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 ARISA
ARISA “IO SONO COSÌ, NON HO PIÙ PAURA!”
“IO SONO COSÌ, NON HO PIÙ PAURA!”


Rosalba Pippa, in arte Arisa, classe 1982, è una delle cantanti più eclettiche venute alla ribalta negli ultimi anni in Italia.
Il successo, immediato e folgorante, a Sanremo Giovani 2009 con il tormentone Sincerità (disco d’oro per l’omonimo album), dove colpisce subito anche per il suo look particolare e la sua personalità estrosa.
La sua comunicatività si esprime poi in altre forme: come attrice in “Tutta colpa della musica” di Ricky Tognazzi e “La peggior settimana della mia vita” di Alessandro Genovesi; poi si afferma come personaggio televisivo, prima con “Victor Victoria” su La7, poi come apprezzato giudice di X-Factor 5, su Sky Uno; infine, come scrittrice, nel recente romanzo “Il paradiso non è granché”.
 
E ora Arisa sente la necessità di tornare a focalizzarsi su ciò che più ama, la musica, dove cerca un’affermazione e un attestato di definitiva credibilità artistica; grimaldello per questa impresa, sarà La notte, intensa e intimista ballata che mette sapientemente in risalto le sue ottime doti vocali e che presenterà sul palco dell’Ariston fra pochi giorni, primo estratto del nuovo album, “Amami”: 11 inediti, arrangiato e prodotto da Mauro Pagani. Terzo disco, quello della maturità, della svolta, nei negozi fisici e digitali dal 15 febbraio.
 
 
È il tuo quarto Sanremo consecutivo (contando il duetto con Max Pezzali lo scorso anno).
“Ogni anno devo andare a testare la sicurezza del palco, lo faccio per i miei colleghi! Questa volta ci tengo particolarmente, voglio essere in forma. Io credo molto in questa manifestazione, nella sua forza: il palco migliore per noi artisti per presentare qualcosa in cui crediamo molto. È un calderone di possibilità e opportunità, faticoso ma soddisfacente. E l’unica manifestazione in Italia così importante, nel settore musicale”.
 
La ciliegina sulla torta, dopo un anno così ricco di impegni.
“Avevo voglia di tornare a fare soprattutto la cantante. La mia vita ha bisogno della musica. Quando non mi ci dedico, sento che sono più nervosa del solito”.
 
Con un brano intenso come La notte e il duetto in Que Sera con José Feliciano (che torna all’Ariston dopo la sua esibizione nel 1971), non si può dire che sia una partecipazione di maniera. Vai per piazzarti?
“Sì, sarei poco onesta se dicessi che non è così. Anche se non voglio vincere. Ripeto, questo Festival per me sarà decisivo. Sono sempre stata lì lì per fare qualcosa che è rimasto a metà. Il risultato che mi aspetto è quello che verrà successivamente: la credibilità. In questi anni ho acquisito una tale popolarità che se fosse proporzionata al mio successo artistico probabilmente sarei una grandissima cantante; vorrei che questa popolarità di cui godo in questo momento si trasformasse in soddisfazione personale per la mia arte; vorrei che le persone passassero dalla simpatia nei miei confronti all’amore per la mia voce, la mia musica. Allargare il mio target, non solo famiglie e bambini. Voglio che la gente venga a vedere i miei concerti, varcare le porte dei teatri, possibilmente pieni! Sto già lavorando al tour, ad aprile finalmente sarò al Teatro Smeraldo di Milano. Non a caso il disco si chiama “Amami”; e io, come recita il primo omonimo brano, vorrei essere amata come un’edera”.
 
Prosegue il rapporto artistico con il tuo ormai ex, Giuseppe Anastasi, autore di molti brani del disco.
“Sì, ho voluto di proposito che lui scrivesse la maggior parte delle canzoni; l’emozione più importante di questi ultimi anni è stata la fine del mio più grande amore. È tutto autobiografico, un disco di stomaco, che mi ha travolto.”
 
La cover del disco direi che è molto significativa: tu in un camerino che guardi la maschera di te stessa, con occhialoni e rossetto appariscente.
è il simbolo del cambiamento, però sempre con continuità rispetto a quello che sono sempre stata, che non ripudio: io ad Arisa di Sincerità sono molto grata, così come al percorso che ho seguito, gli ostacoli che ho affrontato, che mi hanno portata a conoscermi meglio, a canalizzare il mio sentire artistico. Questa copertina è il manifesto di due sfaccettature che si tendono la mano, senza escludere l’altra. Nei miei spettacoli live riesco, con facilità, a far coesistere questi due aspetti: il problema sta nella produzione, la gente vede solo il bianco e il nero, non coglie le sfaccettature”.
 
E qual è il tuo bianco e nero?
“Qualcuno mi chiede che fine ha fatto lo swing, che ora faccio solo pop… In realtà Arisa è entrambe, quella di Sincerità e quella di oggi. Come qualsiasi donna, sono cambiata, mi sono evoluta”.
 
Il tuo ruolo di giudice a X-Factor ha contribuito in questa crescita?
“Sì, anche se questo disco era pronto già prima del programma. La mia virata è iniziata subito dopo “Victor Victoria”, dove, all’inizio mi sentivo molto insicura; essere presa per mano da Victoria, che stimo molto, mi ha dato forza e coraggio, per tornare a cantare quello che cantavo prima di diventare Arisa, e che avevo dimenticato, perché mi ero calato troppo nel personaggio. Un personaggio che era diventato un dovere nei confronti degli altri: ogni mattina, sempre rossetto, capelli a caschetto, l’eyeleiner, il vestito particolare…”
 
Perché il coraggio di cantare come un tempo?
“Perché prima del successo, ho avuto molti rifiuti, quello che facevo non andava bene, anche se scrivevo da quando avevo 14 anni. Con il grande riscontro di Sincerità, ho creduto che la strada per farmi amare fosse quella, ma così mi castravo, perché sentivo di avere la voglia di esprimermi concetti che mi appartenevano di più, come la tristezza e la solitudine de La notte. E anche se è una canzone d’amore, credo sia raccontata in modo diverso dal solito”.
 
L’album della svolta, della ritrovata serenità con te stessa, quindi.
“Sì, sono contenta, soddisfatta di questo lavoro; ho avuto l’appoggio di un grande maestro come Mauro Pagani, che si accolla totalmente di accompagnarmi in questo percorso, perché crede molto in me e in questo progetto. Anche se, come concorrente, ho già avuto il privilegio di confrontarmi con il grande Lelio Luttazzi, col quale ho stretto un rapporto umano molto intenso, o Lino Patruno”.
 
Ci sono due brani a tema sociale e impegnato, come La democrazia e Nel regno di chissà che c’è.
“Sono brani che appartengono alla Rosalbina impertinente, quella che attraverso una canzonetta semplice e allegra, fa satira su cose importanti. Come era Malamoreno, che parlava del terrorismo mediatico, anche se nessuno se n’è accorto… Il mio primo libro, “Il paradiso non è granché”, può essere molto esplicativo per questo disco, perché descrive le mie tre facce: Rosalbina, scherzosa; Rosalba, che coincide con Arisa, e, infine, Penelope, la mia parte più femminile e introspettiva”.
 
È cambiata anche la tua vocalità e il tuo modo di cantare, di pari passo con l’evoluzione umana?
“Cambia in base a cosa canta. L’emozione non è mai stonata: se tu vedi passare davanti delle immagini che hai vissuto, delle verità, in qualunque modo tu lo possa cantare, all’ascoltatore non suonerà mai imperfetto. In questo album mi sono emozionata tanto, non ho paura che qualcuno me lo contesti o che non piaccia, perché è sincero e onesto, avevo bisogno di liberarmi”.
 
Al Festival, nella serata dei duetti di v venerdì duetterai con Mauro Ermanno Giovanardi.
“Sì, col mio Giò! Sono molto contenta perché siamo molto amici e ci vogliamo bene”.
 
Dopo l’esperienza come tutor e l’ottimo rapporto instaurato con Antonella Lo Coco, hai mai pensato di fare la produttrice?
“Sì, mi piacerebbe continuare a seguire Antonella. Credo di averla focalizzata nel filone più adatto a lei. Ma anche Claudio, che aveva un inedito fantastico… Un giorno, chissà, anch’io sarò come Caterina Caselli! A un certo punto mi farò da parte e lavorerò dietro le quinte.”
 
 
 
Andrea Grandi
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