James Blunt è uno che non si scompone. Non fa una piega quando gli si fa notare che ha venduto quasi 15 milioni di copie (di cui 11 solo con il debutto "Back To Bedlam, nel 2005), non dà segni di impazienza quando gli si chiede come si trova nei panni dell´´eroe romantico´ nè di fastidio quando gli si domanda perché ha cambiato look ("Così, una mattina ho deciso di radermi"). È un artista che ha raggiunto la pace dei sensi, si direbbe, ma che si mette in gioco con "Some Kind Of Trouble", un album onesto come mai prima e con qualche piccola sorpresa – tipo un singolo leggero e spensierato come Stay The Night.
L´Italia ti adora, ti sei mai chiesto il perché di questo rapporto privilegiato?
"È vero, mi sono sempre trovato bene in Italia e l´accoglienza che ho ricevuto dal vostro Paese è stata strepitosa. Siete un popolo passionale, e anche io sono così, nelle canzoni metto tutto il mio entusiasmo; questa cosa ha creato un canale di comunicazione speciale tra noi".
Ogni tuo album è stato pubblicato in autunno. C´è un particolare motivo che ti lega a questa stagione?
"Una casualità! O forse no... Quando ho finito il tour di ´All The Lost Souls´ mi sentivo svuotato, stanco. Non ne volevo più sapere di musica per un po´, e così mi sono messo ad uscire con i miei amici e divertirmi. Poi ad un certo punto la scintilla è scattata di nuovo, mi è tornato l´ottimismo; scrivevo queste canzoni che avevano un ritmo upbeat, e suonarle mi divertiva come se fossi stato un teenager che scopriva la chitarra per la prima volta".
Hai recuperato l´entusiasmo degli esordi, quindi?
"L´innocenza. È come se arrivato al terzo album avessi scoperto un´altra sfaccettatura della mia vocazione di musicista".
Cosa era accaduto in "All The Lost Souls", che ti aveva fatto smarrire la scintilla?
"A quel punto della mia vita era scattata un´introspezione oscura, che faceva da contrappunto ai sentimenti che avevo espresso in ´Back To Bedlam´; i primi due album vanno mano nella mano, questo cammina per conto proprio. Inoltre è la prima volta che delle canzoni mi danno tanta soddisfazione personale a suonarle".
Il titolo è "Some Kind Of Trouble": a che problema fai riferimento?
"Ce n´è uno in ogni canzone, in alcune è negativo, in altre positivo, quel senso di eccitazione e leggerezza che ti fa dire ´ok, mettiamoci in questo guaio´. La maggior parte delle volte è un invito a lasciarsi andare, a goedersela fino in fondo".
Stay The Night è la canzone che nessuno si sarebbe aspettato da James Blunt: allegra, ritmata, narra di una notte di passione che potrebbe non avere un seguito romantico.
"Suona come una canzone da falò perché è nata a Londra, poi è stata registrata a Los Angeles, e in California non puoi non andare sulle spiagge a prendere il sole e a guardare la notte con l´oceano davanti. Stay The Night è figlia dell´ambiente in cui è nata, un bel momento artistico e anche di vita".
Perché stai mettendo in mostra questo lato spigliato di te soltanto adesso?
"Si tratta di una questione di singoli. Non l´ho mai fatto. Ma già sul primo album c´era Billy, e sul secondo Give Me Some Love, che erano entrambe canzoni più sostenute; l´unica differenza è che stavolta ci giochiamo la carta subito".
È una scelta significativa?
"Sì e no, non scelgo io i miei singoli. Abbiamo convenuto che Stay The Night andava bene per le radio e per vendere copie, non necessariamente è la canzone migliore o che preferisco dell’album".
Da anni vivi ad Ibiza, ma com´è una giornata tipo di James Blunt?
"Mi sveglio con i postumi della serata prima, vado al mare, vado a mangiare al ristorante, incontro i miei amici e poi vado a ballare".
È così ogni giorno?
"Spesso, diciamo".
Come fai a sopravvivere a questi ritmi?
"Non mollo il colpo. Se interrompi sei finito".
È questa parte di te un po´ inedita, che vuoi far conoscere al pubblico con "Some Kind Of Trouble"?
"No no, questa è la mia vita privata! Non ho scritto queste canzoni per far vedere alla gente che mi diverto, perché non mi interessa quello che la gente pensa di me; l´ho fatto per me stesso, perché artisticamente non mi sarebbe interessato ripetere quello che avevo già fatto prima. Se fossi un pittore e ogni anno dipingessi lo stesso ritratto quanto pensi che durerebbe l´entusiasmo per il mio lavoro?".
Eppure i tabloid sono spesso interessati alla tua vita privata, ti sei mai chiesto il perché di questo interesse morboso verso chi frequenti e dove vai?
"Non è il mio lavoro, io faccio soldi vendendo dischi e non fotografie o gossip. Capisco il meccanismo, capisco che a qualcuno può interessare il nome o il volto della mia fidanzata, però preferisco restarne fuori. Anche io compro i tabloid, ogni tanto, come tutti. La curiosità è un setimento accettabile, come è comprensibile che chi mi riconosce per strada abbia desiderio di dirmi ciao. Di solito finisce tutto con un saluto ed un sorriso, nessuna scenata isterica".
Ho letto che quando ti sei laureato hai scritto una tesi sulla genesi di una popstar: è vero?
"Assolutamente!".
Ti è servito?
"No. Ho imparato una sola cosa: se vuoi essere un musicista ti occorre un manager che si occupi della parte noiosa dell´essere artisti, così tu puoi continuare a scrivere canzoni in pace".
Come vedi il James Blunt degli esordi?
"Molto naif, prendevo tutto sul serio. Oggi ho imparato ad essere più distaccato, a pensare più a me stesso e a quello che mi piace fare".
James, allora ce lo vuoi smentire: tu non sei l´eroe romantico che ci eravamo immaginati?
"Non sono un eroe romantico! Se lo pensate è perchè la mia discografica ha scelto in passato di far uscire dei singoli, come You´re Beautiful e Goodbye My Lover, lenti e tristi. Non sono solo così".
web: www.jamesblunt.com
Elisa Bellintani
(19 gennaio 2011)
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