Il quartetto di Forlì prova ad incantare l´Ariston

 

 

Li vedi sul palco delle prove e ti aspetti ragazzi precisi, un pò introversi o persi in quella dimensione onirica che tanto ti ha ammalliato durante i tre minuti di esibizione orchestrale.

Da Forlì con furore? 
"Molto furore, come Bruce Lee" 

Emozioni pre-esibizione? 
"Molte, il racconto più interessante sarà quello dopo la performance. Intato possiamo dire che c´è un po´ di paura, molte aspettative.Per il resto che dire, che Dio ce la mandi buona".

L´unione fa la forza, quindi la tensione dovrebbe sentirsi meno 
"Oppure l´unione l´amplifica".

Chi è il più ansioso? 
"Matteo, ma dopo le prove di oggi un po´ tutti".

Prove che ho visto tra l´altro e la cosa che salta all´occhio subito è la vostra capacità di tenere il palco, indice di gavetta. Mi stupisce anche l´immagine diametralmente opposta a quella che ho qui di fronte 
"E´ una dimensione differente perchè questa è la vita e quello è il palco. Nel momento in cui entri nel territorio più intimo e profondo, quello che per noi è il palco, c´è disciplina, spegni il cervello e quello che hai fatto di bello esce fuori. Dopodichè questa è la vita".

Toccatevi, passate o no? 
"No,no,no,no, la domanda da non fare". 

Gesti scaramantici prima di salire sul palco? 
"Ci tocchiamo a vicenda le parti intime. Diciamo,toccata genitale a scalare". 

L´album è stato rieditato con il brano sanremese "Dietro l´intima ragione"come è nato? 
"Il brano nasce dal cambiamento tra quello che è stato l´album e il prossimo che verrà".

E´ un ponte? 
"Esatto.E´ una sorta di riflessione e monito a fermarsi e guardarsi dentro, perchè molto spesso ciò che osserviamo non ci piace, e da quel punto ripartire a ricostruire. Va bene per noi, ma anche per questo paese". 

Come potete invogliare un fruitore a comprare "Lo stato in cui siamo"il vostro disco? 
"E´ un disco particolare. Composto di molti stati d´animo, forse la linea di coerenza di tutto il disco risiede proprio nella suo essere eterogeneo e diverso. Il tutto però è prodotto in un modo che lo rende molto compatto. C´è stata una grande attenzione a livello sonoro e compositivo. Tra l´altro abbiamo la fortuna di avere Maradona in casa, Alberto (chitarre e cori ndr) è anche il produttore di questo disco per cui l´abbiamo fatto esattamente come lo volevamo". 

Si parla sempre di emergenti come se fossero nascituri agli occhi del panorama musicale italiano, invece se guardo la portata dei vostri tour pregressi non siete propriamente così sconosciuti 
"A livello di numeri più hai supporto e più hai la possibilità di proseguire. Il pubblico che solitamente ci segue non è propriamente avvezzo a certi tipi di manifestazioni. Forse per la prima volta si approceranno anche al Festival. Non so se questo è un bene o un male, perchè rischi sempre da una parte di screditarti e dall´altra di non convincere a pieno il nuovo pubblico. L´aspetto positivo è che in questi mesi, le persone che c´erano vicine prima, continuano ad esserlo". 

La mia domanda era un po´ provoctoria in quanto è capitato che foste paragonati agli Afterhours, mi chiedevo se anche all´interno del vostro pubblico si era creata la stessa diatriba per la partecipazione al Festival 
"Ci deve essere sempre un senso critico che ti porta a dire se un pezzo è bello o brutto, altrimenti non hai degli ascoltatori ma dei supporter da stadio,dei tifosi. Noi miriamo sempre ad avere degli ascoltatori. Dall´altra parte pensiamo che se uno basa il suo parere partendo dal pregiudizio verso il festival, pensiamo che non ci sia molta apertura mentale". 

Cosa vi aspettate dopo? 
"Tanti concerti. Al tal proposito volevamo ricordare il 19 marzo alla Salumeria della Musica di Milano e il 20 marzo al Circolo degli artiti a Roma.


Elena Rebecca Odelli

13 febbraio 2013