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 SIMONA MOLINARI
SIMONA MOLINARI "IN MUSICA SONO UN PO´ DR. JEKYLL & MR. HYDE"
"IN MUSICA SONO UN PO´ DR. JEKYLL & MR. HYDE"

 

Giovani (quasi 30 anni entrambi), belli, talentuosi.
Sono l’unica coppia (professionale) in gara al prossimo Festival della Canzone Italiana.
Lei è Simona Molinari, cantautrice napoletana di nascita e aquilana d´adozione (alla seconda prova sanremese, dopo il 2009 nelle Proposte con il brano Egocentrica); lui è Peter Cincotti, cantante e musicista newyorkese ma dalle chiare origini italiche (con diversi riconoscimenti internazionali nel carnet, come al Montreux Jazz Festival).
Un’unione artistica nata già nel precedente disco di Simona, “Tua”, del 2011. E Tua, manco a farlo apposta, sarà il brano (di Jula De Palma, 1959) che la coppia presenterà nella serata evento Sanremo Story del venerdì, dove saranno accompagnati da Franco Cerri, il jazzista milanese di fama internazionale.
In gara invece proporranno, come tutti i Big quest’anno, due inediti: La felicità (firmato Molinari, Cincotti, Vultaggio e Avarello) e Dr. Jekyll Mr. Hyde (testo di Lelio Luttazzi e Alberto Zeppieri e musica di Luttazzi).

E “Dr. Jekyll Mr. Hyde” è anche il titolo del quarto album di Simona, in uscita il 14 febbraio, che conterrà 11 tracce e diverse e importanti collaborazioni: oltre a Cincotti, che firma anche parole e musica nel duetto Non so dirti no (a long way from home), c’è Gilberto Gil in Sampa Milano (scritta dal famoso artista brasiliano e tradotta da Simona), Roberto Gatto alla batteria in Where the clouds go e nella stessa Sampa Milano, la band torinese The Sweet Life Society con un inserto rap di Frank Armocida nella trascinante Gran Balôn. Il compianto Lelio Luttazzi torna anche in Buonanotte Rossana sia come autore che nella registrazione originale del suo piano.

Simona e Peter hanno presentato ieri in un incontro stampa questo disco dalle atmosfere retro, marcatamente swing, con innesti di vero cantautorato ed elettronica (e che racchiude anche una nuova, struggente versione di Lettera).

Come sei arrivata all’inedito di Luttazzi, Dr. Jekyll Mr. Hyde?
“Tramite sua moglie, Rossana, è stato un suo regalo, lasciato in eredità dal Maestro. Lui aveva espresso pareri positivi sul mio modo di fare musica. Ci siamo incrociati a Sanremo 2009, ma non l’avevo conosciuto personalmente. È un brano quasi fumettistico, per questo mi è piaciuto. Mi piace il fatto di rappresentare qualcosa di retro e particolarmente caratterizzante”.

Com’è nata invece la connessione con Gilberto Gil in Sampa Milano?
“Lui cercava una voce italiana per un gemellaggio tra Italia e Brasile. Ha ascoltato diverse proposte, la mia versione e la mia traduzione gli è piaciuta. Ha amato molto anche l’arrangiamento. È un onore per me. Nel testo vengono proposti interessanti parallelismi fra varie città che hanno parecchie somiglianze fra loro: Milano come San Paolo, Napoli come Salvador, Roma come Rio de Janeiro”.

Qual è stata la genesi di questo disco? Tu sei molto prolifica: 4 album in 5 anni…
“In questo disco ho scritto meno rispetto ai precedenti, forse anche per paura di ripetermi. Ho preferito lasciar fare, mi sono arrivati molti brani via internet da persone che avevano scritto sul mio genere, e ne sono stata lusingata. Ho avuto modo di ascoltare tante canzoni belle e ho registrate quelle che mi rappresentano in pieno, in stretta collaborazione con il mio produttore artistico, Carlo Avarello”.

Hai vinto il Premio Lunezia nel 2009 per il valore letterario dei tuoi brani. In questo disco quale brano a tuo giudizio ha un particolare valore testuale?
“Direi Il Mulo, una rispettosa citazione del grande Fabrizio De André, che adoro. È una storia popolare che ho voluto mettere in versi, racconta la mia visione della realtà, che cambia a seconda da ogni singolo punto di vista. È una metafora sul malcostume di giudicare senza conoscere i fatti”.

Il brano Mentimi è stato registrato interamente con l’iPhone.

“Sì, è così, con l’applicazione normale. È stata una pazzia, ma la voce sull’iPhone esce benissimo. Ho voluto provare con questa canzone, che è più spoglia di strumenti”.

Com’è nato il legame tra te e Cincotti?
“Io ero una sua fan e ho chiesto alla mia casa discografica di mettermi in contatto con lui. Poi ci siamo conosciuti ed è nata una grande amicizia, che è sfociata in una collaborazione nel mio disco precedente, con tre brani. Siamo rimasti in contatto ed è stata automatica la scelta di partecipare insieme a Sanremo”.
Peter: “Sono felice di lavorare con Simona e di darle il mio contributo. Lei mi ha chiamato e io sono arrivato! Attendo con ansia di scoprire questo Festival di Sanremo di cui tutti parlano”.

Quali sono le tue aspettative al Festival?

“Spero per quella settimana di divertirmi e di poter divulgare l’elettroswing, questo genere che adoro e che sta arrivando anche in Italia. Parte dal Nord Europa e nasce su una musica per DJ. Alcuni esempi: Doo uap, doo uap, doo uap (Don’t mean a thing) dei Gabin o Why don’t you dei Gramophonedzie. Di solito si prende un vecchio standard e lo si remixa. Sound retro con vecchi fiati e samples presi e usati per costruire un vero arrangiamento. Io ho fatto una cosa diversa, ho preso questo genere e l’ho messo a disposizione del mio cantautorato. E poi c’è l’elettronica, con cassa e rullante. Negli anni ’20 lo swing era usato per far ballare la gente, vorrei tornasse in auge e ho scelto di renderlo più moderno e attuale, a colori”.

Questo Sanremo è un po’ un nuovo inizio, a partire dalla scelta del cast.
“Sono contentissima di far parte di questa edizione. Si respira aria giovane; credo che la scelta sia stata fatta sulla base dei brani”.

Cosa pensi del nuovo regolamento del Festival, che prevede la presentazione di due brani per ogni artista?

“Penso sia un bel cambiamento; intanto, si toglie l’eliminazione che era comunque un fatto pesante per chi lo subiva. E poi, soprattutto, perché così hai modo di presentare un vero progetto discografico, non una canzone singola. Per noi artisti è importante”.

C’è una canzone per te simbolo del Festival?
“L’anno in cui iniziai a seguirlo davvero fu il 1995, quando vinse Giorgia con Come Saprei. Mio padre ne era affascinato e io che già canticchiavo, desideravo che mio padre mi guardasse con la stessa ammirazione con cui guardava lei”.

C’è qualcuno tra i Giovani di quest’anno che ti ha particolarmente colpita?

“Trovo molto bravo Renzo Rubino. A qualcuno la sua canzone, Il postino (amami uomo), potrebbe sembrare un po’ esplicita, ma ormai è un tema di cui si parla quotidianamente, è la visione di un giovane dell’omosessualità. Ed è giusto forse che non scandalizzi più”.

Hai tenuto concerti un po’ in tutto il mondo, dal Sud America all’Oriente (Cina, Giappone). Quando sei all’estero, percepisci un differente modo di approcciarsi e di fruire la musica, rispetto al nostro paese?
“Soprattutto in Oriente, dove sono stata maggiormente, sono molto curiosi e affascinati da ciò che viene da fuori. Sono orgogliosi della propria cultura e desiderosi di farla conoscere ma si stanno aprendo anche all’Occidente. Sono poco noti da questo punto di vista ma hanno anche grandi musicisti”.

Pronta per un nuovo tour? Tornerai al Blue Note?
“Sì, ci stiamo organizzando. E sicuramente tornerò al Blue Note. Mi piacerebbe coinvolgere in qualche data anche Peter, vedremo”.

Peter, hai un forte legame con l’Italia, oltre alle origini (nonno paterno di Napoli e nonna di Piacenza). Senti scorrere l’italianità anche nella tua musica?
“Quando scrivo una canzone di successo, la mia famiglia sostiene che è perché sono italiano. Fingono di dimenticarselo nel caso apposto (rida, nda)! In realtà sono un italiano di New York, da qualche generazione, ma la mia italianità la sento anche nelle nostre tradizioni, siamo una famiglia piuttosto grande. Per diverse ragioni, l’Italia è stata sempre molto generosa con me, sono felice ogni volta che ci torno”.

Il tuo ultimo disco, “Metropolis”, ha meno di un anno di vita, stai per caso già lavorando a del nuovo materiale?
“Sì, io scrivo e compongo continuamente. Sto lavorando a un progetto teatrale a New York e la promozione dell’ultimo disco non si è ancora conclusa, ci sarà una tournée, anche europea, sia primaverile che estiva”.

Hai partecipato a colonne sonore, hai recitato in Spiderman. Qual è il tuo rapporto col cinema?
“In Spiderman avevo una parte molto piccola, mentre l’esperienza più gratificante è stata col film December Boys, di cui il protagonista era Daniel Radcliffe; lì ho scritto appositamente il pezzo portante, dopo aver letto attentamente la sceneggiatura. Mi piacerebbe ripetere una simile esperienza”.

Il miglior pregio dell’altro?
Simona: “Lui è intelligente, veloce… smart!”
Peter: “Grazie…! E io che potrei direi di Simona… Non saprei da dove iniziare, direi subito lo splendido sorriso!”

Quanto invece c’è in voi di Dr. Jekyll e Mr. Hyde?

Simona: “In me si esprime nel contrasto fra la vita normale a quando sto sul palcoscenico, come cantavo già in Egocentrica. È un tema ricorrente, che del resto di manifesta anche nel mio voler contaminare generi diversi. Il titolo è come se fosse anche un ritorno ai miei primi passi artistici, con il musical Dr. Jekyll e Mr. Hyde del 2007”.
Peter: “Simona è bipolare (ride, nda)! Ora sembra dolcissima, ma il sorriso è ingannevole.. Lo stesso vale per me!”

www.simonamolinari.it



Andrea Grandi

9 febbraio 2013

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