Erica si avvicina alla musica e al canto già a cinque anni, per poi cimentarsi con la chitarra e il pianoforte. Ha collezionato già diversi riconoscimenti come il premio per il miglior testo al Premio Augusto Daolio o il Premio Rivelazione Indie Pop al Mei 2009.
Descrivi il tuo album d’esordio.
“è composto da 11 brani che traggono spunto dal mio quotidiano, dal mio essere e dal mio mondo musicale. È prodotto dall’islandese Valgeir Sigurðsson, già collaboratore di Bjork, e arrangiato da MaJiKer, alias Matthew Ker; è un onore che mi abbiano regalato la loro creatività e il loro gusto internazionale negli arrangiamenti”.
Com’è nata questa collaborazione?
“Grazie a Caterina Caselli. Riflettevamo su quale potesse essere la giusta veste per le canzoni. Valgeir era a Milano per altri progetti e ne abbiamo approfittato per intercettarlo, lui ha deciso di provare ad arrangiare un brano e, quando ce l’ha inviato, ne siamo rimasti affascinate”.
Due anni fa eri pronta a esordire con un altro album, "Bacio ancora le ferite”.
“è stato registrato ma non è mai stato commercializzato perché, quando era pronto il lancio, ho conosciuto Caterina Caselli e abbiamo deciso di fare un lavoro diverso. Ho mantenuto 4 canzoni, ero un po’ preoccupata all’idea di dover ricominciare tutto da capo e di archiviare completamente un disco a cui ci avevo lavorato a lungo. Ho messo decine di brani nel calderone e ho fatto una scelta in base all’economia del nuovo disco che si stava delineando e con il criterio di voler mostrare quante più sfaccettature della mia personalità. Queste 4 si prestavano bene, inoltre, agli arrangiamenti di Valgeir”.
Qual è il brano del disco a cui sei maggiormente legata?
“Ti premetto che io ho trovato il coraggio di ascoltare per intero il mio disco solo ieri, per la prima volta..! Sono molto critica verso me stessa, e ho il terrore di fissare per sempre una canzone, che perda qualcosa della sua essenza, che viene invece mantenuta nella dimensione live. Comunque, ogni canzone ha la sua ragion d’essere, anche se ammetto un debole per Epica”.
Quindi il cuore è il tuo tallone d’Achille?
“Eh sì, lo ammetto…”
E l’incontro con Caterina Caselli?
“Stavo lavorando da indipendente e il mio sogno era incontrare lei, fra tutti i discografici del pianeta. Ero andata a Milano per un concerto da alcuni amici che hanno un’associazione, Pennelli Solari. Red Ronnie, che da quando l’ho conosciuto si è sempre speso per me e mi ha appoggiato, ne approfittò per farmi esibire in Piazza Duomo, in occasione della mostra Rock Music Planet. Durante il mio live chiamò Caterina per farle sentire la mia esibizione. Lei, presa dalla curiosità, cercò mie notizie su youtube e myspace. Il giorno dopo, appena tornata a Bisceglie, ricevetti la sua chiamata che voleva incontrarmi nei suoi uffici. Dopo 4 ore, tornai di nuovo a Milano per un’audizione di fronte a lei. Com’è andata, lo testimonia questo mio disco!”
La scena musicale pugliese è molto vitale e dinamica: Negramaro, Caparezza, La Fame di Camilla…
“è un piccolo miracolo di questi ultimi anni. Prima la Puglia non se la filava nessuno. Io me ne sento orgogliosamente parte e fra noi musicisti c’è molta complicità. La Fame di Camilla sono cari amici, Negramaro e Caparezza sono stati dei veri modelli, hanno dato il coraggio a tutti per andare avanti. Grazie anche alla favorevole situazione politica e alla rinascita culturale, agli aiuti finanziari della Regione Puglia e alla creazione di progetti come Puglia Sounds”.
Quindi tu stimi molto Nichi Vendola come politico?
“Come persona lo stimo molto, ma non sono preparata per darne un giudizio politico complessivo. Per quanto riguarda il mio settore, quello della cultura, credo che non abbia rivali, in Italia. Ha capito che è proprio dal settore terziario può partire una rinascita”.
Anche Emma Marrone è pugliese: talent sì o no?
“Io non lo farei. Non mi piace il sistema, l’idea che il talent sia ormai l’unica festa della musica italiana. Ci sono sicuramente dei talenti, ma proprio per questo è pericoloso per loro avere subito un tale impatto mediatico che rischia di bruciarli in fretta. La telecamera non sostituisce il pubblico dei concerti”.
Erica Mou cosa ascolta nell’Ipod?
“I cantautore italiani, in primis Tenco e Battiato. Poi il rock anni’70, Emiliana Torrini, Beck”.
Ti cimenti anche nella scrittura in inglese?
“No, anche se mi piace la musica inglese resto fedele alla lingua italiana. Non padroneggio ancora abbastanza l’inglese per sentirmi a mio agio nella scrittura e nel canto”.
Il videoclip del primo singolo, Giungla, è ispirato al suicidio di Tom Nicon, modello morto suicida nel 2010. è una storia che ti ha colpito particolarmente?
“ è stata un’idea della regista Valentina Be. Non volevo un video in cui semplicemente suonavo, volevo ci fosse dietro una storia. Non conoscevo Nicon, ma la sua storia mi ha coinvolta da subito. Valentina è riuscita a trovare una connessione alla mia canzone”.
So che ami particolarmente la dimensione live: ci sarà un tour?
“Il 24 marzo parte un pre-tour, dalla Puglia e seguiranno altre date. Spero di fare tante tappe quest’estate!”
Andrea Grandi
(23 marzo 2011)
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