Tra problemi tecnici e linee telefoniche sgualcite intervisto Eva.Avete presente quella canzone che faceva “acido acida…”, ecco Eva era la cantante di quello che per anni è stato uno dei gruppi rivoluzionari nel panorama italiano: i Prozac +.
Disponibile, apeta, sincera, ci racconta questo suo primo disco da solista “DuraMadre” dove si evince un Eva nuova, un Eva consapevole di se e del suo sottosuolo musicale Una dimensione tante personalità: autrice, cantante, dj…
“ Sì dai, un po’ di cosette. Mi diverto”.
La cosa che mi colpisce, è che dai Prozac + ad oggi, hai fatto un lavoro su te stessa e sulla qualità dei tuoi progetti che è andata via via crescendo, fino ad arrivare a questo disco da solista
“Un ottima analisi”.
Quindi quanto è stato duro creare “DuraMadre”?
“Questo disco,non arriva subito. All’inizio non c’era l’idea di farlo. E’ tutto partito come un’ esigenza verso me stessa,scrivere e dimostrarmi che avevo ancora qualcosa da dire e che avevo imparato a dirlo con una grammatica e un linguaggio più ricchi di sfaccettature, dovuto alle esperienze della vita. Credo che si noti questa ricerca, credo di essere riuscita con questo disco a far sentire quello che è il mio background sudato e guadagnato”.
Quanto è stato difficile mettersi a nudo? Perché ora ci sei tu: non ci sono i Prozac+ o i Rezophonic
“E’ stato abbastanza duro. Questo è stato uno dei motivi che non mi hanno fatto dire da subito sì al disco. Sono una persona abbastanza timida. Il ragionamento è stato: arrivo dai Prozac che hanno fatto un percorso importante, quindi non sono un’emerita sconosciuta”.
C’è un’aspettativa nei tuoi confronti. Indubbiamente una volta annunciato il disco da solista di Eva Poles da solista ha creato, almeno in me, una sorta di immagine. Vuoi capire se il disco conferma, accresce o smentisce l’immagine autorale e musicale che hai dell’artista
“Io mi sentivo con questa aspettativa sulle spalle, poi a) sono pigra b)sono iper precisa, quindi su ogni cosa devo controllare e ricontrollare; c) coinvolgere altre persone. Era un progetto ambizioso per come sono fatta io. Ci sono stata a ronzare un po’ intorno all’idea dell’album, come un condor attorno alla carogna, giusto per essere un po’ poetici. Questo è stato un po’ la situazione in cui mi trovavo. Per me è stato molto importante lo sprono che mi è stato dato dai miei colleghi dei Rezophonic. Prima ho iniziato a scrivere questi brani per esigenza mia, poi quando ne ho avuto qualcuno ho iniziato anche a farli sentire. Sono rimasta molto sorpresa da quanto hanno accolto bene questi provini, mi dicevano “quando fai un disco” “ ma cosa aspetti a fare un disco”…”
Era anche l’ora
(ride ndr)“Max Zanotti si è proposto come produttore. “Proviamo a produrre insieme un paio di brani” mi disse, alla fine ho detto di si. Max mi piaceva i Deasonica mi piacevano, le premesse c’erano tutte”.
Un disco che nasce da un confronto con terzi (le persone a cui hai fatto ascoltare i provini) e un confronto anche con te stessa? Se penso a “MaleNero” ti confronti con le tue paure.
“Io credo che sia un disco anche molto sincero. Le cose di cui si parla sono ragionamenti sulla crescita, sulle proprie aspettative, sulla vita. In “MaleNero” parlo di un incubo che avevo da bambina e anche ora cmq, quando non sto bene, mi perseguita: sogno l’acqua. Oppure in “Sei”affronto il confronto con la personificazione di qualcuno che è meglio di noi, di qualcuno con cui compararci. Sono molto curiosa e attenta a capire come funzionano i processi mentali della gente oltre che miei, cosa ne facciamo delle esperienze, i meccanismi di crescita.
Non è un concept album ma c’è un filo logico
“E’ vero non ero partita con quest’idea ma poi in qualche modo lo è diventato alla fine”.
C’è questo filo logico e alcuni brani sembrano legati molto strettamente tra loro. Ad esempio mi viene automaticamente di legare tra loro “6” e “La prima scelta”, non c’è un motivo se non forse nel guardare l’atro e l’immagine della donna
“C’è un filo sotterraneo che attraversa tutti i brani collegandoli, penso che sia lo stesso che leghi me stessa e gli altri, all’immagine collettiva delle donne”.
Come mai hai scelto “Cadono le nuvole” come primo singolo?
“Innanzitutto perché mi piace molto musicalmente, aveva anche la qualità di contenere molti elementi che sono alla base di questo disco, che ritraggono il mood del mio percorso”.
Chi è Eva oggi dopo il disco. Vedo ogni forma d’arte come qualcosa che aiuti a migliorarsi ed esorcizzarsi.
“Infatti “Regina veleno” è un po’ il mio alter ego. Questo brano mi ha seguito in questo disco anche se la versione è completamente diversa da quella originale presente all’interno dell’album dei Rezophonic”.
Quindi sei un po’ la trasformazione di “Regina veleno”?
“In realtà sono in fase di divenire, sono un progetto aperto. In questo momento sono contenta perché sto facendo quello che credo di essere un autrice, una musicista”.
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