Roberto Fabbri, unico chitarrista classico italiano che sia riuscito a far conoscere, apprezzare e utilizzare la propria metodologia chitarristica a livello mondiale, in particolare in Spagna, è nato a Roma nel 1964. Concertista, compositore, autore e didatta, ha studiato chitarra presso il Conservatorio di Musica “S. Cecilia” di Roma diplomandosi con il massimo dei voti e la lode.
Alla carriera concertistica ha da sempre affiancato una notevole attività editoriale, collaborando con numerose case editrici. Le sue oltre 30 pubblicazioni per chitarra sono tradotte in cinque lingue, compreso il cinese.”Nei tuoi occhi”è il nuovo disco di Roberto. L’artista ha firmato un contratto con l’etichetta Sony Classical (distribuita da Sony Music in Italia e nel mondo), entrando così a far parte dell’esclusivo gruppo di chitarristi classici Sony formato da Julian Bream, John Williams, Los Angeles Guitar Quartet e Sharon Isbin.
Il disco comprende “Fantasia sin palabras”, il concerto per chitarra e archi costituito da sei composizioni e commissionato a Roberto Fabbri dal XXVI Festival Internacional Andrés Segovia 2012 di Madrid, dove si è esibito lo scorso 26 ottobre in occasione del 25° anniversario della morte del più grande chitarrista classico di tutti i tempi.
Come descriveresti “Nei tuoi occhi”?
“È un disco di racconti narrati attraverso le sei corde di una chitarra classica, che dialoga con altri strumenti. In alcuni brani c’è un falsetto di chitarra e addirittura uno scambio di note con gli archi. Sono racconti diversi l’uno dall’altro e parlano di emozioni perché, attraverso il potere evocativo della chitarra, cerco di esprimere e mostrare queste sensazioni”.
“Rainbow song” faceva già parte del disco precedente, lo riproponi in una chiave nuova, perché?
“E’un brano solare che mi piace particolarmente. Ho voluto farne una versione più dinamica, veloce e diretta. Dato che questo disco usciva con la Sony Classical e rappresenta la mia svolta professionale, volevo fosse presente all’interno di questo lavoro”.
Come ci si sente ad essere l’unico italiano all’interno della Sony Classical?
“Sicuramente è un onore e un’enorme emozione perché finora la chitarra classica, per quanto riguarda gli italiani, non era stata presa in considerazione. Penso che sia un ottimo momento per la chitarra. Entrare a far parte di questo gruppo mi permetterà di arrivare a più persone e ampliare la mia conoscenza dello strumento interfacciandomi con i grandi nomi che compongono il cast della Sony Classical”.
Cosa vuol dire essere un chitarrista classico oggi?
“Il musicista classico deve cercare di prendere quello che arriva dal mondo circostante, interiorizzarlo, e riproporlo attraverso il suo background. Io faccio tutto attraverso la chitarra. Oggi difficilmente si pensa alla chitarra classica, perciò, è importante mantenere la mia identità di chitarrista classico anche se poi il linguaggio fa proprio quelle sonorità che arrivano dal jazz dal pop e dal rock. Il tutto sempre supportato dalla tradizione”.
A differenza del chitarrista jazz, però, tu non improvvisi mai
“I miei brani sono costruiti con una forma ben precisa perché è lo strumento stesso che lo impone. Li ripropongo nella stessa maniera, se consideriamo l’esecuzione delle note, però, c’è un momento unico in ogni concerto. Il musicista classico interviene sull’interpretazione. Alcuni brani assumono un respiro diverso, una nuova velocità o colori differenti, con momenti di pausa maggiori. L’empatia del brano e la relazione con il pubblico indicano la strada a questa diversa interpretazione”.
Quanto è stato difficile comporre questi diciassette brani?
“Li ho composti in breve tempo,in cinque mesi,sull’onda dell’entusiasmo del contratto con la Sony. Tutti i brani nascono dal tour precedente. La spinta emotiva, il contatto con le persone mi hanno stimolato molto”.
Testo di Elena Rebecca Odelli |