Sono passati sei anni da “Illusioni Parallele”, ultimo album in studio dei Tiromancino di Federico Zampaglione, e tre da “L’alba di Domani”, colonna sonora del suo film “Nero bifamiliare”. In questo periodo l´artista romano si è dedicato principalmente al suo nuovo ruolo di regista cinematografico (“Nero bifamiliare”, appunto, e il recente “Shadow”), ma anche alla famiglia (ha avuto una figlia dalla compagna attrice Claudia Gerini, Linda).
Ora Federico è tornato alla musica con “L´essenziale”, album prodotto e realizzato in completa autonomia e che racchiude undici brani intensi e sinceri, che spaziano dall’amore e dai sentimenti alla libertà, passando per tematiche sociali (“Migrantes”). I testi sono stati scritti con la collaborazione del padre Domenico Zampaglione. Dopo il successo radiofonico del primo estratto, la title track L’essenziale, venerdì 19 novembre è uscito il secondo singolo, Quanto ancora. Abbiamo incontrato Federico in occasione della presentazione del dvd del suo film “Shadow”, per far descrivere direttamente a lui il suo ultimo lavoro discografico.
Perché è “Essenziale” questo tuo nuovo disco? In cosa si differenzia dai precedenti?
“Intanto è nato semplicemente per il piacere di fare musica, senza una casa discografica che faceva pressioni; non a caso è uscito dopo alcuni anni dall’ultimo disco di inediti. Anche nel sound si differenza dai precedenti lavori”.
E sei soddisfatto di come “suona” il disco?
“A livello musicale è più chitarristico, c’è meno pianoforte. È stato registrato presso gli Henson Studio di Los Angeles, fondati da Charlie Chaplin; è stata una splendida esperienza: nelle sale accanto c’erano Eric Clapton e Mariah Carey, che in pieno agosto incideva il disco di canzoni natalizie... Ho conosciuto Saverio Principini, produttore italiano che vive lì, che mi ha spronato, gli erano piaciuti i miei pezzi e voleva lavorarci bene. Abbiamo trovato liberi questi spazi degli Henson..quegli studi sono meravigliosi, con fantastiche apparecchiature, e soprattutto con un clima di grande rispetto verso la musica. In Italia, ahimè, quest’arte sta diventando quasi marginale, un po’ come tutta la cultura. Speriamo in una resurrezione culturale del Paese, e mi auguro sia a breve termine, perché siamo veramente in apnea”.
A quale dei pezzi del disco sei più legato?
“Il disco in generale mi piace tutto, faccio fatica a sceglierne uno; lo considero quasi un ´concept´ album fondato da 3 parole: essenziale, ´chitarroso´ e spontaneo”.
Ora è uscito il secondo estratto, Quanto ancora.
“Credo sia la canzone d’amore più struggente che abbia mai scritto in vita mia, e la cosa assurda è che l’ho scritta in un momento di grande felicità sul piano degli affetti. È stata per me la conferma che le canzoni nascono come e quando vogliono. Ero seduto davanti a un pianoforte, in sala, in una pausa di registrazione e, a un certo punto, ho messo le mani sul pianoforte e mi sono uscite le parole da sole; uno dei pezzi che nascono spontaneamente, per ispirazione; quel giorno avevo uno stato malinconico, era una giornata di pioggia, e la mente ha vagato da sola; le canzoni spesso vanno al di là anche della tua vita, della realtà, sono qualcosa di astratto, di impalpabile. Era da parecchio che non scrivevo una canzone d’amore vera e propria, perché è difficile da fare; se non sei veramente ispirato meglio lasciar perdere, ne uscirebbe solo aria fritta, retorica, superflua”.
La tematica emotiva dei pezzi si divide fra speranza, ottimismo e malinconia e tristezza, come se fossi combattuto all’interno: è così?
“Sì, ho un carattere un po’ umorale, vengo aggredito dalle emozioni che mi circondano, sia in positivo che in negativo. È questa mia caratteristica che mi porta a scrivere e a comporre; in realtà l’ ´artista´ è una persona normale, come tutti, non ha niente in più degli altri; bisogna solo cogliere questi momenti in cui ti vengono queste emozioni, queste sensazioni, queste idee; è lì che nasce un pezzo, e tu sei ´artista´ solo in quei pochi secondi”.
Hai curato tu il videoclip del nuovo singolo?
“No, ho deciso per un po’ di non fare più il regista di videoclip; sono concentrato solo sull’aspetto musicale. Quanto Ancora è stato diretto da Dario Albertini, regista e artista visuale, che produce video semplicissimi ma molto musicali, che si sposano perfettamente con i pezzi. In questo periodo della mia vita sto cercando semplicità ed essenzialità, come suggerisce il titolo stesso dell’album”.
Esserti staccato dalle major ti ha dato maggiore libertà creativa? Ci sono anche aspetti negativi da questa situazione? Anche nel settore cinematografico indipendente, ci sono stati problemi di distribuzione di "Shadow".
“In questo momento, potermi autogestire in libertà è una fortuna: il disco lo sento veramente mio, perché non dipende da nessun altro. Nessuno può toccarmelo. È una mia creatura, quasi un figlio. Non a caso l’ho dedicato a mia figlia Linda”.
A proposito, se un giorno lei ti dicesse che vorrebbe intraprendere la carriera di musicista la incoraggeresti?
“Sì, la spronerei. La vedo già molto affascinata dalla musica, ha già una grande passione e senso del ritmo... Indica con il dito lo stereo e vuole ascoltare musica continuamente”.
Anche tu eri così, da piccolo?
“No! Questa passione per la musica è uscita relativamente tardi: vedevo un mio compagno di classe che suonava e… Rimorchiava parecchio! Così, per spirito d’emulazione, ho iniziato con la chitarra... E da allora non ho più smesso... Di rimorchiare sì! (ride, ndr). Poi mi sono appassionato al blues, alla musica di Eric Clapton, di Jimi Hendrix... E lì, coi grandi chitarristi, c’è stata la vera folgorazione”.
E in questo momento, cosa ascolti?
“Tantissimo Blues ´rurale´, come Robert Johnson, Lightnin’ Hopkins, Sleepy John Estes, tutti grandi bluesman del passato, perché è una musica senza tempo e che mi dà una grande pace interiore”.
Ti trovi più a tuo agio con pezzi a tematica sociale (come il pezzo Migrantes) o sentimentale/affettiva?
“In realtà mi sento a mio agio in entrambe le situazioni. Le canzoni, di qualunque cosa parlino, le faccio solo quando mi vengono davvero, per ispirazione”.
A proposito di Migrantes, cosa pensi della situazione degli irregolari in Italia? Proprio in questi giorni a Brescia e a Milano ci sono stati importanti episodi di contestazione e protesta.
“In Italia c’è un clima troppo teso rispetto a queste cose, da parte delle istituzioni si dovrebbe agire in modo diverse, senza un clima da ´caccia alle streghe´, ma garantire a chi viene qui per lavorare una vita quantomeno decente, oltre che regolare, altrimenti è normale che poi si generino situazioni così scottanti”.
Come è nata la collaborazione con Fabri Fibra nel brano L´inquietudine di esistere?
“In modo spontaneo da un incontro, dopo che lui aveva fatto una sua particolare versione di Per Me è importante. Secondo me lui è l’unico in Italia, in questo momento, che se ne frega di essere politically correct, è un’energia e una scheggia impazzita in un sistema di una noia mortale”.
A proposito di sistema, come vedi il panorama musicale italiano, specialmente radiofonico?
“Al di là delle polemiche, ci sono radio che azzardano di più, altre di meno... Comunque, rispetto alla tv, le radio ancora fanno musica, ti permettono anche di suonare dal vivo. In televisione invece non c’è più nessuno spazio per fare un live... Se domani venissero in Italia i Red Hot Chili Peppers, Bob Dylan o Bruce Springsteen per esibirsi in tv non sapremmo dove mandarli per far suonare loro due pezzi”.
Ti piacerebbe una futura collaborazione anche con il tuo amico Giuliano Sangiorgi?
“Magari, abbiamo cantato talmente tante volte che in pratica una collaborazione c’è già stata, manca solo l’ufficializzazione. Per me Giuliano è più di un amico, è come un fratello; abbiamo condiviso moltissime cose in questi ultimi anni e lui è un grande artista”.
Porterai il nuovo disco in tour?
“Ora sto già facendo qualche data di assaggio a due strumenti, in un’atmosfera familiare e avvolgente coi fan. Il tour vero e proprio con tutta la band arriverà in estate. Credo sarà un tour molto lungo e che girerà tutta l’Italia”.
I tuoi due lavori cinematografici sono stati ben accolti, anche dalla critica, soprattutto “Shadow”: hai nuovi progetti in quest’ambito?
“Al momento sono concentrato solo sulla musica; attenderò che la mia anima nera venga a tirarmi per i piedi.. ´Shadow´, uscito praticamente in tutto il mondo, mi ha dato grandi soddisfazioni”.
Torneresti a Sanremo?
“Mai direi mai, ma l’ultima esperienza, al Festival del 2008, è stata abbastanza ´splatter´... Mi piacerebbe magari come autore”.
Citi Dio in Mondo Imperfetto: sei credente?
“Diciamo che ora ci sto seriamente pensando”.
In questo momento, nella vita di Federico Zampaglione, cosa è veramente essenziale?
Risponde senza esitare: “La mia famiglia. E poi la musica”.
web: www.tiromancino.com
Andrea Grandi
(01 dicembre 2010) |