A come Arisa. E’ riuscita di nuovo a confermarsi come rivelazione. Degli occhialoni e dell’aria stralunata degli esordi non resta che il ricordo. Ora Arisa è cresciuta. Più classe e che voce.
B come Belli. Ma che ci viene a fare sempre Paolo Belli a Sanremo. Ancora a promuovere Ballando con le stelle. E che palle!
C come Celentano. Il molleggiato riesce nel suo obiettivo: risvegliare le coscienze con le sue teleprediche. Si può essere d’accordo o meno ma non si può negare la sua forza mediatica.
D come Dolcenera. Un’altra voce di donna potente a vincere nel gradimento del pubblico. Basta guardare la classifica dei singoli più venduti.
E come English. Quello che Morandi non ha mai imparato.
F come la farfalla sexy di Belen. Specchio di un’Italia al femminile ancora schiava di una sottocultura berlusconiana che fa delle donne strumenti di piacere sessuale. Deprimente.
G come gara. Non pervenuta, come sempre. Stendiamo un velo pietoso sul caos delle operazioni di voto della prima serata, annullate e compattate nella seconda. Bah.
I come Interminabili. Le serate del Festival durano oltre 4 ore, roba da ricovero, neppure Baudo si era spinto a tanto. In nome dello share le puntate finiscono alle una e mezzo del mattino. Non hanno il senso della realtà.
L come Lorenza Lei. E poi dicono che al Festival le donne non ci sono. La direttora Lei nell’ombra agisce eccome e manda in spedizione Antonio Marano a tappare le falle organizzative di questa edizione.
M come Mimì. Toccante e commovente l’omaggio di Loredana Berté alla sorella, Mia Martini, nell’interpretazione di Almeno tu nell’universo. Una perla.
N come Noemi. La canzone non è granché ma ricorderemo i suoi completini fucsia. Ma come ti vesti?!
O come Olimpici. Che c’azzecca direte voi? Avete ragione. Che è venuta a fare l’olimpionica Federica Pellegrini al Festival vestita da prima comunione con i trampoli? Speravamo in una piccola caduta.
P come Patti Smith. Il miglior duetto del Festival. La sacerdotessa del rock conquista il palco sanremese nell’esibizione più che mai azzeccata nella delicata rilettura di Impressioni di Settembre, il classico della Pfm.
R come Rocco Papaleo. Non ci è piaciuto moltissimo ma non si può negare che probabilmente l’unica vera novità del Festival, per quanto concerne l’extra gara è venuta proprio da lui.
S come Samuele. Il Bersani è il poeta di questa edizione. Il brano Un pallone è delicato, cantato in punta di piedi. Una delle poche cose non sguaiate e non urlate.
T come Twitter. Le notizie corrono veloci con i tweet. Veloci al punto da bruciare internet e le agenzie stampa. Avantissimo!
U come Ultimi. Peccato per l’eliminazione dei Marlene Kuntz, per primi consapevoli che la loro ricerca musicale è per pochi. Non ci dispiace invece l’eliminazione di Irene Fornaciari. Non ha proprio capito che non deve seguire le orme del padre? Patetica.
V come Volgarità. Qualche parolaccia di troppo anche secondo la Dg Lei e il direttore Mazza. Vabbé, ma loro non le dicono mai?
Z come Zilli (Nina). La classifica I Tunes conferma il successo del suo brano, Per sempre, valorizzato anche dai duetti. Un’artista in costante crescita.
Amelio Ambrosi
17 febbraio 2012 |