Matteo Becucci, livornese classe 1970 e vincitore della seconda edizione di X-Factor per le sue grandi capacità vocali, dopo un EP (“Impossibile”) e un cd di cover di pezzi internazionali riadattati in italiano (“Cioccolato amaro e caffè”) è pronto a tornare sul mercato discografico col suo primo eponimo disco di inediti (data prevista, 3 maggio): 10 interessanti brani pop-rock prodotti da Pio Stefanini e che portano tutti la firma dello stesso Matteo, oltre che di Pippo Kaballà,Luca Chiaravalli, Pio Stefanini, Francesco Sighieri, Massimo Greco, Pier Cortese e Valentin Gerlier.
Partiamo dal primo singolo, “La cucina giapponese”, dal sapore anni’80. Com’è nato?
“Il singolo è nato conValentin Gerlier, con cui ho fatto la prima stesura. L’idea di cucina giapponese è nato da lui, che ha composto una melodia orientaleggiante. Poi è subentrata l’immagine di una coppia a letto e lei che legge riviste di cucina. Da qui è nata la metafora fra la cucina giapponese, che spesso un´ora dopo il pasto mi fa tornare l´appetito, e un rapporto di coppia svuotato e alla ricerca di nuovi stimoli per sopravvivere. Il sushi, "bello in superficie" che però non ti appaga fino in fondo, paragonato ad un rapporto inizialmente perfetto, che ha bisogno di essere “nutrito” ogni giorno. Nel videoclip, c’è una band di ragazze giapponesi con Giulia Ottonello (vincitrice della seconda edizione di Amici), straordinariamente bella e con una carnagione lunare, oltre che un viso fantastico”.
Sei padre di due figlie, come stai seguendo le vicende in Giappone?
“È una vera tragedia, fosse successo un terremoto simile in Italia sarebbe stata un disastro immane. Comunque il mio pezzo non ha nulla a che fare con essa, a livello contenutistico, la sua prima stesura risale al marzo 2010”.
A quale pezzo del disco sei più legato?
“Un po’ a tutti, da La cucina giapponese a Fare a meno di te, anche se forse sento un po’ più mio l’ultimo nato, Zitto, l’unico dove io suono la chitarra, e che è nato in modo molto spontaneo in 3 ore”.
A proposito, un verso di questo brano recita “Tutto è stato scritto e io sto zitto, il silenzio è perfetto”.
“Significa “io faccio solo il mio mestiere”, cioè ognuno si occupi del suo. Nasce da una piccola critica rispetto alle tante discussioni che vediamo in televisione dove ognuno parla sopra all’altro senza badare spesso ai contenuti, senza ascoltarsi”.
Come ti nasce in genere un brano?
“Tutti i testi che ho scritto con Pippo (Kaballà, ndr) sono autobiografici, cerco sempre di osservare le persone, anche in metropolitana. Mi attirano le persone che litigano, che parlano, i fidanzati che si amano. Sono incuriosito dall’umanità, in generale. Parto da un pensiero, da un flash, e cerco di immedesimarmici a modo mio”.
Com’è stata l’esperienza nel Musical Jesus Christ Superstar, dove hai interpretato il ruolo di Giuda, accanto a Mario Venuti, Max Gazzè e Simona Bencini?
“Molto bella e appagante. Girare con un gruppo di 35 persone, tutti i giorni, è diverso rispetto a un tour musicale. Ho scoperto che mi piace recitare, e per me è stata la prima esperienza. Quando Massimo Romeo Piparo mi ha contattato, mi ha messo subito a mio agio, nonostante io fossi un esordiente, su questo fronte. E io non mi sono mai risparmiato, e di questo la stampa se n’è fortunatamente resa conto. Ho scritto tante cose, rispetto a quest’esperienza. Un po’ il nuovo disco ne è stato influenzato, da questo punto di vista”.
Cosa ascolta attualmente Matteo Becucci?
“Non riesco a distaccarmi da “Scratch My Back” di Peter Gabriel, soprattutto Listen Wind, la cover dei Talking Heads. Ultimamente mi sono dato alla collezione di Maria Callas, mia madre è fissata con lei. Io non ho mai ascoltato musica lirica ma adoro Kurt Elling, un crooner di Chicago straordinario, e ho visto che lui ascoltava la Callas: preso dalla curiosità, ho iniziato a farlo anch’io”.
Quali collaborazioni sogni?
“Spero di lavorare presto con Mario Venuti, per me è un punto di riferimento, nella musica italiana. Nel mio disco, non ha firmato nulla, ma ha fatto un po’ da supervisore a tutto il lavoro. Kaballà è un amico comune e poi abbiamo dettato una volta a un suo concerto al Blue Note. Da qui, ha ascoltato i miei lavori e mi ha dato diversi consigli, oltre a mettermi in contatto con uno degli autori del disco, Massimo Greco. Mi piace come Mario crea un pezzo, partendo dalle armonie e dalla melodia su cui lavora poi in merito ai testi. Mi colpì particolarmente il suo pezzo Fortuna. Mi piacerebbe collaborare anche con Max Gazzè o Niccolò Fabi”.
Pronto a tornare a esibirti live?
“Sì, ci saranno date promozionali e quest’estate sarò presente ad alcuni live organizzati dalle radio. Non vedo l’ora, non so fare altro!”
X-Factor non si ha ancora la certezza che venga riproposto, e soprattutto dove (l’ipotesi più accreditata, attualmente, è Sky).
“Spero si faccia, sinceramente. Non importa dove, io vi sono ovviamente molto affezionato”.
Sei ancora in contatto con Morgan?
“No, l’ultima volta qualche mese fa ci siamo incontrati a Roma”.
Segui ancora il Livorno?
“Purtroppo sì…”
E la Nazionale Cantanti?
“Assolutamente sì! Anzi, recentemente ho fatto un fantastico goal da 30 metri, su punizione, contro la squadra Macerata All Stars, composta da ex giocatori della zona, anche di serie A! Sulla mia lapide voglio un televisore a cristalli liquidi con la proiezione 24 ore su 24 di questo goal!”
Gioco della torre: pop o rock?
“Butto il rock perché nel pop c’è anche il rock”.
Giusy Ferreri, Noemi o Mengoni?
“Noemi non potrei mai buttarla, butto Giusy e mi tengo un uomo e una donna”.
Sanremo o X-Factor?
“Tengo Sanremo perché non l’ho ancora fatto e mi piacerebbe andarci”.
Sting, Freddy Mercury o Stevie Wonder?
“Sono i miei 3 miti, piuttosto mi butto giù io e mi suicido!”
Anni 70 o 80?
“Senza i ’70 non ci sarebbero stati gli ’80”.
Musica o famiglia?
“Nella famiglia c’è anche la musica”.
Andrea Grandi
(20 aprile 2011) |