Sanremo 2012, il nome che non ti aspetti era certamente quello dei Marlene Kuntz, esponenti del rock alternativo italiano per eccellenza, che prende spunto da gente come Nick Cave, Sonic Youth, Butthole Surfers, P.J. Harvey.
Dalla provincia di Cuneo, Cristiano Godano (voce e chitarra), Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia (batteria, cori), Luca Saporiti (basso) e Davide Arneodo (tastiere, violino), per 25 anni di carriera, 8 album di inediti e 2 live: l’Ariston ora diventa il momento di un bilancio, di un punto fermo. Non a caso, in concomitanza con la loro partecipazione al Sanremone, uscirà una raccolta, “Canzoni per un figlio”, che è anche un concept album: 2 inediti e 12 brani del loro repertorio riarrangiati in una nuova veste, con l’ausilio di musicisti come il trombettista Roy Paci, il violinista Davide Rossi e la pianista Alessandra Celletti.
Ve lo staranno chiedendo tutti: perché Sanremo ora?
“In realtà ci avevamo provato già nel 2009. Della nostra “area” ci sono stati già quasi tutti, Afterhours, La Crus… Mancavamo solo noi! Sanremo è l’unica trasmissione in Italia realmente dedicata alla musica, ci aspettiamo di divertirci per cinque giorni, abbiamo voglia di aria e stimoli nuovi. L’underground è stimolante ma l’Italia è piccola, dopo 1.300 concerti c’è il desiderio di conoscere mondi nuovi, senza rinnegare gli altri. L’anno scorso stavamo lavorando su un nuovo disco, fra le tappe del tour. Ci siamo trovati un paio di canzoni che potevano essere proposte per Sanremo; la nostra casa discografica era un po’ più dubbiosa di noi, contrariamente a quanto si possa pensare che sia la prassi. Il brano proposto è piaciuto molto alla commissione artistica, con nostra sorpresa, ed eccoci qui!”
Ci siete, e con un duetto d’eccezione: giovedì 16 canterete con Patti Smith in Impressioni di Settembre che già avevate precedentemente inciso.
“Il pezzo ci è sempre piaciuto, anche nella nostra versione. Il brano, negli anni ’70, è stato tradotto in inglese dai King Crimson in The world became the world. Abbiamo pensato all’artista che avrebbe potuto interpretarlo al meglio con noi sul palco dell’Ariston e la nostra scelta è ricaduta su Patti: glielo abbiamo fatto sentire e lei ha accettato. Immagino venga solo per motivi artistici, visto che non ha alcuna necessità promozionale. Lei già ci conosceva, abbiamo suonato insieme in un paio di occasioni. E poi ama particolarmente l’Italia”.
L’idea del brano, Canzone per un figlio, e del concept della raccolta è nata dalla lettura di “Un incantevole sogno di felicità” della scrittrice iraniana (ma naturalizzata a Parigi) Lila Azam Zanganeh.
“Leggendo quest’opera letteraria mi sono ritrovato permeato da quest’atmosfera suggestiva e ho sentito la necessità di scrivere un testo con questa visione positiva. Ho cominciato a ragionare sulla felicità; queste frasi mi suonavano potenzialmente utili per un’educazione sentimentale nell’ingresso nella vita adulta da parte di un figlio”.
E la collaborazione con Roy Paci, che ha curato la sezione fiati, come è nata?
“è stata fortemente voluta da noi, dopo che Gianni Maroccolo, produttore artistico di questo disco, ha avuto l’idea di sfruttare l’orchestra più coi fiati che con gli archi. Idea vincente, credo, che può ricordare vagamente le atmosfere di Janis Joplin o dei Primal Scream”.
Come mai avete escluso dalla raccolta uno dei vostri brani più famosi, La canzone che ho scritto per te?
“Perché non rientrava nel concept dell’album, non abbiamo trovato insegnamenti da offrire a un ragazzo”.
Dall’inciso del brano, “La felicità sarà sempre raggiungibile, Se non sai quello che vuoi L’infelicità sarà spesso incomprensibile, Se davvero sai chi sei la felicità sarà dentro di te” sembrate, appunto, più felici. È così?
“Non ne sono sicuro, però è giusto porre attenzione alla felicità quando essa è stimolante, anche dal punto di vista della narrazione artistica. L’insegnamento al figlio è quindi imparare a essere permeabile all’infelicità, perché hai poi la possibilità di raggiungere la felicità con maggiore consapevolezza. A maggior ragione in una società come quella attuale, sempre meno sensibile e attenta. Un messaggio che già davano Oscar Wilde o Madre Teresa di Calcutta, scoprire la felicità dentro noi stessi”.
Da questo disco, inizierà un nuovo percorso artistico? Dagli stessi arrangiamenti, sembrerebbe di sì.
“Sì, probabilmente sì. Un risultato non preventivato, quando abbiamo deciso di reinterpretare questi brani in chiave più acustica. Anche se i due inediti, Canzone per un figlio e Pensa, hanno chitarre elettriche e sporche ma anche una bella melodia con molti violini. Quindi il futuro del nostro sound è ancora da decifrare. Però il mood è sicuramente in evoluzione”.
Nella cover del disco ci sono degli alberi che fanno da sfondo alle silhouette di un padre e un bimbo.
“è la visione del grafico, Marco Cazzato, un ragazzo di Cuneo. L’illustrazione grafica ci è piaciuta molto, l’immagine di un adulto che tiene in mano un bambino di fronte alla natura: rende bene l’idea di insegnamento”.
Oltre a queste canzoni, cosa di questa Italia lascereste ai vostri figli?
“In primis il patrimonio artistico e culturale, magari con una maggiore consapevolezza di esso. A maggior ragione, in tempi di crisi, potrebbe essere una vera ricchezza”.
E se un giorno vostro figlio vi chiedesse dei consigli per diventare musicista?
“In questo momento gli sconsiglierei di intraprendere questa strada, almeno a livello professionale, mentre dal punto di vista spirituale, ne sarei contento. Un processo artistico rende un uomo migliore, se ci si dedica con continuità e vero interesse”.
Andrea Grandi |