Raccontare Cristina dovrebbe essere, per me, cosa facile, ma spesso e volentieri è più difficile parlare di chi conosci piuttosto che di un perfetto sconosciuto. Per fare questo, l´ho invitata a pranzo, in una freddissima giornata, invernale. La prima intervista che rilascia per la promozione del suo nuovo album “Torno a casa a piedi”. Un modo informale per farmi narrare le istantanee di vita quotidiana che compongono questo suo nuovo disco e anche una sorta di “Tornare a casa a piedi” insieme ripercorrendo le varie tracce del disco.
Miracoli è il tuo primo singolo. Credi ancora nei miracoli?
“La frase che apre la canzone ´Io credo nei miracoli che la gente può fare...´ è ispirato al film di David Lynch ´Una storia vera´. Il mio concetto di miracolo è inteso in una ottica molto pagana. Ogni giorno ci sono piccoli miracoli reali, piccoli frammenti di quotidianità che hanno di straordinario, appunto di miracoloso. Nel brano cito che la musica può fare dei miracoli. Sono convinta di questo e questa citazione nasce dall´esperienza di mia madre. Una persona che ha superato tante difficoltà proprio con la musica!”.
´Avremmo bisogno di una Rivoluzione…´ Una frase molto attuale. In un ipotetico ed ahimè irrealizzabile “Governo musicale” tu a che ministero ambiresti?
“Mi piacerebbe lavorare negli Affari Sociali. Mi piacerebbe valorizzare la figura della donna che lavora. Le donne hanno una grandissima potenzialità lavorativa ancora troppo spesso bistrattata. Poi naturalmente mi piacerebbe fare una vera rivoluzione per quanto riguarda la musica. Una riforma che serva a rilanciare il settore e cambiare le attuali logiche.
Affari sociali! Interessante. In varie tracce del disco si parla proprio di problematiche sociali. In Giapponese sottotitoli proprio l´arte di arrivare a fine mese. Esiste una ricetta?
“L’arte di arrivare a fine mese è invece una triste realtà italiana. Difficile avere una ricetta funzionante. Quello che penso è che la società attuale stia esagerando un po´ in tutto. Sono convinto che si può tornare a vivere a quote più normali. Il concetto espresso dalla canzone Giapponese è proprio questo. Quello della schizofrenia urbana che ti porta verso una sorta di esasperazione e una accelerazione artificiale della vita. Forse questa riflessione nasce dal fatto che in me convivono due anime: quella della vita lenta della montagna e quella veloce della vita di città. Due modi diversi di vivere la quotidianità”.
Bimbo dal sonno leggero è una ninna nanna. È il tuo essere mamma. Come stai vivendo questa esperienza?
“Senza dubbio la maternità ha influenzato la scrittura di questo disco. C’è un riferimento a ciò che la madre trasmette inconsciamente al figlio attraverso i propri atteggiamenti verbali e corporei. Quello che appartiene alla madre è l’archivio genetico e comportamentale che viene passato al figlio in un percorso matrilineare. La riva sulla quale si trovano è il territorio comune che lega i due indissolubilmente”.
In Tutti che sanno cosa dire parli di chi non si vuole mai mettere in discussione.
“Di base mi infastidisce la presunzione di chi ha sempre le idee chiare. E´ un atteggiamento ormai comune. Manca sempre più l´umiltà ed è sempre più difficile capire le sfumature che fanno la differenza. Nel brano ho voluto proprio parlare di questo esaltando, almeno per una volta, la figura di chi rappresenta l’esatto opposto a questa triste situazione.
L´ultima traccia è Lettera a mano. A chi scriveresti una lettera d’addio scritta a mano?
“La manderei alla ´vecchia´ Cristina. Mi sento cambiata. Mi sento più curiosa e meno talebana rispetto a qualche anno fa. Se rileggo la mia carriera musicale e personale mi rendo conto di essere cresciuta tantissimo. Ho sempre avuto paura delle cose nuove, delle novità. Adesso mi sento pronta ad affrontare la vita in maniera diversa. Anche sotto il profilo musicale sono cambiata. Mi piace esplorare ed ascoltare cose che in passato non avrei mai pensato di ascoltare. Ho allargato i miei orizzonti e penso che questo lo si possa notare nel disco anche nel modo diverso di lavorare sui testi, cercando un linguaggio più narrativo”.
web: www.cristinadona.it
Marco De Crescenzo
(25 febbraio 2011) |