Non si può pensare all’estate appena trascorsa senza prescindere da un fatto certo: Waka Waka ha vinto su tutto. Su un Mondiale di calcio mortificante per una nazionale a dir poco imbarazzante come la nostra (nonostante il calcio rigore di Grosso ad aprire proprio il video più gettonato dell’estate); sul tempo, con un caldo che non sembrava voler esplodere se non a picchi di giorni e di zone; su Internet, con YouTube che si è consumato a furia di click sul video ufficiale divertendosi poi anche a collezionare improbabili imitazioni. Non c’è spiaggia che non l’abbia fatta girare, non ci sono bagnanti che non si siano fermati durante gesti atletici in acqua e non, per emulare un così particolare movimento… Perché il ritornello ormai è una sorta di preghiera a cui non ti puoi astenere, che la sfuggi solo professandoti ‘credente ma non praticante’ o cercando la via del pudore… Perché in giro si è visto di tutto quest’estate. E hanno vinto - insieme a lei - i bambini con l’innocenza di chi canta: ‘saminamina eh eh uaca uaca eh eh’ e improvvisa il primo giorno di scuola il balletto dell’estate. Ma è passata. O meglio no.
Segue, come è giusto che sia, il disco di “Sale el sol”. Tredici brani registrati in lingua spagnola e inglese e due immancabili remix del ‘di cui sopra’ fenomeno tormentone estivo: l’uno interpretato in lingua spagnola, l’altro in lingua inglese. Un disco che non vuole trovare compromessi e che fa sposare due culture diverse, due lingue diverse, spiegandoci che musica latina e rock si sposano e vivono felici e contenti. E ne è convinta, con la consacrazione del terzo disco bilingue. Che le differenze rafforzano, che le differenze sono risorse. Quelle che spende anche nella registrazione del disco, tra New York, Nassau, Santo Domingo e Punta Del Este (Uruguay), e dove fonde il sapore e la grinta con merengue, techno e dance. Un disco in cui non poteva farsi mancare degli ospiti, e li ha scelti con forza come il rapper inglese Dizzee Rascal, l’artista hip hop dominicano El Cata, i portoricani Calle 13 e Pitbull.
Il richiamo a Waka Waka è forte, almeno nel richiamo e nel ritmo anticipato dal singolo Loca, capace dopo solo pochi giorni dalla sua diffusione, di cavalcare i vertici della classifica nazionale radio e svettare al primo posto della classifica su iTunes. Per il relativo videoclip Shakira ha scelto di allontanarsi dalla tradizionale grande produzione televisiva di video musicali. Ha girato le scene a Barcellona, con una videocamera portatile, cercando di cogliere nella sua interpretazione il vero spirito della canzone e coinvolgendo la gente che incrociava per le strade della città. “Barcellona è una delle mie città preferite, è diventata una seconda casa per me”, ha detto Shakira. “Il video è semplicemente incentrato sul divertirsi ed essere una persona vera, con persone vere, in questo posto meraviglioso”. E non ne sbaglia una… anche il suo divertimento diventa contagioso.
Forte dei suoi 33 anni di età, dal 2001, inanella hit senza sosta e senza sbagliare un colpo. Rappresenta anche l’unica - prima e sola appunto - cantante dell’America Latina ad aver raggiunto il primo posto in classifiche come la Billboard Hot 100 e Regno Unito e l’album Laundry Service (15 milioni di copie vendute) si è piazzato tra i 100 album più venduti di sempre. E ora segue un nuovo disco a distanza neanche di un anno dallo sperimentale “She Wolf”, con un ritmo decisamente interessante, con una marcia in più che è data dalla personalità prorompente di questo scricciolo di donna. Nel corso della sua carriera musicale, Shakira ha venduto oltre 60 milioni di dischi in tutto il mondo ed è senza dubbio una delle cantanti internazionali più amate dal pubblico italiano (tanto da ritagliarsi almeno 4 fanclub). Una vera macchina da guerra che sarà protagonista a fine novembre a Torino di un mega concerto per quella che pare essere proprio l’unica data in Italia.
“Un disco che parla di cuori spezzati, di relazioni andate in frantumi; un album diverso dagli altri che ho fatto; una specie di sintesi di vent´anni della mia carriera, come il ricordo di periodi differenti della mia vita professionale”. Presenta con queste parole il suo settimo lavoro e continua. “Lo so che sulla carta sembra una follia ma se lo ascoltate, capirete che funziona. Sono sempre io che cerco di fare qualcosa di diverso partendo da una base merengue”. Un pizzico di curiosità edulcorata viene data dai due brani Islands e Tu boca. Il primo è una cover stravolta di una canzone del gruppo new wave inglese The XX, mentre il secondo è un dark rock scritto da Shakira con il rocker uruguaiano Jorge Drexler (artista che con il brano Al otro lado del río, composto per il film “I diari della motocicletta”, ha vinto l´Oscar come miglior canzone). Come dichiarò in un´intervista al magazine Billboard: “nel nuovo album ci sono due correnti, una è molta musica sull´amore, le esperienze d´amore e le emozioni. L´altra è molto allegra e ritmata". E poi: “La musica di questo album ha influenze dalla Colombia e dalla Repubblica Dominicana. Da una parte è un po´ più latino e dall´altra un po´ più rock ‘n roll". Godetevelo.
COME UNA “MAGIA”
Forse non tutti sanno che Shakira, nome d´arte di Shakira Isabel Mebarak Ripoll, è a tutti gli effetti una bambina prodigio. Che si discosta letteralmente dal modello di ‘bambino prodigio’ con indole autodistruttiva (vedi alla voce Britney Spears per rimanere in ambito musicale, oppure digita Macaulay Culkin, il bambino di “Mamma ho perso l’aereo”, per spostarsi nel più generale contenitore dello showbiz) rimanendo e somigliando più ad un modello puro come Beyoncé. Ebbene. La nostra Shakira vanta un record assoluto: è annoverata tra i principali esponenti del pop latino, debuttando nel mercato discografico latinoamericano nel 1991 alla sola età di quattordici anni. Ma non è solo questo. È considerata, scusate se è poco, l´artista musicale colombiana di maggior successo commerciale, la più conosciuta a livello globale. Ha sdoganato l’immagine del mondo latino arrivando a popolazioni tanto lontane culturalmente, unendo quindi mondi e tradizioni diverse sotto un’unica voce: la sua! È la prima cantante dell´America Latina ad aver raggiunto posti in classifica e vendite con dischi e singoli celebri di cui è anche autrice quali Hips Don´t Lie, Whenever, Wherever, Underneath Your Clothes, She Wolf e Waka Waka (This Time for Africa).
E del fenomeno prodigio basti pensare che il suo primo componimento risale all’età di otto anni, con un brano dedicato a suo padre, Tus gafas oscuras. La sensibilità del genitore, scrittore di fama riconosciuta, volle che l’attenzione della figlia trovasse il giusto spazio. Si erano infatti accorti i genitori che il talento della figlia non era assolutamente cosa comune, spostandosi dalla musica alla scrittura e completandosi nella danza. Pare che la piccola Isabel non riuscisse a fare a meno di ballare nell’incontro con strumenti musicali, poco importava che fosse a casa o nel ristorante di amici di famiglia: lei doveva esprimersi. E vedendola oggi non possiamo fare a meno di confermare quanto queste diverse sensibilità verso la musica, canto e danza siano parti integranti e ormai imprescindibili della star. È l’unione di queste forze, che la rende ancora più forte. L’intuizione del padre di farla partecipare a trasmissioni sia televisive che radiofoniche fu premiata. Nel 1988 partecipò al concorso per giovani talenti musicali “Trovando Artista Infantil” e ne vinse il concorso per tre anni filati.
A 11 anni si avvicinò curiosa alla chitarra e decise che era cosa buona e giusta. Inizialmente la madre credette che la figlia si chiudesse a scrivere delle poesie in cameretta, solo col passare del tempo scoprì che in realtà Shakira creava canzoni, testo e musica. Ed era solo una bambina. Di una sensibilità pazzesca, almeno tanto quanto la sua indole da guerriera. Una personalità che tuttora se non ne sei un fan accanito, non puoi non riconoscergliene. Ne ha e da vendere. Invece di giocare con le barbie, pare che la giovane e promettente Shakira amasse ascoltare Led Zeppelin, Beatles, The Police, Cure e Nirvana. Come ha dichiarato lei stessa: “John Lennon ha avuto su di me la più grande influenza, nonostante i Rolling Stones, gli AC/DC, gli The Who, i The Pretenders, i Red Hot Chili Peppers, i The Cure, Tom Petty, i Depeche Mode, i The Clash, i Ramones hanno influito su molte delle mie canzoni”.
Come anticipato poche righe fa, incise il primo disco, “Magia” (pubblicato dalla Sony Music Colombia), a soli 14 anni. Oltre a un riscontro immediato sul pubblico, questo disco la portò all´attenzione degli esperti, tanto da consacrare la musica come suo scopo di vita, che intrecciò con la carriera di attrice sempre nella realtà colombiana. È il suo terzo disco “Pies descalzos” ad imporsi sul mercato statunitense (con oltre 4 milioni di vendite). Correva l’anno 1995 e per l’istrionica ragazzina era l’anno della maggiore età e di un traguardo: mescolando pop e rock aveva raggiunto vette che gli altri artisti latini potevano solo sognare. Ma per lei non c’è sonno che la possa risvegliare da questo sogno.
“Dónde están los ladrones?”, disco pubblicato con il marito di Gloria Estefan, raggiunge 8 dischi di platino. Questa collaborazione e questa apertura verso il mondo musicale, porta Shakira a sperimentare la lingua inglese, traducendo i suoi successi per renderli ancora più internazionali. Inizia il 2000 con il successo anche televisivo, con MTV che la corteggia per un programma, con i Grammy che la vogliono ripetutamente sul palco. Shakira c’è, con la sua grinta, con la sua femminilità, con la sua energia. Il primo disco che segna l’esperienza e consacrazione inglese è “Laundry Service” e viene lanciato direttamente in tutto il mondo, a dimostrare l’effetto cassa di risonanza della stessa. Premi, riconoscimenti, grida e urla dei fan, fatica e sudore.
Nel dicembre del 2002 uscì la prima raccolta completa dei successi in lingua spagnola di Shakira, intitolata “Grandes éxitos”. Poi si lanciò su due suoi nuovi progetti musicali, “Fijación oral 1”, con canzoni in spagnolo, e “Oral Fixation 2”, con brani scritti in inglese. “Perché tutto parte dalla mia bocca” ha sinteticamente commentato, spiegando che i dischi “gemelli”, come ama definirli lei, vengono concepiti dall´oralità dell´artista: è la bocca a raggiungere il mondo esterno rispetto agli altri organi di relazione. Vengono considerati due album storici nel panorama musicale latino, che un successo globale con oltre 7 milioni di copie vendute. E poi è la volta di collaborazioni interessanti, come quelle con Beyoncé, Alejandro Sanz e Miguel Bosé.
Esattamente un anno è la volta di “She Wolf”, album un po’ sperimentale, che dal sound elettronico - tra sintetizzatori e ritmi dance – che mette a prova la fiducia dei fan. Che non è disattesa. “È stato un viaggio di sperimentazione tra vari suoni, volevo divertirmi con l´elettronica, i beats, i sintetizzatori, ed ho contattato persone di altri paesi alla ricerca di nuove influenze che mi permettessero di combinare la musica elettronica con sonorità da tutto il mondo, tamburelli, clarinetti, musiche orientali e Hindu”. Passa un soffio e siamo tornati a parlare di Waka Waka, all’estate 2010… che è risultato l’inno dei mondiali di Calcio più suonato, visto, cliccato e venduto di tutti i tempi. Siamo tornati da dove siamo partiti ma chi congediamo con un pensiero… E pensare che uno tra i maggiori esponenti della musica contemporanea internazionale all’età di dieci anni venne cacciata dal coro della scuola perchè la sua voce era giudicata “troppo forte”.
web: www.shakira.com
Elisa Bellintani
(15 novembre 2010) |