Esce oggi in tutti i negozi di dischi (tradizionali e digitali) “Sessanta”, triplo cd antologico di Eugenio Finardi, che contiene i brani più rappresentativi della carriera del cantautore milanese (come Mayday, Le ragazze di Osaka, La forza dell’amore, Extraterrestre) e 5 inediti, tra i quali fa già scalpore Nuovo umanesimo, oltre al brano in gara al 62° Festival della Canzone Italiana, l’intensa E tu lo chiami Dio.

Nella conferenza stampa di presentazione, Eugenio si è presentato accanto alla cantante israeliana Noa, con la quale duetterà nella serata di domani “Viva l’Italia” con il brano Torna a Surriento (Surrender), insieme anche ai Solis String Quartet.

È lo stesso Eugenio a raccontare questa sua nuova opera: “Questo disco è il giusto suggello di 40 anni di carriera e 60 di età: a intervalli regolari sento il bisogno di reincidere i miei brani con la mia voce che cambia, e con ragazzi spesso più giovani della canzoni stesse; il disco contiene due inediti nati in collaborazione con Max Casacci dei Subsonica e i maestri Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno; la definirei un’opera radicata nel passato ma che non ha timore di affrontare i temi del presente e le sfide del futuro”.

Per quale motivo, cantautore stimato, ti presenti al Festival in veste di semplice interprete?
“In realtà io arrivo a Sanremo per caso, io sono editore di questa canzone. 6 anni fa ho aperto una mia piccola etichetta e ho prodotto il primo disco di Roberta Di Lorenzo. Questa canzone mi sembrava adatta a questo palcoscenico e l’ho proposta a vari interpreti, fra cui Morandi. Lui mi ha suggerito di cantarla direttamente io, a Sanremo. Da non credente, obbedisco alle regole dell’universo, quindi anche a quella che è impossibile dire di no a Gianni. Sono molto fiero di essere qui in veste di interprete, come autore non sono mai stato bravo a incidere canzoni sanremesi”.

Nel testo del brano traspare un non credente ma che ha comunque fede.
“Non credo ci sia un essere che ha creato l’universo, ma in ogni uomo c’è il senso del divino, della grazia; la musica per me è il contatto con l’assoluto cosmico”.

Credi anche tu, come alcuni tuoi colleghi, che voi cantanti siate stati messi in ombra da Celentano?
“Si sapeva. Io personalmente mi sento accudito, Gianni è stato attento verso ognuno di noi, ha dimostrato cura, interesse, ha dispensato consigli a tutti”.

Domani sera canterai Torna a Surriento con Noa, che solo lo scorso anno ha inciso un album appunto con canzoni napoletane.
“Io la conosco dalla notte della taranta a Milano, ho un immenso rispetto di lei, come artista e come persona, impegnata anche sul fronte sociale”.
La stima è ricambiata dalla dolce cantante israeliana: “Sono molto felice di essere di nuovo qui a Sanremo, accanto a lui. Ci sono due tipi di artisti: coloro che amano se stessi e quelli che amano il Dio della musica. Io appartengo alla seconda categoria e con questi amo lavorare, come Eugenio. Per me è importante presentare sul palco dell’Ariston il progetto Noapolis, nato nel 2002 grazie all’incontro con i Solis String Quartet”.
Eugenio tiene a precisare lo spirito con cui affronta il suo terzo Festival: “Sono stato in Africa, con Medici senza Frontiere, l’impegno civile è il segno di questo mio passaggio a Sanremo; oltre alla mia voce e alla mia musica, volevo portare l’impegno nel sociale, parte omria determinante della mia vita. Anche per questo venerdì sera, con me, oltre a Peppe Servillo, ci sarà il Piccolo Ensemble Futuro, composto anche da due violinisti Rom”. 


Andrea Grandi

15 febbraio 2012