Arrivo alla Fnac….ragazze e ragazzi in coda da rimanerne scioccata. Incredibile l’affetto che ognuno di loro dimostra, l’attenzione, la voglia di esserci in quella che potrebbe essere la sfida più importante, quella con sé stessi. Sì perché i Finley si sono messi in gioco. L’hanno fatto con un’etichetta indipendente “Gruppo Randa”, l’hanno fatto mettendoci la faccia.
Dal 2002 ad oggi, cambiamenti al di là di una major e di un’etichetta indie?
Pedro: “cambiamenti ce ne sono stati tantissimi. L’unica cosa che non è cambiata è il nostro spirito. E’ rimasto lo stesso, da quando abbiamo iniziato a creare i nostri primi pezzi”.
Ka: “abbiamo iniziato grazie alla nostra passione per la musica, che ci ha portato a cementificare ancora di più la nostra amicizia e a rendere il nostro rapporto solido. Vedo ancora quando parliamo, o considerando come è nato questo album, quel fuoco che avevamo già in quelle sessioni di prove lunghe pomeriggi interi presso il circolone di Legnano, la nostra prima sala prova. Un ambiente abbastanza angusto e ostile. Arredato con strumenti musicali che ci siamo comprati grazie a qualche lavoretto estivo. Riuscivamo a dar vita al nostro sogno, che ha superato tutte le nostre più rosee aspettative”.
Dani:“poi i cambiamenti, sono stati tutti spontanei e naturali, con il crescere, con l’ avanzare dell’età anagrafica. Tutto quello che è successo, è legato al fato, non abbiamo mai scritto un pezzo nell’ottica del dover dimostrare che eravamo cresciuti”.
Guarda mi ricollego giusto a questo, la stampa in generale, con voi non è mai stata molto clemente. Vi ha sempre un po’ catalogato, e con questo disco (almeno a parer mio) avete un po’ cambiato l’ottica di voi come gruppo
Dani: “anche lì non abbiamo mai scritto un disco o un album ammiccando alla stampa così che potesse parlare bene del nostro lavoro. Quello che abbiamo scritto prima poteva non piacere a qualcuno, ma ad altri sì. Allo stesso modo, il disco adesso piacerà ad altri e qualcuno non lo apprezzerà”
Ka: “tu prima hai parlato di un cambiamento legato all’etichetta indipendente, è quella che ha fatto cambiare le cose intorno a noi. Prima ci affidavamo a dei professionisti, una casa discografica, una major, alla quale delegavi la maggior parte delle cose. Per dedicare la maggiorparte del tuo tempo al lato artistico, delegavi la comunicazione, i video. Arrivavi con un po’ di pappa pronta per mancanza di tempo. Ora ti fermi e ti dici: questa è la strada che io voglio fare per molto tempo, è la mia vita, nel disco ora ci metto la mia faccia, voglio occuparmi di ogni aspetto. Se anche solo questo, porta la stampa a veder diversamente il nostro lavoro, serviva che iniziassimo a gestire diversamente il nostro progetto curando maggiormente alcuni dettagli che faranno la differenza sulla lunga strada. Visto che teniamo a questo gruppo più che alla nostra stessa vita, vorremmo continuare il più a lungo possibile. Questa, insomma, è stata la scelta migliore che potessimo prendere per noi.
Quindi va un po’ contro, o sfumatamente contro, all’idea che viene espressa ne “La mia generazione”
Dani: “in realtà è un proseguimento. Noi vorremmo far capire ai giovani che al momento ci troviamo in una realtà estremamente difficile, lasciata in eredità da chi ci ha preceduto, dalle istituzioni, però non ci si può lasciare andare. Bisogna credere in quel che si fa, studiare,dedicarsi con tutto sè stesso. Nel nostro piccolo abbiamo deciso di fondare un’etichetta e non ti nego che a livello burocratico”.
E’ una bella menata
Dani: “è una cosa spaventosa. E ti viene da chiederti se questo è il paese che aiuta i giovani. Noi lo facciamo perché dobbiamo andare dritti, dobbiamo farlo. Non si può rimanere lì a lamentarsi e basta, ma bisogna darsi una mossa”.
Pedro: “sì magari “La mia generazione” non viene colta da subito l’ironia con cui vengono nominati i giovani”.
Comunque c’è la sfumatura, il messaggio positivo del tipo:“ragazzi sveglia”
Pedro: “il brano elenca e cita le accuse che vengono mosse da tutte quelle persone che hanno accesso ai media. Spesso proprio loro, racchiudono i giovani in stereotipi e generalizzazioni. Loro che non vivono la strada e i problemi di tutti i giorni. “La mia generazione” parla di questo, del fatto che spesso veniamo etichettati senza cognizioni di causa”.
E’ un album di contenuti rispetto ai precedenti, ci siamo dati una svegliata eheheh…c’era un’ immagine in due brani in particolare che mi aveva incuriosita , in “Fantasmi” e in “Neve” l’idea di trattenere e lasciare andare. Cosa stringono e cosa lanciano i Finley?
Ka: “Quello che si dice in “Neve” è di stringere il più possibile quello che,cito testualmente,“quello che di buono resta”; quello che c’è di positivo , perché ti ancora a terra, ti fa capire cosa è prezioso. E’ un po’ quello che abbiamo cercato di fare, stringendo a noi i fan, la nostra gente”.
Apro e chiudo parentesi: poveri voi
Ka: “Ah ma lo sappiamo a cosa andiamo incontro. Sono persone che, malgrado estremizzino alcuni atteggiamenti, a volte hanno una vita complessa, complicata. Probabilmente attraverso “Tutto è possibile” nel 2005, poi con l’etichetta Gruppo Randa, gli abbiamo fatto capire che tramite l’unione delle persone si riesce ad andare avanti. In questo disco ci sono tantissimi messaggi positivi. Grazie magari a questo,a una canzone, riescono a vivere un paio di giorni migliori”.
Dani : “poi malgrado alcune reazioni più o meno esagerate”.
Guarda mi hanno detto che ci sono delle ragazze che è dalle 9 di stamane che sono appostate
Dani: “abbiamo molto rispetto per loro. Sono i nostri azionisti. C’è chi ci segue dall’inizio, senza averci mai considerato la moda del momento, perché così poteva sembrare effettivamente”.
Si, infatti era quella un po’ l’accusa che vi veniva mossa
Dani: “è ovvio, perché uno sembra che arrivi dal nulla. Poi invece se vai a scavare più a fondo sono 10 anni che suoniamo. Però noi siamo ancora qua”.
Vi aspettate un pubblico differente da quello che vi ha seguito fino ad ora?
Ka: “E’ un pubblico che ha scelto di non mollarci. Sono cresciuti con noi, siamo partiti come un gruppo teen, con fan sui 13-14 anni. Poi però anche loro sono cresciuti, hanno 20 anni. In più, qualcuno ci scoprirà anche ora in questa veste nuova”.
Ho visto un vostro live all’Alcatraz, non c’erano solo ragazzine….non dico attempate, ma c’erano anche ventenni
Dani: “eh li eravamo piccolini. Se il pubblico dovesse allargarsi ben venga. Il disco è per tutti. A chi arriva di nuovo gli chiediamo, prima di giudicare, di ascoltare il disco, perché secondo me ci trovi qualcosa di differente”.
Ka: “Grazie anche ai portali, siamo riusciti a creare un filo con i fan per fargli vedere l’evoluzione del disco. Anche la gente che ci segue ha potuto capire che cosa siamo ora, il nostro cambiamento. Se quelle persone sono lì, è perché sanno che hanno investito bene i loro tempo e i loro soldi. Ha capito che alla base del disco c’è passione, una voglia che ci ha portato aalla scelta di aprire un etichetta a 26 anni, in un momento in cui la musica è in crisi. Non è una scelta da folli, ma una scelta di persone che vogliono fare questo mestiere”.
Vi dico un nome: Bennato
Pedro: “un nome una garanzia”
Salto generazionale…..passaggio di testimone?
Pedro: “ma quello,ci firmo subito”
Dani: “Bennato…malgrado il salto generazionale che c’è tra lui e noi, lo consideriamo il nostro involontario insegnante di musica. La prima volta che ci siamo visti, eravamo a Napoli nel 2008, senza neanche provare siamo saliti sul palco e abbiamo improvvisato “Le ragazze fanno grandi sogni”. Poi ci ha richiamati per fare storytellers a MTV. Insegnante involontario perché dall’incontro con lui, abbiamo un po’ virato determinati modi di vedere la musica spostandoci verso il rock classico, inserendo accordi blues nei pezzi, l’armonica a bocca, le linee vocali, una ricerca maggiore sulla scrittura italiana. Questo non è un duetto ma un regalo che ci ha fatto”.
Pedro: “a posteriori è straordinario vedere quanto ci ha inciso l’incontro con lui, perché al momento non ce ne siamo resi conto. Nel 2008 e 2010 quando effettivamente abbiamo suonato con lui, ha influito in maniera sostanziale anche all’interno del nostri dischi. Abbiamo inserito linee blues per arrivare a pezzi più swingati”.
Ka: “il pezzo in cui abbiamo collaborato rispecchia l’unione del rock moderno, al folk di Bennato. Siamo due elementi che sono riusciti”.
Siete complementari
Ka: “c’è una costruzione del duetto, di suono e testo. Non è un’ unione a tavolino, per scelte di marketing o discografiche”.
Ultime due domande…con le fiamme non ci si fa male?
Ka: “e ma se ce le hai dentro sei tu che ti fai male”
Dani: “se ti dovessimo dire che non abbiamo paura anche di questa strada da indipendenti, non è vero. “A 26 anni aprire un’impresa in Italia non è stata una scelta facile”.
Sì sì avete fatto proprio una scelta comoda ahahah
Dani: “però noi ci crediamo. Volevamo fare questo di mestiere 24 ore su 24. Pensiamo solo a questo. Dai il 100% perché tutto funzioni come credi sia meglio”.
Ultimissima domanda (rivolgendomi a Ivan ndr.)….ciao come ci si sente ad essere entrati in un gruppo già formato?
Ivan: “benissimo, cosa ti dovrei dire?”
Che cosa ha portato Ivan e cosa ti senti di aver dato in più?
Ivan: “come persone sicuramente un insegnamento importante me lo hanno dato. Ovvero come si lavora con serietà, professionalità, disponibilità, apertura totale agli altri, ai fan, chi ti circonda perché ormai fai parte di una squadra di gente che collabora con e per te. Io nel mio piccolo o grande, chiedi a loro”
Dopo darò loro di nascosto le schede di valutazione
Ivan: “posso aver portato magari il mio bagaglio passato di studi, del mio modo di suonare, del mio stile un po’ più sul tecnicismo, il culto del provare insieme, facendo nascere le canzoni insieme”.
Dani: “questo disco è fatto più da band. Ivan è un polistrumentista. Ha una visione più ampia. Ci ha messo davvero parecchio in questo disco. Anche Guido Style nostro amico di vecchia data, a cui ci siamo affidati, credo sia uno che ne sa davvero tanto di musica. Anche con J-Ax si è visto quello che ha fatto. Diciamo che ci siamo affidati ai migliori”.
Ka: “Il ragazzo fa il modesto. Il fatto di essere tornati ad essere una vera band, è soprattutto merito suo. Abbiamo ritrovato un equilibrio che dal 2005 non eravamo mai riusciti a raggiungere, sia a livello umano che musicale. Oggi mi ha fottuto l’ultimo ghiacciolo all’anice e non so però”…
E lo ammazzi, tempo due ore
Ka: “non so se durerà molto questo rapporto di amicizia quindi”
Dani: “il punto è proprio questo. Quando siamo rimasti in tre avremmo potuto decidere di prenderci il miglio bassista dell’universo, a parte che io Ivan lo considero così. Lo conosciamo dalle scuole elementari, oltre a volere un musicista, per noi viene prima il lato umano”
Pedro: “prima le persone”
Ka: “eravamo senza bassista e gli abbiamo chiesto di darci una mano. Non c’è stato neanche bisogno di ufficializzare, che eravamo tornati ad essere in 4 quindi”…
Tralasciando il ghiacciolo all’anice
Ka: “domani perdi il tuo posto”
Dani: “con Ivan abbiamo fatto due prove e gli abbiamo detto direttamente”domani alle dieci””
Testo di Elena Rebecca Odelli
Testo di Elena Rebecca Odelli
TUTTO SU FINLEY
2012. Fuoco e Fiamme
2010. Fuori!
2009. Band At Work
2008. Adrenalina 2
2007. Adrenalina
2006. Tutto è possibile
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