Una guida turistica dal sapore di culture e influenze, Fabrizio si mette a nudo e mostra quelle cartoline di se che rappresentano il suo mondo.
Da Palermo al giro del mondo in 80 giorni?
Diciamo che il giro del mondo non l’ho fatto in 80 giorni ma in molti di più visto che praticamente da quattro-cinque anni che questa cosa va avanti, in questa frenesia un po’ globale. E’ un po’ la natura di quello che faccio io, insito nel mio progetto, c’è il mondo del viaggio e della contaminazione e quindi non potrei mai fare a meno di essere così zingaro in qualche modo.
Quindi che contaminazioni hai, in che modo i luoghi hanno contaminato quello che tu scrivi?
I luoghi sono tutto, sono la cosa che amo. Non sono semplicemente delle entità inanimate, i luoghi hanno uno spirito che è l’aria che respiri e puoi respirarla solo ed esclusivamente in quella città. Anche a prescindere dalla gente che vedi passare, dal fattore prettamente umano. Credo che ogni luogo abbia la sua aria e nella sua aria ci sia tutta la storia che quel luogo ha ispirato e ha vissuto, per cui già questo soltanto è grande risorsa di ispirazione. Se poi a questo aggiungi che ogni luogo ha mille e più risorse umane, inteso come patrimonio umano da conoscere. Viaggiare è il modo migliore per conoscere la cultura e l’immaginario,le leggende, allora là capisci quanto tutto questo sia fondamentale nel processo creativo di una persona. Io faccio della contaminazione il mio manifesto se pensi che canto in inglese che non è la mia lingua, mi faccio contaminare anche a livello stilistico da una miriade di cose che con la terra da cui provengo centrano poco, anche se anche lì c’è una sorta di una fattore palermitano in quello che faccio, nella tendenza forse anche a farsi dominare in qualche modo. Mi piace pensare che la mia storia sia in micro quello che è in macro la storia di Palermo, un posto che è sempre stato dominato da tante culture ma che ha saputo tirare fuori una sintesi assolutamente peculiare da tutte queste esperienze.
E se ti dicessi JD Foster?
Ti dico il mio compare. Dopo sette esperienze e dopo tutto questo tempo, da un nome che mi sembrava così blasonato, si è rivelato una grande amicizia e una grande simbiosi artistica che ha dato sfogo in questo ultimo disco. Un’esperienza indimenticabile, penso che sia successo qualcosa di molto raro, inteso come rapporto artista-produttore artistico malgrado gli alti e bassi, tra anche momenti di scazzi incredibile e amore assoluto. Il tutto però ha generato un lavoro che da una sorta di idea che io stia parlando in qualche modo anche con la sua voce, e quando ciò accade significa che il sodalizio artistico è simbiotico.
E vuol dire anche che il prodotto è un prodotto di qualità vedendo anche un po’ l’ambiente musicale attuale. Riagganciandomi un po’ a questo concetto volevo sapere dal 2007 a oggi com’è cambiato il tuo modo di vedere e scrivere la musica?
E’ cambiato parecchio, perché sono cambiato molto io. Nel 2007 avevo 25 anni, oggi ne ho 29 è una forchetta di tempo che per un individuo maschio cambia tutto. Da un modo di pensare legato all’essere ragazzo, spensierato, si passa ad essere davvero adulto. Per quanto mi riguarda ho avuto una serie di esperienze che mi hanno cambiato e formato. In quest’ ultimo disco si vedono i tormenti nel bene e nel male, una ricerca più profonda dentro l’animo, questo è un lavoro legato a me alla mia individualità. Un approccio molto diverso.
Hai paura più delle critiche o dei pareri positivi?
Perché dovrei avere paura delle critiche positive?
Perché vuol dire che per il prossimo album, che sicuramente ci sarà, dovrai fare un lavoro ancora più approfondito,o in qualche modo dovrai ancora di più accontentare quelli che ti hanno applaudito in questo. La critica negativa la vedo sempre come un qualcosa che ti sprona, la critica totalmente positiva mah
Credo di essere molto libero rispetto a tutte queste cose. Mi ritengo davvero indipendente ma più che altro per stare bene io. Il motivo per cui faccio musica non è certo per collezionare pareri più o meno buoni. E’ una necessità e, in quanto tale, deve essere soddisfatta più o meno a pieno. Se io dovessi schiacciare l’occhiolino qua e la starei malissimo io, sarebbe cambiare mestiere. Ho già cambiato vita un paio di volte e l’ho fatto, proprio per inseguire quello che sono, quindi sarebbe assolutamente contro questa logica.
Cosa c’è in questo disco? Perchè andrebbe comprato?
Il motivo per cui una persona potrebbe comprare , anche se è un po’ anacronistico come termine, o comprare questo disco una tendenza voyeristica di entrare nell’anima di un uomo per lo più sconosciuto. Quello sono io, nudo davanti all’ascoltatore.
Testo di Elena Rebecca Odelli |