Incontrare Roberto per Milano in un bar come tanti. Trovarselo di fronte e parlare di questa sua Colonna Sonora Originale. Cercare di non mischiare il suo essere Roberto come solista, all’essere parte degli Afterhours. Un disco che svela il lato più intimo, nascosto, personale, celato. Un disco da gustare così.
Come mai non c’è nessuna canzone in Colonna Sonora Originale che ha il titolo del disco?
“Beh ma perché non c’è una particolare ragione. Mi sono svegliato una mattina e ho deciso di dare a questo disco questo titolo.”
Strano però mi ha incuriosita. Di solito mi mandano il disco e la prima canzone che vado ad ascoltare è quella che da il titolo all’album in questione
“Non è la regola”
Vero non è la regola, però mi incuriosiva
“Mah un po’ mi piaceva l’idea, anche perché c’è un po’ troppa pressione sul trovare il titolo giusto al tuo album. Preferisco i quadri senza titolo.”
L’avresti fatto uscire anonimo?
“Non anonimo. No perché spesso ai dischi anonimi rimane il nome del cantante.”
Si è vero
“Beh colonna sonora, perché mi piacciono le colonne sonore. Poi l’ho trovata un’idea bizzarra, giusto per non dare troppo peso al titolo e alla sua ricerca. Anche perché il disco ha una genesi lunghissima. Non è scritto di un botto.”
Quanto ci hai messo a farlo?
“L’ho registrato in quattro anni. Ho registrato delle canzoni e poi nel frattempo ho cambiato diverse produzioni.”
Quanto ci credi in questo disco?
“In che senso?”
Nel senso, puoi dire ho fatto un BEL disco a distanza di quattro anni?
“Si, anche se le ultime cose le ho registrate 6 mesi fa. Colonna sonora originale è anche un po’ per questa ragione.”
Qual è la tua colonna sonora di questo disco?
“Il pezzo che è rimasto in inglese. I pezzi sono tutti nati in inglese”
Scrivi in inglese e poi traduci?
“Si, si alcuni pezzi addirittura gli ho scritti quando ancora stavo in Inghilterra. ‘Il tema di Tim & Tom’ è quello che mi piace di più in assoluto. La prima parte è ancora quella che ho registrato a casa di un amico.”
E’ un disco romantico, autunnale.
“Allora dimmi tu cosa ne pensi del disco?”
No l’intervista non è a me. E’ un disco caldo, sentito vissuto tanto
“Io sono molto contento. Mi è spiaciuto non mettere una canzone. Ho fatto una cover di un pezzo che si chiama ‘One’ e ho fatto il testo in italiano. Risultava problematico chiedere i permessi all’editore americano.”
Pensi a quale sarà la risposta della gente?
“Inconsciamente ci penso, anche perché è stato un parto isterico di quattro anni.”
Beh in quattro anni.
“Adesso vado due giorni in ritiro spirituale in montagna.”
Vai a spurgarti del parto?
“Si, si voglio fare qualche camminata su in un rifugio, sono anni che non ci vado.
Non ho idea di quale sia la risposta. Uno ha sempre aspettative positive. Mi sono creato un’aspettativa più che altro emozionale che non succede niente. Tanto però non succede niente comunque. Per un disco come il mio, per il mondo dell’indie. Niente può avere successo immediatamente.”
Non è vero dai potrei farti degli esempi
“Dai dimmi”
I Cani
“Ah è vero. Pensa che volevo dare quel nome alla band”
Progetti inerenti al disco?
“Si, dico che non mi aspetto che succede niente, ma in realtà mi aspetto che succeda qualcosa.”
E’ molto intimistico il tuo disco cosa che non mi sarei aspettata
“Beh è vero, chi mi conosce dagli Afterhours si aspetta che abbia fatto un disco rock”
Infatti non si sente l’influenza…è un’altra cosa
“Non ci sono influenze perché io scrivo e arrangio così. Devi stare il più lontano dagli Afterhours, perché gli after sono una band con un’identità molto forte.”
Sì ma in quattro anni uno può cambiare l’onda che sta seguendo…
“Si effettivamente sì anche se non mi è capitato più di tanto.”
In effetti è molto omogeneo come disco
“In questo non potevo permettermi di cambiare troppo. E’ stato iniziare e finire qualcosa. Il prossimo chissà…”
Quanto c’è di tuo vissuto nel disco?
“Di cosa? Di vita vera?”
Tua proprio personale, di vissuto sulla tua pelle.
“Il primo pezzo è la storia di questo viaggio in Thailandia a trovare questa ragazza indiana di cui ero totalmente perso e innamorato. Mentre la canto la sento ancora quella sensazione addosso. I pezzi più intensi si alternano a brani leggerissimi ad esempio ‘Il ragazzi in motocicletta’ in cui ci puoi vedere quello che vuoi tu. Non ho velleità cantautorali o di fare musica colta.”
Non è un disco di Milano comunque, è un disco localizzabile nel mondo per le immagini che evoca.
“Beh metà è stato scritto quando stavo a Birmingham. La foto della copertina non sapevo neanche di avercela. E’ una foto che mi ha fatto una mia amica, alle sette di mattina, sul tetto di una casa a Birmingham. Non c’è tantissimo di Milano. Forse il suono di Milano. Oddio Milano ha un suono. Non so se effettivamente ce l’ha.”
Live?
“Il 6 ottobre faccio la presentazione al nuovo Biko a Milano e il 7 alla Fnac faccio un set in acustico.”
Preferisci la dimensione acustica tu chitarra e voce, o la dimensione gruppo?
“In generale assolutamente gruppo perché così non vai in giro da solo. Il mio disco non è molto da suonare in acustico. Ultimamente sto suonando parecchio con Rodrigo e devo dire che io e lui siamo molto telepatici, per cui quella dimensione mi piace molto.”
Quanto sei frontman?
“Quanto sono frontman…mah non lo so. Ho sempre suonato in band mie in Inghilterra per lungo e largo.”
Se potessi dare a un film una tua canzone farla diventare una colonna sonora quale sceglieresti ?
“Ma secondo me c’è un filone cinematografico molto forte nel disco. Il pezzo ‘Io e Te’ e tutta la parte un po’ sperimentale all’inizio. Una specie di suit a tre parti. Anche ‘Oceano Pacifico Blue’ per la sua parte strumentale.”
E si accenna agli Afterhours, ma questo non interessa perché eravamo lì a parlare di Roberto e della sua Colonna Sonora Originale, tra il vociare della Milano che è frenetica anche durante il momento del pranzo tra tavoli, stoviglie e piatti. Roberto ha fermato il tempo.
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