Acquario di Milano ore 12,00 martedì 26 ottobre, approdo per marinai, profeti e balene.
Il nuovo attesissimo album di Vinicio Capossela.

Così recita il comunicato stampa. Io trepido.
Armata di due timoni gialli, i miei orecchini talismano che mi permetteranno di non
perdere la rotta, da brava marinaretta, vado ad incontrare il mio capitano: Vinicio, sicura
di salpare con lui per un altro viaggio verso nuove scoperte.

Capossela si presenta con un cappello da marinaio balcanico circondato da balene di
pezza; parla, racconta e risponde per quasi due ore di questo suo ultimo lavoro, “un disco
epico, antropologico”, “l’oceano in cui ci si muove è quello di carta, quello della letteratura”.
Come Conrad, Melville, Stevenson, Céline e molti altri, si misura con l’abisso, con
il grande incanto del profondo mare, aperto a tutti e fedele a nessuno. Fatale, pieno di gorghi, di mostri marini e sirene.

Allora eccoci subito spiegato il titolo: i marinai “intraprendenti e coraggiosi a metafora
dell’uomo nel suo viaggio della vita”, i profeti “l’enigma al di là del visibile” e la balena “fuori
norma, le cose più grandi di noi, fuori misura” come il disco, doppio appunto. Un ritorno per
Capossela che arriva a 3 anni da “Da solo”, e a un anno dalla sua partecipazione al concerto
del Primo Maggio.

Una condizione, la sua, assai particolare: artista intelligente e peculiare, che però (o forse
proprio per questo suo essere “diverso”) riesce a irrompere in classifica e nell’airplay radiofonico; dialoga con la gente e per la gente, come uno di noi, pescatore di anime e poeta delle emozioni ancestrali. 20 anni di carriera meritano di essere festeggiati con un doppio album; "Ogni canzone è così intimamente legata alle altre che nessuna poteva restare fuori; e poi un disco pieno di balene, vascelli e altre creature enormi sembrava chiedere espressamente un formato gigante ".

Un doppio concept ispirato alla grande letteratura di viaggio e con protagonisti vecchi amici, strumenti insoliti e un viaggio avventuroso come nell’Odissea di Omero, dove si possono incontrare personaggi mitici quali i marinai (Ulisse, Achab, Lord Jim, Billy Budd, ma anche tutti i naviganti de La Madonna delle Conchiglie), i profeti (Tiresia, Giobbe, Omero) e le balene (Il Grande Leviatano, Moby Dick, le sirene).

Il primo cd è biblico, corale sul tema della solitudine “il viaggiatore solo è quello che arriva
più lontano” spiega. Il secondo è sul tema del ritorno e della nostalgia “la bussola che guida
i nostri passi”. 18 canzoni-onda, “un po’ come il mare cambia ad ogni ascolto, sono canzoni
sprofonda con Il grande Leviatano nell’anima dell’album, quasi un coro gospel che accompagna una visone biblica, o l’incubo infernale cantato ne La bianchezza della balena, fino alla ballata di Dimmi Tiresia.

Un disco che ha avuto due anni di gestazione, tra la Gran Bretagna, le Canarie, Ischia
e Creta. "Una ricerca continua, sono convinto che l’emozione della canzone risieda nel
suo timbro e che per trovarlo si debba essere viandanti alla ricerca delle persone e degli
strumenti giusti. Ci sono voluti due anni, con una pausa in mezzo, per arrivare qui".
Insomma…. affogatevici! Ne resusciterete purificati, capitani coraggiosi della vostra
nave. Ad aumentare il pathos, come se ce ne fosse bisogno, e ad alimentare la magia
è stata sicuramente la registrazione dell’album avvenuta a 80 metri a picco sul mare,
Vinicio si è fatto issare con il suo pianoforte, un Seiler anni ‘30, come Fitzcarraldo in cima
al castello Aragonese di Ischia, solo con la sua ciurma, i gabbiani e gli spettri del mare.
Da segnalare poi, oltre ai cori di ogni tipo, assoluta novità di questo album, che amplificano
il senso di ogni pezzo, anche le innumerevoli collaborazioni, dagli amici Calexico a Greg
Cohen e Marc Ribot, fino alla più significativa con Psarantonis, una leggenda della musica
cretese, “Zeus con la lira”.

Un grazie anche agli svariati strumenti di bordo dalle percussioni indonesiane alla viola
d’amore barocca. Bisogna perdersi, è sempre così, ogni volta che esce una sua nuova
opera. Ed i caposseliani lo sanno bene, proprio per questo lo seguono così come si segue un
profeta. Bisogna anche studiare, non basta lasciarsi andare all’ascolto, quello che ti costringe
a fare è rispolverare la storia.

Quasi un appassionante caccia al tesoro in cui ripescare nella memoria, poi nei libri e
nell’aria le citazioni , ritrovare le fonti. è impegnativo, profondo, catartico. Ma se ami Vinicio
ami anche metterti in discussione e naufragare con lui, lasciare che le sue ispirazioni
diventino le tue. Allora “alla rotta”, ciurma, si salpa!

testo_Eva Ajmone
La versione integrale dell´intervista è disponibile su BEATMAGAZINE di Giugno 2011