Sfogliando i ricordi più belli e gratificanti di questi 18 anni di carriera discografica, nasce “E da qui - Greatest Hits 1992 – 2010”, un inanellarsi di successi che hanno reso Filippo Neviani, Nek, uno dei rappresentanti della musica italiana nel mondo. Parlando in numeri, la sua carriera si può sintetizzare (contabilizzando quando in realtà la musica è tutto fuorchè numeri!) in dieci dischi di inediti e 8.000.000 di dischi venduti in Italia e all´estero. Un percorso importante che lui stesso vuole sottolineare a partire dal suo esordio al Festival di Castrocaro del 1991 e che si completa con un doppio album con 37 canzoni (fra cui 3 brani in versione originale e live), nel quale Nek prende slancio dal passato per proiettarsi nel futuro perché “solo specchiandosi nel proprio passato si può costruire un futuro ancora più luminoso”. Prendono vita infatti 3 canzoni inedite: il primo singolo E da qui, È con te (dedicata alla figlia Beatrice Maria) e Vulnerabile che spiega così: “La fine una storia, per quanto tu cerchi di dirlo nei migliori dei modi, renderà sempre troppo vulnerabile l’altro. Il pezzo l’ho voluto con chitarre distorte così che si anteponessero ad un pezzo più forte”.
Giura che sono venti?
“A dire il vero gli anni discografici sono diciotto, ma venti sono quelli che mi hanno permesso di vivere della mia musica”.
E come è passato questo tempo?
“Sembra ieri. Il bisogno di un Best è più l’esigenza di voler chiudere vent’anni di carriera e ripartire con un nuovo assetto. È un fatto dimostrativo; ho infatti rimesso le versioni originali non le ho volute riarrangiare. Volevo che si potesse percepire tutto il mio percorso musicale impreziosito da tre pezzi live, che a me danno un senso maggiore di completezza”.
Immagino che le tue hit di successo siano negli anni cambiate live.
“Sono cambiate una marea di cose. Per esempio Amami, è stato un pezzo avanti rispetto a quel periodo, ma ancora c’era tanto da fare. In questa raccolta, ‘E da qui - Greatest Hits 1992 – 2010’, ho voluto mettere appositamente le canzoni in ordine di tempo, perché anche il tempo, questi anni, sono protagonisti del mio percorso. Io sono una persona che ha imparato sulla strada e mi piace che venga fuori anche la mia evoluzione, il bisogno di prendere maggior confidenza come anche il raggiungimento di una libertà di espressione musicale. Una crescita anche se vuoi nella manualità che mi ha portato a suonare e usare bene questi strumenti”.
Spesso i Best sono le hit di maggior successo. Ma se tu avessi dovuto stilare una tua personale compilation dei brani che ti hanno fatto crescere maggiormente?
“Neanche a dirlo ci sarebbero anche tante altre canzoni, non solo le hit. Se avessi potuto scegliere pezzi importanti per la mia crescita avrei spaziato. Questi sono sicuramente i più rappresentativi. E voglio condividerli con il mio pubblico”.
Sul comunicato leggo ‘pop star’ e subito dopo ‘Sassuolo’. Le tue origini sono sempre forti e salde?
“Il termine pop star è voluto da chi ha bisogno comunque di identificarti. Nasco da un paesino di provincia, in cui continuo a vivere, ma mi piace essermi lasciato contaminare da grandi città. Sono una persona curiosa e ho sempre voluto vedere quanto la mia conoscenza potesse evolversi. In questi vent’anni ho avuto il privilegio di poter imparare culture diverse, lingue diverse, fondermi con idee, ritrovare all’estero molta Italia. Ho scoperto tante cose con gli occhi di un bambino piccolo. Sono stati vent’anni di vita vissuta al massimo: un viaggio straordinario. Musicalmente non mi sento di dire che faccio solo pop, cerco di sporcarlo con il rock e più colori possibili”.
Cosa c’è dietro al successo di questi vent’anni?
“Dietro c’è sempre un grande lavoro e tanta professionalità, che è tanto importante quanto stressante. E c’è il bisogno di tornare poi sempre alla vita quotidiana, che è una ‘maschera d’ossigeno’. Ho bisogno di vivere cose straordinarie e tirare fuori cose semplici. Perché le cose più semplici sono quelle che ti riempiono l’anima. E forse proprio il fatto di vivere sempre al massimo, di aver fatto cose per gli altri ‘straordinarie’, ti permette di assaporare di più le cose semplici”.
Questo lavoro nasce insieme anche ad un’altra esperienza bellissima. Quella della paternità. Dedichi alla tua Beatrice un brano inedito: come entra la paternità nella tua nuova musica?
“La paternità è la madre di tutte le emozioni! Ho registrato ogni singolo attimo precedente alla nascita e durante il parto stesso… Perché dovevo e volevo esserci. Ho registrato i momenti più importanti come i più semplici. La paternità diventa priorità su tutto e ti cambia la prospettiva. Sposta il centro dell’attenzione: non sei più tu ma è la nuova creatura, tua figlia, al centro della tua vita. E ti fa piangere la paternità… Perché sei tu che hai a che fare con le emozioni, non le cerchi e non le dispensi su un palco. Ti arrivano come un rubinetto aperto senza filtro alcuno. Questo è rock n’ roll! Non c’è vita dissoluta che tenga (ride): non esiste più orario e qui fai un allenamento per mente e corpo”.
E musicalmente?
“La scelta sonora cambia di pari passo. Per mia figlia ho scritti circa trenta pezzi. È con te (a Beatrice) è quello che mi trasmetteva l’idea di Beatrice, perché l’ho scritto che ancora non era nata ma già me la immaginavo donna…”.
I tre inediti aprono ad un nuovo lavoro discografico?
“Sto lavorando al nuovo album cosciente che ci sono tanti pezzi. E mi capiterà quello che succede sempre: alla fine delle composizioni sono completamente distrutto perché sono tutti figli miei. La scelta è difficilissima”.
Quindi sarà un altro anno di grande lavoro?
“Eccome. Arrivo da un tour estivo dove mi sono divertito veramente tanto; una tournée molto più rock e ruvida. Uno show essenziale ed emotivo che mi ha insegnato tanto. Abbiamo suonato tre mesi anche in Europa e alcuni pezzi come Sei solo tu, Laura non c’è sono stati riarrangiati e hanno trovato panni nuovi, riassemblati con una band minimale. Questo tour ha cambiato anche il mio modo di percepire la musica. Se fino a due anni fa mi è sempre piaciuto arricchire il più possibile di strumenti, oggi cerco l’essenziale. E l’anno nuovo si apre di fatto con un tour. Dopo l’Europa sarà infatti la volta degli Stati Uniti e del Sud America. Posti dove ho sempre trovato grande calore”.
Il pubblico cambia, spostandosi di paralleli e meridiani?
“Fondamentalmente no. Forse all’inizio della carriera ho dovuto lavorare di più per conquistare il pubblico europeo, ma oggi direi che le differenze sono veramente minime. Mi piace il mio mestiere perché unisce più culture in una sola. Unisce le masse”.
Filippo oggi come si sente?
“Oggi sono realizzato nella vita, ancora forse non appieno nella musica perché voglio continuare e sono ancora alla ricerca. Nella vita… Beh, aver contribuito alla nascita di un figlio ti realizza eccome!”.
web: www.nekweb.com
Elena Ferraro
(21 gennaio 2011) |