Virginio Simonelli, 25enne di Fondi (LT) ma residente a Milano, è il vincitore della decima edizione di Amici; destino particolare, il suo: dopo la fugace partecipazione a Sanremo 2006, un periodo difficile, fino alla voglia di riprovarci con “Amici”, che l’ha portato al successo e che l’ha riportato in scuderia Universal, che ha ora pubblicato il suo EP dal titolo “Finalmente”, che contiene 7 brani, di cui 5 scritti da lui. 

“Finalmente”… cosa? La tua rivincita?
“Capisco il concetto di rivincita, ma personalmente preferisco non viverla così, ma solo come una delle tante tappe. È la prova del fatto che quando qualcuno si rimbocca le maniche, prima o poi può farcela. Il concetto di Finalmente, che ho scritto un paio d’anni fa è liberatorio e quando stavamo scegliendo la tracklist del disco ho pensato che questo avverbio potesse essere adatto all’occasione”.

 

“Ho scelto questi perché li ho ritenuti più adatti, in questo momento. La titletrack racconta di un’apertura, dopo un momento di congelamento, ed è uno dei brani che sento più mio. Come anche Non ha importanza, il brano che ho portato ai casting e che mi ha aperto le porte di Amici, e Ad occhi chiusi, scritto con Saverio Grandi la scorsa estate”.

 

“Dipende. Molto spesso da un concetto di cui voglio parlare o da un titolo, da cui poi sviluppo il testo. A volte invece nasce prima la linea melodica”.

 

“In realtà io scrivo soprattutto quando sono sereno, per tirare le somme di quello che mi accade e che vivo. Anche se a volte i pezzi non sono necessariamente autobiografici, come Ad occhi chiusi, che parla di una convivenza che finisce”.

 

 

“Indubbiamente sì. Io in genere non preferisco la quantità alla qualità e credo che Amici non abbia questa dicotomia contrapposta, non sono in conflitto. Il contatto quotidiano col pubblico, che lo porta ad associare la tua musica al tuo essere, è fondamentale; questo, a Sanremo, non è possibile, per questioni di tempo. E poi negli ultimi anni abbiamo capito che le due trasmissioni non si escludono, anzi”.

 

“Non lo so, non vorrei che fosse un obbligo. Se mi sentissi di farlo, volentieri. Sanremo è un’opportunità fantastica ma averlo fatto mi ha fatto capire che bisogna andarci pronti”.

 

“Sì; inizialmente avevo un po’ paura del pubblico, a causa anche del mio passato. Alla fine, sono riuscito a sciogliermi e a non vedere l’ora che venisse la domenica per godermi il palco. Avevo il bisogno fisico di confrontarmi con la gente.

 

“Mia madre mi sosteneva di sgamo da mio padre..! Lui poi ho scoperto essere molto più presente di quanto credessi, anche se inizialmente, per tanti anni, è stato contrario a questa mia aspirazione, ed è stato un rapporto un po’ conflittuale (come descriveva il pezzo sanremese, Davvero). Col tempo, ho scoperto che non è quel tenente, quella persona quadrata e rigida che credevo, e l’ho visto diventare anche afono per l’emozione e la felicità. Ho dovuto quasi ricostruire l’immagine che avevo di lui. Ha capito che facevo sul serio e che la mia passione era reale”.

 

“Mi piacerebbe molto collaborare con Giuliano Sangiorgi, che amo sia come autore che come interprete. È un mondo che amo e a cui sono molto vicino”.

 

“I Negramaro sono vicini al sound inglese, alla Coldplay, che io adoro. Vedremo il futuro cosa mi riserverà…”

 

“Personalmente, ci ho preso gusto a scrivere in italiano, la sua varietà linguistica mi dà la possibilità di esprimere meglio i concetti, con maggiori sfumature. L’inglese ti permette di variare nei generi e di sfruttare meglio la metrica. Non escludo un ritorno all’inglese, comunque…”

 

“Oltre a Negramaro e Coldplay, Elisa, Carmen Consoli, Fabri Fibra, Tiziano Ferro…”

 

“Sì, mi ha chiesto di scriverle qualche pezzo. Le ho risposto che ne sarei felice, ma vorrei farlo a quattro mani, insieme a lei”.

 

“Il delfino. Libero e giocoso, ma che sa difendersi anche dagli squali”.

“Arancio scuro”.

“Non ce n’è uno in particolare. Sono molto innamorato di Londra. Sono appena stato a New York per girare il video di Ad occhi chiusi e me ne sono innamorato”.

“Green Eyes dei Coldplay. Mi evoca casa, persone, fatti”.

 

“Ho esclamato Finalmente, appunto!”

(4 aprile 2011)

Andrea Grandi