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JOVANOTTI Il MIO PRIMO DISCO... UNŽALTRA VOLTA
IL MIO PRIMO DISCO... UNŽALTRA VOLTA

Intervistare Lorenzo è sempre un piacere. Lui è un personaggio vulcanico che ti irradia di energia positiva e ti affascina con le sue parole mai banali. Ancora una volta è riuscito a stupirmi con un disco fuori dagli schemi, un “CD-libro” che racconta il suo mondo e soprattutto il suo pensiero e la sua voglia di fare musica. Ecco il resoconto dell´intervista “titolata” che ho voluto realizzare...

Una domanda pop: sul tuo blog ho letto che “Ora” è tutto un altro viaggio, rispetto a “Safari”. Ci racconti questo nuovo viaggio? Quale è la chiave di lettura per capire questo tuo nuovo percorso musicale?
“´Safari´ ha avuto così tanto successo che il rischio di finirci risucchiato era molto alto, a tutti noi piace piacere e la prima cosa che ti viene in mente quando qualcuno ti ha apprezzato con una giacca al primo appuntamento è di rimettere la stessa giacca anche al prossimo. Per questo ho cambiato rotta e musicalmente ho evitato di basare i pezzi sul format fatto di basso/chitarra/batteria/piano per dare spazio ai synt modulari e alle batterie elettroniche”.

Una domanda per il deejay: ho ascoltato i tuo dischi (versione normale + deluxe) e ancora una volta sei riuscito a spiazzarmi, soprattutto sotto il profilo musicale. La tua ennesima evoluzione che va un po´ a riprendere le tue origini da Dj. Lo dici anche in “Megamix”… E´ questa la vita che sognavo da bambino. Ti piacerebbe tornare dietro la consolle?
“Mi piacerebbe e a volte lo faccio e forse lo farò ancora di più, magari non proprio in un club ma in spazi più strani, anche grandi e con un bel po’ di folla. Non ho mai rinnegato il mio ruolo di Dj e non bisogna dimenticare che una volta un buon Dj sapeva scegliere anche il lento giusto al momento giusto. E comunque ormai il confine tra Dj e musicista, specialmente con i nuovi software che sostituiscono il CD e il vinile, è definitivamente crollato”.

Una domanda electro: la cosa più evidente è la tua voglia di musica piena di energia in un continuo mashup di generi (techno, dance, elettronica, pop). Immagino che ti sia divertito tantissimo con computer, sequencer e diavolerie elettroniche varie a scimmiottare un po´ i Black Eyed Peas un po´ Bob Sinclar, un po´ Daft Punk…
“A volte ascoltando certe cose che escono ultimamente mi sembra che siano loro a scimmiottare la mia musica dell’inizio. A parte gli scherzi, trovo che oggi la musica più interessante in giro tra le novità sia proprio quella che unisce il pop alla dance. L’unica vera novità degli ultimi due o tre anni ha sempre la cassa dritta. Non chiedetemi perché, ma a me, essendo un Dj, il nuovo mi interessa”.

Una domanda rock: Il più grande spettacolo dopo il Big Bang è forse l´unico brano rock del disco. Qual è il tuo rapporto con il rock?
“Non ho molta coscienza di generi musicali, me ne sono sempre fregato delle definizioni. Per me Big Bang è un pezzo adatto a creare una certa atmosfera per la quale una chitarra distorta funziona meglio di un synth. Io amo la musica che ha qualcosa, può essere suonata in qualsiasi modo, da ´Bitches Brew´ di Miles Davis in poi i generi musicali non esistono più, esiste roba che ha respiro e roba che ne ha meno e roba che non ne ha proprio”.

Una domanda per il poeta: le liriche, come sempre, sono il pezzo forte della tua musica. L´elemento architettonico basilare quasi poetico della tua musica. Ci racconti degli aneddoti sulla nascita di qualche canzone?
“Ti ringrazio, sei molto gentile. Le liriche sono una parte della canzone, mi interessano sempre e solo come parte di una canzone, se leggo i miei testi senza musica non mi fanno mai un gran bell’effetto e infatti non li metto più nei libretti dei CD. Sui testi ci lavoro un casino, per certe canzoni, tipo La porta è aperta o La notte dei desideri, ho scritto anche 20 pagine di testo per arrivare a tenerne mezza. Altre volte, come in Tutto l’amore che ho, il testo è nato così senza una parola in più o in meno. Per La porta aperta mi piaceva molto il sound all’inizio e avevo solo il titolo, e allora ho chiesto una mano a Nesli (che considero proprio bravo e promettente), lui è stato gentile e anche se alla fine non ho tenuto il suo testo grazie a lui mi sono sbloccato e ho iniziato a scrivere. Quindi anche se non figura tra gli autori lo ringrazio per le parole che non mi ha scritto ma per quelle che mi ha fatto venire voglia di scrivere”.

Una domanda per lo scrittore: hai da poco pubblicato “Viva tutto”, una sorta di diario di gestazione di questo tuo nuovo disco. Come è stata questa esperienza narrativa? E il rapporto con Bolelli?
“Sono da sempre un lettore dei libri di Bolelli e un giorno ci siamo incontrati in una pasticceria e abbiamo iniziato a scriverci delle mail, dopo qualche email abbiamo pensato che potesse essere un esercizio buono per noi e anche stimolante. In effetti la mail giornaliera a Bolelli durante il disco mi rilassava e la sua risposta mi motivava (Bolelli è uno stupendo coach)”.

Una domanda orchestrale: nel brano L´elemento umano la ricerca musicale è virtuosa, orchestra ed archi pomposi che si contrappongono alle liriche che parlano di quotidianità. Quale è l´elemento umano nella musica di Jovanotti?
“Tutta la parte orchestrale di ´Ora´ è stata scritta da Paolo Buonvino, uno dei più grandi autori di colonne sonore in circolazione. L’elemento umano della mia musica è l’amore che ci metto per farla, il divertimento, lo sbattimento, l’impegno, l’imprevedibilità. Il primo che vuole essere stupito da un mio disco sono io”.

Una domanda sui featuring: la presenza di Franti è ormai una consuetudine nei tuoi dischi invece con Amadou & Mariam come dici tu ´L´Afrique c´est chic´… Come è nata la collaborazione?
“Avevo in mente quella canzone e amo quel favoloso duo di coniugi musicisti. Ho tutti i loro dischi. Pensa che prima ancora di iniziare a fare il disco ho detto a mia moglie ´non so che disco farò ma mi piacerebbe avere Amadiu e Mariam con me in un pezzo´… La forza del desiderio!”.

Una domanda sul futuro: Quando sarò vecchio la leggo un po´ come una sorta di previsione futura su come sarai tra cinquant´anni. Tra Paolo Conte e i vecchietti che mandano tutti a quel paese. Ti vedi così nel futuro?
“´Nessuno dovrà più venirmi a rompere i coglioni´ vuol dire che finché siete in tempo fatelo, io sono qui e non chiedo altro che essere sfidato! Poi si vedrà… In realtà la canzone è una riflessione sulla vitalità più che sulla vita”.

Una domanda sul passato: sempre in questo pezzo parli di ´sbagli inevitabili ne avrò fatti 200...´. Quale sbaglio non avresti voluto fare?
“Non lo so, in tanti anni ho visto gli sbagli trasformarsi in colpi di culo e viceversa, mi sono trovato a pagare cose che sembravano delle figate mentre accadevano. Tutte le cose che ho fatto sono sbagli, perché potevano essere fatte meglio, ma va bene così. Bisogna vivere e non stare lì a pensarci”.

Una domanda d´amore: Le tasche pieni di sassi e Un´illusione sono poemi d´amore. Ballatone che colpiranno il cuore di chi le ascolta. A chi sono dedicate?
Le tasche pieni di sassi è un pezzo doloroso, che ha a che fare con la perdita. E´ il racconto di una sensazione provata, che continuo a provare ogni giorno da un po’ di tempo. Un’illusione è nata perché volevo scrivere un pezzo lento, una sera, ne avevo voglia, ero stanco di sequencer e volumi alti e mi sono messo lì con la chitarra e ho fatto le strofe poi il giorno dopo con Franco il mio pianista abbiamo inventato gli incisi”.

Una domanda sulla società: in Pesci grossi, il pezzo con Cremonini, parlate appunto delle persone che vivono nelle acque profonde e ti invitano ad andare con loro… Una metafora? A chi ti riferivi? E il sodalizio con Cesare sembra funzionare alla perfezione. Ci racconti cosa ti affascina del suo Mondo?
“I pesci grossi sono anche le cose che contano molto, quelle che stanno sul fondo e popolano i nostri fondali e che è necessario prendere in considerazione quando si presentano in superficie. E’ che io da un po’ di tempo non riesco più a parlare dei miei testi perché non ho con loro una relazione chiara, quasi sempre non so cosa vogliono dire. Cesare è un grande songwriter, uno dei più grandi degli ultimi anni. Mi piace la sua capacità melodica illimitata. Per me lui è bravissimo, un fenomeno, il suo prossimo disco potrebbe essere un vero groundbreaking come fu il suo primo con i Lunapop”.

Una domanda d´arte #1: le immagini del booklet sono di Maurizio Catellan e Pierpaolo Ferrari. Come è nata la collaborazione con loro? E la scelta delle immagini da cosa è stata motivata? E soprattutto ci racconti i significati intrinsechi delle varie opere?
“Cattelan è un grandissimo artista, uno dei più grandi al mondo, e Ferrari è uno dei fotografi più bravi in circolazione (e non a caso Cattelan collabora con lui quando ha a che fare con immagini fotografiche), è stata una grande figata, una superfigata, poter avere la loro arte per la mia musica. Ho conosciuto Cattelan a NY e siamo rimasti in contatto e quando stavo per finire il disco mi sono fatto coraggio e gli ho chiesto di collaborare e mi ha detto di sì. Fantastico, una bellezza... Poi mi sono messo nelle sue mani completamente, e lui e Pierpaolo hanno prodotto una ventina di immagini delle quali abbiamo tenute solo quelle che poi abbiamo stampato. Il significato non lo conosco, hanno un’energia però e l’energia è tutto. Il significato per me non conta nulla nelle cose, conta solo l’energia”.

Una domanda d´arte #2: secondo te arte e musica vivono sempre più in simbiosi? Una è complementare dell´altra?
“Il problema nasce quando le due cose non vivono in simbiosi. Nei grandi periodi per la musica c’è anche molta bella arte. Warhol faceva le copertine dei dischi, come del resto Basquiat e Picasso disegnava costumi per i balletti parigini. La musica è un’arte e le arti dialogano tra di loro, quando non succede le cose vanno male per l’una e per l’altra”.

Una domanda di attualità, uscendo un po´ dalla dimensione del disco. Come vede Lorenzo la situazione italiana, tra la crisi occupazionale (Fiat e dintorni), le mille contraddizioni, l´instabilità politica e il futuro incerto ?
“La vedo come la vedono tanti, il fatto di essere un artista non mi offre un osservatorio particolare. E’ un gran casino mi pare, no? Da una parte una classe politica che appare inadeguata a raccogliere la grande sfida della modernità, dall’altra la difficoltà a produrre un ricambio vero, che sarebbe necessario proprio per un fatto vitale. Abbiamo bisogno di serietà e anche di iniezioni di entusiasmo. Spero davvero che i migliori si facciano avanti, in ogni schieramento, e alzino il livello della politica, ripeto, sia a destra che a sinistra".

Una domanda di politica: in un ipotetico (ahimè impossibile) “Governo a maggioranza musicale” tu in che ruolo ti vedresti? Saresti un ministro di quale dicastero? E quale sarebbe il tuo programma elettorale?
“Farei fare il presidente del consiglio a Claudio Abbado e il vice lo farei fare a Dj Ralf (avrebbero molto cose da dirsi). Io potrei fare il Ministro del Ritmo oppure il Sottosegretario alle rime baciate”.

Una domanda di musica #1: cosa ascolti in questo periodo? Ci dai una sorta di tua playlist musicale di inizio 2011?
“Vi faccio una lista delle cose che sto ascoltando: Black Eyed Peas, Tre allegri ragazzi morti, Verdena, Le luci della centrale elettrica, Rihanna, Kanye West, The XX, Dean Martin, Frank Sinatra, Nina Simone, Vapire Weekend, Deadmau5, Swedish House Mafia, Eminem...”.

Una domanda di musica #2: Sanremo, Amici o X Factor, chi fa meglio alla musica italiana e chi peggio?
“Alla musica italiana fa bene tutto e non c’è niente che fa male. Ma in particolare fa bene alla musica in generale chi decide di comprare un disco, di scaricarlo pagando un euro per una canzone che gli piace. Chi fa questo fa la cosa migliore per la musica in generale”.

Una domanda di internet e tecnologie: tu sei da sempre avanti con l´utilizzo di Internet. Il tuo sito Soleluna è più di una community, è un progetto, un laboratorio e una palestra creativa. Secondo te verso dove sta andando Internet e quali saranno i nuovi scenari futuri?
“È sempre difficile fare previsioni sulle frontiere tecnologiche. La realtà però è chiara, il futuro è digitale, in ogni sua forma. Digitale e biologico, sempre più immateriale e sempre più intenso, però!”.

Una domanda curiosità: che cose è ”mach schau”?
“Quando i Beatles debuttarono ad Amburgo, a 19 anni, il pubblico del club dove suonavano, prima che uscissero sul palco gli gridava in coro ´Mach Scahu Mach Shau´! John domandò cosa volesse dire e scopri che stavano gridando semplicemente ´fai uno show!´. Quella frase guidò tutta la loro carriera. È così, alla fine il nostro mestiere consiste proprio in questo: fare uno show, mostrare qualcosa che sia stimolante per chi è lì davanti a noi, oltre che per noi”.

Una domanda a piacere: Lorenzo che domanda ti faresti se dovessi intervistarti ?
“Riesci ancora ad entusiasmarti a fare il tuo lavoro dopo tanti anni e tanti dischi? La risposta è sì, sempre di più”.

web: www.soleluna.com

Marco De Crescenzo
(08 febbraio 2011)

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08/02/2011 20:40:02
uuuuuuu
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