John Legend, Damien Rice, Mousse T, Alex Collier degli Hooverphonic.
E, per l’Italia, Enrico Ruggeri, Ron, Max Pezzali, Davide Van De Sfroos, Pasquale Panella.
E giovani gemme del cantautorato italiano, come Niccolò Agliardi, Andrea Bonomo, Mario Cianchi. Oltre, ovviamente, a Zucchero.
Un parterre quasi stellare e inconsueto per un disco prodotto in Italia.
L’album in questione è il terzo di inediti di Irene Fornaciari, “Grande Mistero”, da mercoledì 15 febbraio in tutti i negozi di dischi e che presenterà il primo ed omonimo estratto in occasione dell’imminente Festival di Sanremo.
Il suo disco della maturità, della svolta e, probabilmente, della consacrazione, che potrà affrancarla dalla nomea di “figlia di” che finora le ha forse causato più danni che benefici, e che, ascoltando il nuovo disco, francamente meriterebbe.
Un lavoro frutto di due anni di lavoro, 63 brani ascoltati, dei quali provinati ben 59 (cioè materiale per almeno 4 dischi).
Un lavoro di ricerca, di passione, iniziato subito dopo Sanremo 2010 (dove ben figurò insieme ai Nomadi con Il mondo piange). Tanti nomi ma che sono riusciti a realizzare un disco omogeneo, che spazia sapientemente da ballate intense (come la dolce e avvolgente X esistere) a cavalcate rock, come Il volo di un angelo.
“Questa rompiballe è ancora qui!” – scherza Irene, esordendo durante la presentazione. “Io nella musica ci credo fermamente, è nel mio sangue. Ci ho messo l’anima per realizzare questo disco, che mi rappresenta appieno, come ogni singola traccia delle 12 che lo compongono. Ho potuto esprimere la mia anima rock, quella soul, quella più intimista. Lavorandoci tra un concerto e l’altro, sono riuscita a ricreare un mood live, grintoso”.
Saltano subito all’occhio tutte queste importanti collaborazioni.
“Sono nate tutte in modo spontaneo e naturale. Un giorno ho incontrato Enrico Ruggeri qui in Universal; mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto se potevo fargli sentire un mio pezzo, che credevo fosse fatto su misura per lui, ossia Il volo di un angelo. Gli è piaciuta molto e mi ha fatto questo regalo. Ron invece ha scritto il testo onirico di un inedito di John Legend, Palla di vetro. Max Pezzali l’ho contattato su suggerimento di Carlo Guidetti, produttore di 4 brani del disco; lui ha accettato subito e, inaspettatamente, ho scoperto che mi apprezzava molto, dal punto di vista artistico. Anche dal punto di vista umano, sono stati due anni importanti, ho sentito forte la stima dei miei colleghi. Questo mi ha dato sicurezza, che ho cercato di trasmettere nel canto e nella mia musica. Credo che questo sia l’album della maturità, che mi possa affrancare definitivamente dall’etichetta di “figlia di”. È un lavoro vero, sincero onesto. Anche la voce suona finalmente libera: ho voluto appositamente registrarla da sola, a casa mia, e non in uno studio di registrazione”.
E con Damien Rice com’è nata?
“Grazie a Ross Collum, un nostro collaboratore vicino a Damien, che io amo molto; gli abbiamo fatto sentire alcune cose di Irene e ha accettato di darci un suo inedito; il testo è di Niccolò Agliardi e il brano è diventato Però non è”.
E poi c’è ovviamente Davide Van De Sfroos firma il brano che porterai a Sanremo, Grande Mistero.
“Sì, ha scritto sia musica che testo, per la prima volta in italiano. È un brano secondo me meraviglioso con un testo eccezionale, che mi ha regalato dopo la collaborazione allo scorso Festival con Yanez. Conoscendoci e parlandoci, abbiamo capito che ci accomunava lo stesso sentire artistico, l’emotività e la sensibilità. Lui la descrive come un drago, una forza costruttiva e allo stesso tempo distruttiva, e in realtà vale per tutti gli esseri umani. Tra l’altro quest’anno sarà lui ad accompagnarmi nella serata dei duetti”.
Tu firmi la musica di 4 brani.
“Volutamente mi sono fatta un po’ da parte come autrice, ho cercato di rendermi conto dei miei limiti e lasciare il posto a questi grandi autori”.
E il babbo?
“Mi ha lasciato molto libera nella mia ricerca, lui è intervenuto solo successivamente, su alcune parole, come per il pezzo più soul di tutti, di Mousse T, Gatta no. Comunque qui si è limitato a pochi interventi, giusto un buffetto! Non potevo non seguire i suoi consigli, per me è importante artisticamente, al di là del figura paterna. Se una persona ha talento, ci mette passione e onestà, non ha motivo di nascondere nessun legame importante”.
Tu cosa ascolti ultimamente?
“I Porcupine Tree: c’è un loro brano, Lazarus, che è meraviglioso. Li stimo perché riescono sempre ad essere sperimentali”.
È il tuo quarto Sanremo consecutivo (considerando il duetto con De Sfroos dello scorso anno), con che animo l’affronti, questa volta?
“Ci vado molto più tranquilla e serena, consapevole che è un palco importantissimo ma che dovrò fare quello che amo: cantare dal vivo. Voglio divertirmi e con questo brano grintoso ed energico credo che ci riuscirò”.
Giovedì sarai affiancata nientepopodimenoche da Brian May dei Queen…
“Sì, nel brano di Joe Sentieri, Uno dei tanti, forse non così conosciuta in Italia ma che ha avuto grandi riscontri all’estero, ed è stata reinterpretata da diversi artisti, come Tom Jones, Status Quo, Joe Cocker, Shirley Bassey. Brian ama questo brano, ha accettato di reinterpretarla con entusiasmo. Oltre a lui, sul palco con me ci sarà con me anche Kerry Ellis, da lui stesso prodotta, e che ha una voce potentissima!”
Delle tue colleghe con cui ti ritroverai a gareggiare, chi apprezzi?
“Nina Zilli, sicuramente. Amo il timbro di Noemi, anzi, a essere onesta glielo invidio un po’! Anche Arisa ha una grande voce”.
Pronta a tornare in tour, live?
“Assolutamente sì, è il mio ambiente naturale. Ad aprile ci sarà l’allestimento, a maggio partiremo”.
Andrea Grandi |