Stefano Bannò, in arte Anansi, 21enne nato a Trento ma di origini siciliane, è uno degli 8 giovani di Sanremo 2011 e stasera si esibirà con altri 3 colleghi, provando a conquistare la finale di venerdì con il reggae de “Il Sole Dentro”.

  

      Parlaci del tuo secondo disco da solista, “Tornasole”, da oggi nei negozi dei dischi.
Come già dice il suggerisce il titolo e il mio nome (Anansi è il nome di una divinità africana dalle fattezze di ragno), cerca di trasmettere diversi colori e diverse tematiche, oltre ad essere musicalmente variegato, dal raggae all’r&b, passando dal folk a brani più rock. Lo testimoniano anche le tre importanti collaborazioni presenti: Frankie Hi Nrg (in “La Realtà”), Bastard Sons of Dioniso ,che sono amici e trentini come me (“Carpe Diem”) e, infine, Bunna degli Africa Unite (“Can’t Stop My Music”).

      Niente Roy Paci, per questa volta?
No, ho collaborato con lui per due anni, anche in tournée, ed ero coautore di alcuni brani del suo “Latinista”. Lui mi sostiene e mi appoggia sempre.

      Per Sanremo hai scelto un pezzo d’amore e non un pezzo più socialmente impegnato, come di tua abitudine, come mai?
In realtà è stato il pezzo a scegliersi da solo; nella gamma dei brani di “Tornasole” questo era sicuramente quello che meglio si prestava per Sanremo.

Non è detto, del resto ho superato le selezioni per Sanremo Giovani esibendomi anche a Domenica In e ho potuto testare l’interesse della gente per il pezzo, che ha comunque aspetti più pop. Essere qui per me è già un successo.

      Quanto ha influito nel tuo percorso musicale il soggiorno in Irlanda?
Ci sono stato un anno e poi ci sono tornato parecchie volte, è un paese che amo, quasi la mia seconda patria. Lì ho avuto le mie prime esperienze musicali, anche come da artista di strada, che è sicuramente una gavetta formativa.

      Nel disco ci sono 5 pezzi in italiano e 5 in inglese: quale lingua prediligi?
Nella mia ancora breve carriera ho sempre scritto in inglese; con quest’album, quasi ingenuamente, ho scoperto anche l’italiano; ne sono felice, è per me una ricerca nuova e stimolante.

      Maggiori influenze musicali?
Il mio idolo è in assoluto Ben Harper, sono partito ovviamente dal raggae di Bob Marley e sono approdato anche a Stevie Wonder, Marvin Gaye, Led Zeppelin. In Italia, stimo ad esempio gli Africa Unite, Frankie Hi Nrg, oltre alla scena musicale salentina, Negramaro compresi, e l’eclettismo di Neffa.

Quasi sempre la musica si riduce a una marchetta, non ci sono spazi dedicati puramente a quest’arte. Dovrebbe sicuramente avere più spazio sui media e occorrerebbe valorizzare maggiormente generi più di nicchia e underground.

      A chi dedicheresti la vittoria?
Mio padre ha da poco perso il lavoro, lo dedicherei a tutte le persone che, come lui, stanno affrontando un momento difficile. Causa anche della situazione politica che non se ne sta occupando come dovrebbe.

 Pronto per i live estivi?
Io sì! Speriamo ci sia l’occasione di portare il mio sound lungo tutta l’Italia.


Andrea Grandi