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 MAROON 5
MAROON 5 LA QUADRATURA DEL CERCHIO
LA QUADRATURA DEL CERCHIO

Ne sono passati di milioni di dischi da “Songs About Jane”, 15 per l’esattezza, e anche di premi, 3 Grammy sopra a tutti, che hanno sottolineato la loro freschezza (2005, Best New Artist) e la loro forza come band (2005 e 2007, Best Pop Performance By A Group). Ne sono passate anche di soddisfazioni, dal torrido duetto di If I Ever See Your Face Again con Rihanna a due tour mondiali affollati di fan, e anche di personali riconoscimenti, dal volto di Adam Levine ‘ingaggiato’ dai creatori del videogioco “Band Hero” alla linea di abbigliamento da lui creata, la “222” (che porta il nome dello studio di registrazione dove ha registrato la prima demo, quando i Maroon 5 si chiamavano ancora Kara’s Flowers).

Se il secondo album è sempre il più difficile, il terzo non è mai una passeggiata - soprattutto se ti chiami Maroon 5 e devi convivere con la pesante e dispregiativa etichetta di boyband, o comunque band da non prendere troppo sul serio. Ecco perché “Hands All Over” è una prova del nove soprattutto per Adam e i suoi compagni, per dimostrare a se stessi e a tutto il resto del mondo che fare del pop che spezza il cuore delle ragazze non significa per forza avere un target rosa/teen.

È lo stesso Adam Levine ad ironizzare sul suo status di sex symbol: nel video del singolo di lancio, Misery, viene preso a pugni, calci e più volte investito da una bellissima ragazza che, evidentemente, si vuole liberare di lui; metafora della condizione dell’innamorato insicuro e sofferente, condizione che, nella vita reale, sembra peraltro davvero ben poco addirsi ad Adam.

 

Fa niente se poi la splendida bionda che fa impazzire Adam in Misery è per davvero la sua fidanzata; per uno che nel suo carnet di conquiste annovera bellezze del calibro di Jessica Simpson, Maria Sharapova, Natalie Portman e Cameron Diaz l’importante è riderci su. Nel secondo video estratto da “Hands All Over”, invece, Adam interpreta la classica parte del ragazzo con la chitarra che, ad una festa dove succede di tutto intorno a lui, sta a guardare e continua imperterrito a suonare, invece che buttarsi nella mischia; quasi a voler dire: la musica viene prima delle belle ragazze. O almeno questo è quanto accade in Give A Little More. Come Adam puntualizza, “Ci piace girare video sexy, avere belle ragazze intorno, sarebbe così noioso un video con solamente noi 5 in scena a suonare.

 

Non solo. Per questo set i Maroon 5 hanno preparato un biglietto da visita inequivocabile: la produzione affidata a Robert John “Mutt” Lange (AC/DC, Foreigner, The Cars), a voler sottolineare lo status di rock band che i cinque si sentono addosso. “Non abbiamo parlato con nessun altro,” racconta Levine. “Mutt è indubbiamente uno dei produttori di maggior successo di sempre”; il tastierista Jesse Carmichael aggiunge: “Mutt ci ha veramente aiutato a suonare al nostro meglio, ci ha spinto a superare noi stessi e a essere grandiosi. Tutto quello che fa Mutt è grandioso.”. “Rock” i Maroon 5? Forse non nel sound, ma se considerate che anche Slash (quanti ne conoscete più rock di Slash?) ha voluto collaborare con Adam, magari una chance la si potrebbe anche provare a dare ai Maroon 5. La scelta di Robert Lange come produttore assume anche una forte valenza simbolica per Adam, che da ragazzo ha scoperto il suo amore per la musica proprio grazie a lui: si trovava ad una festa “in uno di quei posti nella San Fernando Valley, dove i ragazzini si vestivano da star del rock e cantavano in playback le loro canzoni preferite,” racconta. Levine scelse il classico dei Def Leppard Pour Some Sugar On Me: “Sapevo di poter cantare perché la mia insegnante di musica mi aveva detto che avevo una bella voce, ma non mi ero mai esibito prima di allora. Ho afferrato il microfono e mi sono buttato. Alla fine ho capito che era quello che volevo fare per il resto della mia vita. Per me tutto è cominciato da quell’esperienza ”. Pour Some Sugar On Me era notoriamente prodotta proprio da Lange.

 

 

Per registrare “Hands All Over” i Maroon 5 si sono trasferiti in Svizzera, a Vevey, sul lago di Ginevra, dove Lange ha il suo studio. “Già solo essere vicini a quelle montagne maestose e ai laghi era fonte di grande ispirazione,” racconta Jesse Carmichael. “Svegliarsi e ammirare questi giganteschi picchi ricoperti di neve, quell’atmosfera ha influenzato il disco e ha fatto sembrare il tutto un magico campo estivo.”

Il sound di “Hands All Over” è un “ibrido assassino di rock, pop, funk e r&b”, come spiegano i Maroon 5; “Un ibrido perché ha raccolto il meglio degli altri nostri due dischi, ed è davvero cool”, dice Adam; agli ascoltatori nemmeno troppo attenti non sarà sfuggita l’incredibile somiglianza tra Misery e This Love, il grande successo del loro primo album, ma forse nell’ottica di queste affermazioni si può lasciar cadere l’accusa di ‘plagio interno’. “Tutti i nostri dischi dovrebbero essere come il nostro primo lavoro, è così che la vediamo. Non vogliamo certo riposare sugli allori o prendercela comoda. Vogliamo sempre aspirare a fare del nostro meglio – e questo è esattamente lo spirito di questo album”. James Valentine infatti commenta: “Il sound è totalmente diverso da cosa abbiamo fatto finora”; Adam precisa: “Il nostro primo album rappresentava una proiezione del mio amore per Stevie Wonder. Nel secondo ci muovevamo tra Prince ed i Police. Invece non avevo nessuno in mente per questo terzo lavoro. È solo del grande pop”. E pop non è una parola che provoca l’orticaria ai Maroon 5, anzi; “Essendoci i Beatles e Stevie Wonder tra le nostre ispirazioni portiamo rispetto all’arte di fare pop. Non è un termine di cui vergognarsi, secondo noi”, chiarisce James.

E lo sforzo si evince, in una costante ricerca del ritmo sostenuto (ci sono davvero poche ballate) accompagnato a ritornelli altamente orecchiabili; “Lange mi ha fatto lavorare più duramente di chiunque altro”, continua Adam. “Quando andavo da lui con una canzone finita, mi diceva: ‘Questo è un buon inizio, adesso spogliala di tutto fino alla base ritmica e ricomincia da capo’. La cosa bella di lui è che non solo è un produttore leggendario, è anche un autore in gamba”.

Altra sorpresa è il featuring a sorpresa in Out Of Goodbyes con i Lady Antebellum, il popolare gruppo country di Nashville. “Abbiamo sempre amato la musica country,” dice Levine, “e loro hanno portato il vibe necessario con le lap steel, la ambient guitar e la deliziosa voce country di Hillary Scott”. E Adam dà sfoggio sicuro dei suoi migliori falsetti, siano questi i complementi al funk di Give A Little More che nell’aggressiva e dura title track.

Quello che non è cambiato è l’attenzione dei Maroon 5 per le questioni ambientali. Nel corso dei loro tour passati la band di Los Angeles ha collaborato con l’organizzazione ambientalista Reverb per ridurre le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale. Noti per il loro impegno nella tutela dell’ambiente i Maroon 5 sono diventati membri dell’associazione americana a difesa delle risorse naturali NRDC (Natural Resources Defense Council) e nel 2006 hanno ricevuto il premio Environmental Media Award. I ragazzi hanno inoltre dedicato tempo ed energie al progetto Global Cool, un’iniziativa lanciata per sconfiggere il riscaldamento del pianeta motivando un miliardo di persone nel mondo a ridurre il proprio consumo personale di energia. E tutto questo il beneplacito di Adam Levine, che nonostante vada pazzo per le auto (la sua preferita è una Mercedes 280 SE 3.5 Cabrio del 1971) ha scelto di guidarle il meno possibile proprio per dare il suo personale contributo a non peggiorare la grave situazione in cui versa l’atmosfera.

Anche per il proprio stile i Maroon 5 scelgono l’understatement. Adam Levine ha difatti da poco inaugurato la sua linea fashion “222”; “È molto semplice, essenziale e duratura nel tempo. Jeans, t-shirts e giubbini in pelle, ovvero tutto quello di cui ho bisogno. Penso che sia divertente essere la persona meno ‘vestita’ in una stanza. Non ci sarà nulla di eccessivo in questa collezione, mi piace la sobrietà”. E restando in tema di sobrietà, lo scatto che rappresenta “Hands All Over” è un autoritratto della fotografa diciannovenne inglese Rosie Hardy. Il management dei Maroon 5 la ha contattata perché scrivendo in Google “hands all over” uno dei risultati era proprio il suo autoscatto, taggato su Flickr con questa didascalia; insieme con Rosie i Maroon 5 hanno ripensato la fotografia per renderla più sexy, e l’interpretazione della foto è libera (per Rosie, ad esempio, rappresenta il ricordo di una relazione finita male che brucia ancora).

E libera è anche l’interpretazione della famosa dichiarazione che Adam Levine ha rilasciato durante un’intervista qualche anno fa, in cui paventava la possibilità di sciogliere la band quando questa avesse raggiunto il suo picco di notorietà; “Non so se voglio continuare a fare questo a 40, 50 anni, come fanno i Rolling Stones”, ha poi aggiunto. Ma in una recente intervista ha rettificato: “I Maroon 5 non andranno da nessuna parte, e penso che la gente non voglia vedermi continuare da solo. ‘Ehi sono Adam Levine, e questo è un mio album!’. Che cosa brutta. Certo, mi piace collaborare con altri artisti, sperimentare cose per conto mio, ma non voglio essere un solista. Sarò in questa band ancora per molto tempo”. Siete avvisati.

web: www.maroon5.com

Elisa Bellintani
(18 ottobre 2010)

 TUTTO SU MAROON 5

2010
Hands All Over

2007
It Won´t Be Soon Before Long

2002
Songs About Jane
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