Conferenza stampa di una delle poche band italiane di successo. L’unica ad aver varcato e riempito lo Stadio di San Siro. Riempito, con oltre 45mila spettatori che il 31 maggio 2008 hanno assistito al concerto-evento, data compresa ne “La Finestra tour” con 26 date nelle arene, 53 nei teatri e 19 nei palazzetti e che ha registrato 315 mila spettatori (ai quali vanno sommati anche i 45 mila di cui sopra). A chiedere parola, prima che parole potessero essere espresse direttamente dai protagonisti di questo incontro, è Caterina Caselli. “Sette anni fa la Sugar ha incontrato i negramaro. Da allora abbiamo vissuto tanti momenti belli, interessanti e coinvolgenti. Siamo orgogliosi di aver lavorato a questo progetto perché è un disco consapevole, c’è tanto cuore, creatività eclettica e attenzione. È un disco dove ognuno ha portato ricchezza”. Applauso che si interrompe per dare la parola all’anima del gruppo, Giuliano Sangiorgi che ironizza: “Grazie di cuore. È come se una mamma dicesse che il figlio è il più bello di tutti”.
Poi riprende la parola per aprire le porte a questo nuovo progetto, che si presenta sulla copertina con un cuore che si innerva ma è anche la figura di un uomo, nella posizione fetale che in assoluto è l’immagine che collega di più alla vita.
Giuliano “Siamo stati via un po’ di anni, tanto tempo per ricercare in maniera più profonda. Non c’è stato niente che abbiamo mandato a dire perché siamo molto diretti, come sempre. Ho cantato tutte le emozioni che ho vissuto in questi due anni. E graficamente, grazie ad Ermanno (Carlà, ndr) e alla sua scultura siamo riusciti a dare il senso che volevamo per ‘Casa69’, che è l’epicentro musicale di questo disco. Sentivamo la necessità di rientrare dentro una casa, che è un luogo concreto ed esistente dove viviamo tutti insieme da diversi anni e condividiamo emozioni, spazi ed idee. C’è un punto preciso, un caos che si riordina in questa casa da dove anche tutto parte”.
Cosa rappresenta questo nuovo lavoro?
G “‘Casa 69’ è l’album della sintesi tra ‘Mentre tutto scorre’ – un disco ossessionato dal concetto del tempo - e ‘La Finestra’ – un lavoro invece dove ci siamo concentrati sulla categoria dello spazio. Tra lo spazio e il tempo c’è stata questa necessità di sintetizzare l’essenza; tra spazio e tempo c’è l’uomo, come sintesi appunto dell’essenza”.
L’immagine del disco è molto forte.
G “Sulla cover c’è questo uomo-cuore che è l’auspicio e il senso: ritornare ad un antropocentrismo vero e proprio. Contro questo mondo tutto ‘iLife’, tutto ‘i e qualcosa’… Che ti insegna a pensare che tu puoi fare tutto ma non è vero. Io senza loro sarei perso. In questi due anni siamo tornati ancora più addentro. Abbiamo scavato per trovare l’origine di un’emozione vera”.
´Casa 69´ fuori da questo disco cos’è?
G “‘Casa 69’ è una comune vera e 69 è il suo civico. È la cascina dove noi viviamo. A noi piace convivere e condividere le cose. L’emozione più grande di questi anni è stato sentire il bisogno l’uno dell’altro, anche di prendere pugni in faccia. Avere un confronto e avere idee diverse è bellissimo, cosa che oggi soprattutto in televisione è difficile trovare, una libertà che non c’è”.
Nell’edizione speciale del disco ci sono due bonus track in più, ce ne parlate?
Ermanno “Il pezzo Il gabbiano ha rischiato di non entrare nel disco perché siamo partiti per Toronto con delle idee chiare. Giuliano ci ha raggiunto successivamente mentre di fatto noi già stavamo lavorando sui pezzi. È arrivato e ci ha dato in mano questa canzone, dicendoci di averla scritta poche ore prima. È arrivata così e così l’abbiamo accolta, come è nel nostro stile. È stato quasi esoterico per noi. Nella bonus c’è anche Scusa Mimì, dove ci rivolgiamo a Mia Martini per chiederle scusa… Con l’umiltà di un uomo che chiede scusa ad un altro essere umano, non certo con l’approccio dell’artista che chiede scusa ad un altro artista. Facciamo riferimento ad un’artista che tutti al mondo riconosciamo e di cui soffriamo la mancanza”.
Giuliano “A volte anche se fai di tutto per farti vedere in un certo modo, di un certo colore, non si riesce a far capire che il tuo intento è di un certo tipo, che sei diverso da quello che ti viene imposto. E si può morire per le incomprensioni. Mimì ci ha colpito molto. Oltre ad essere un tributo a lei è un tributo all’emozione. E come diceva Ermanno è un approccio umano quello che viene fuori nella canzone. Ho avuto bisogno anche di comunicare un disagio mio che vedevo nelle facce degli altri, nella difficoltà di essere compresi”.
Non compreso da chi?
G “Dal mio gruppo, da loro. L’incomprensione è una cosa strana… Tu pensi di rappresentare una faccia e quando senti che stanno equivocando chi sei anche una cosa piccola diventa enorme. Ho lavorato su come fare… Perché ero io ad essere equivocato”.
Quindi è un disco anche sull’incomprensione umana?
G “È un disco sull’incomprensione, sull’incomunicabilità. Per esempio la traccia che lascia Carmelo Bene è il non-io. Lui ha fatto del non-io l’essenza dell’io. Il fatto di potersi riconoscersi negli altri. Ha distrutto l’io per darci una società di tanti piccoli io”.
Tra le novità di questo disco sicuramente l’assenza del produttore Corrado Rustici che dal 2004 con l’uscita di “000577” supervisiona ogni album della band.
C’è un cambio anche nella produzione del disco. Come mai la scelta su David Bottrill?
Andrea “Questo è il suono che ci appartiene in questo momento. Noi siamo abituati a metterci sempre in gioco perché la paura di ripeterci ci fa un po’ paura. Ognuno di noi aveva ascoltato produzioni di David Bottrill senza sapere effettivamente chi le avesse fatte e il fatto che confrontandoci sia venuto fuori il suo nome, ci sembrava che sintetizzasse l’emozione di tutti quanti noi, dei nostri gusti musicali. Sicuramente questo cambio di produzione ha influito sul disco, abbiamo impostato un lavoro diverso dal solito, scoprendo un lato umano che va al di là di quello artistico. David ha fatto sentire tutti a proprio agio creando un ambiente familiare con tutte le comodità a cui non sei abituato… Tipo stare fino a notte fonda in studio per trovare il suono giusto, senza mai guardare l’orologio. Per circa 5 mesi ha messo in gioco tutta la sua passione. Nel disco viene fuori quello che abbiamo respirato in quel periodo”.
Se doveste sintetizzare quel respiro in parole?
A “Noi vogliamo far capire che oltre alle persone e alle macchine c’è un progetto artigianale. Abbiamo voglia di dare spazio alla qualità, per questo siamo stati tanto tempo fermi proprio a lavorare su questo concetto”.
G “Capita una magia strana quando scrivi un pezzo: proprio in quella nota lì e in quel momento lì ci può stare solo quella parola lì. Arriva un’emozione, è quello il punto”.
Nel disco entra anche la voce di Elisa.
Danilo “La collaborazione con Elisa è contingente al periodo di Ti vorrei sollevare. Un connubio nato circa un anno e mezzo fa, dove sono cresciute queste due canzoni e una è entrata nel disco di Elisa e l’altra nel nostro. Poi che dire, lei è un’amica”.
E il tour?
“Non vediamo l’ora di tornare a toccare e farci toccare dall’emozione della nostra gente”.
La conferenza stampa finisce, l’incontro continua trasformandosi in qualcosa di diverso e spostandosi direttamente nelle sale di un cinema milanese. Ci vengono consegnati degli occhialini perché la visione sarà in 3D. Ad aspettare i negramaro un nutrito gruppo di fan che inganna l’attesa cantando i migliori ritornelli delle loro migliori canzoni. Urla e gioia. Stiamo per assistere ad un mutamento o perlomeno un possibile nuovo risvolto musicale. La musica che ormai è sempre più ‘musica da guardare’ rimane al passo coi tempi e cerca di scavalcarli. Il video del singolo Sing-hiozzo ha la pelle in 3D. Un risultato indubbiamente gradevole che però non stupisce con effetti speciali. Che aprano comunque le danze verso una nuova tendenza fa loro onore. E la giornata finisce a Sing-hiozzo.
web: www.negramaro.com
Elena Ferraro
(09 gennaio 2011) |