Classe 76, Giuseppe Peveri in arte Dente, è una garanzia nel panorama musicale italiano. L’11 Ottobre è uscito il suo disco “ Io tra noi”, l’album atteso per il 2011. Seguirlo dagli esordi e ascoltarlo ora, rimanendo stupiti. Perché Dente ha saputo reinventarsi mantenendosi coerente con il suo io, la sua personalità musicale. Un disco ricco di giochi di parole e suggestioni agrodolci. Il disco che tanto attendevi. Il presagio che capitasse quello che ti succedeva da piccola, quando a Natale desideravi un particolare gioco, lo aspettavi dal Natale precedente, e poi una volta aperto l’attesa veniva disillusa. Dente ha vinto la scommessa, ha regalato un disco che stupisce mantenendosi fedele al suo marchio di fabbrica.
Io tra di Noi, cosa c’è dietro la scelta di questo titolo?
D: “Il titolo riprende in qualche modo ‘Ed io tra di voi’ di Aznavour. Mi sono svegliato una mattina con questa canzone in testa. All’inizio non avevo idea del titolo, ero quasi deciso di tenerlo anonimo. Poi, appunto, mi sono svegliato con questa canzone e mi sembrava abbastanza coerente con le immagini stesse del disco.”
Il disco atteso del 2011. Tu con vestiti diversi,ma sempre tu. Non so se mi sono spiegata
D: “Si si. Una produzione azzeccata. Volevo fare un disco mio ma con delle novità, degli elementi nuovi. Non doveva suonare come qualcosa di traumatico, ma doveva mantenere un filo conduttore con tutti i miei lavori precedenti. L’obiettivo è stato centratissimo da Tommaso Colliva.”
Una sorta di disco di riscatto? Pare che ora tutti si accorgano del tuo valore aggiunto come artista
D: “Queste cose si capiscono sempre un po’ a posteriori. Per me è solo un altro disco senza particolari pretese. Il fatto che fosse un disco atteso, ha generato un po’ di ansia da parte mia. Cerco di allontanare questi pensieri in fase compositiva, per restare sincero con me stesso.”
Come l’hai vissuto emotivamente questo disco quindi
D: “In fase di pre-produzione sono andato in eremitaggio per dieci giorni a Portoferraio. Nessuno mi conosce lì e non avevo distrazioni. Ho ripreso gli appunti precedenti e me ne sono tornato a Milano con venti provini. Poi c’è stata la registrazione tra Milano e Alari. Anche ad Alari non ho avuto molte distrazioni e abbiamo lavorato molto con la band. Il dopo è la parte per me noiosa: quella della promozione. Per me è il momento più pesante in cui sono al telefono tutto il giorno. Però sono un lamentone di natura, per cui se non facessi nulla a livello di promozione, non mi andrebbe bene comunque.”
Scrivi molto “in reale” niente menate mentali o giri rocamboleschi.
D: “Scrivo per esigenza, la scrittura per me è terapeutica, quindi scrivo quando sento la necessità di farlo. Quando sono partito per l’isola d’Elba, l’ho fatto per riprendere in mano i miei vecchi appunti, non per scrivere ex-novo; poi là sono nati altri pezzi. Non ragiono mai a dischi.”
Per il live che mi dici?
D: “Domani (oggi ndr) prima data. Siamo tutti molto agitati è un anno che siamo fermi per le canzoni del disco nuovo. Sarà una scaletta molto corposa con cose mai fatte oltre che i brani nuovi. A questo si aggiungono delle installazioni di diapositive non fotografiche che proietteremo, si spera. Le proviamo oggi, tutto all’ultimo minuto insomma.”
Credi nel destino? E quanto pensi abbia contato nella tua carriera musicale?
D: “Non ci credo molto. Il Caso, la fortuna chiamale come vuoi, se esistono hanno comunque contato molto.”

Testo di Elena Rebecca Odelli
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