qual´è la conseguenza più grave dell´ingenuità? E qual´è la risposta che si può dare ad un´eccessiva ingenutà?
“La conseguenza più grave dell´ingenuità, è nel momento in cui agisce sugli altri e crea danni ad altri. Finchè sbagli sulla tua pelle è tutto scusabile. Quando commetti errori che colpiscono gli altri, allora è grave perchè sei stato un po´ stupido. Non è neanche più ingenuità, visto che per me ingenuità è sbagliare per sè. La risposta all´ingenuità sarebbe ascoltare i consigli, però poi non fai esperienza. La paura è il rimedio all´ingenuità ed è ciò che ti fa sopravvivere”.
Come mai hai scelto di reinserire “Io sono Francesco”?
“Un caso, perchè l´ho suonata con il mio produttore. Era rimasto colpito dalla versione acustica del brano e da lì l´abbiamo riarrangiata e reinserita come augurio a tutte queste canzoni, una sorta di porta fortuna per questo disco”.
Testo di Elena Rebecca Odelli |