Che dire, di un personaggio come Kylie Minogue? O più che altro, da dove iniziare? Queste sono le domande che affollano la mente nel momento in cui ci si focalizza nell´impresa non facile di sintetizzare in così poco spazio un´intera carriera, soprattutto se si tratta di quella di una delle più grandi icone pop viventi, un´artista e prima di ogni cosa una donna che ha nella sua vita ha fatto di tutto, toccando vette altissime e sprofondando in baratri da cui nessuno pensava sarebbe mai risalita: una che ha cambiato pelle innumerevoli volte, tanto da poter duettare indifferentemente con artisti indipendenti come Nick Cave e stelle del pop del calibro di Robbie Williams; che oltre ad essere una cantautrice di successo è anche attrice, produttrice e stilista, e che in più di vent´anni nel mondo della musica ha venduto milioni di dischi; che oltre ai premi dedicati alla propria produzione che le hanno riconosciuto le maggiori academy del settore (ben 16 ARIA Awards, 3 BRIT Awards, 1 Grammy... ma la lista completa è molto più lunga) si è vista conferire il titolo di Ufficiale dell´Ordine dell´Impero Britannico e, dal governo francese, la carica di Cavaliere Delle Arti e Dello Spettacolo Nazionale; che è riuscita persino a tornare sulle scene dopo aver sconfitto il cancro. Tante, troppe cose, dunque... giusto per non sbagliare, o dimenticare qualcosa, tanto vale partire semplicemente dall´inizio.
Nata a Melbourne, classe 1968, la figlia maggiore dei coniugi Minogue muove i primi passi nel mondo dello spettacolo come una delle protagoniste della soap opera australiana “Neighbours”, ruolo che le assicura una discreta notorietà in Patria così come nel Regno Unito. Tuttavia, la carriera di attrice non è quello che attira veramente Kylie, e l´occasione per uscire dal proprio guscio arriva con uno spettacolo di beneficenza in cui canta il brano The Locomotion, una cover di Little Eva: la sua esibizione è talmente convincente da farle guadagnare subito un contratto discografico, e il brano debutta l´anno successivo al primo posto della classifica dei singoli più venduti in Australia. Nel 1989, un anno dopo l´uscita del suo album di debutto “Kylie”, premiato da ben 7 milioni di acquirenti di dischi, Kylie abbandona definitivamente il mondo della televisione per dedicarsi a tempo pieno alla propria carriera musicale.
L´evoluzione della giovane pop star negli anni successivi è rapidissima: se infatti già con il secondo album “Enjoy Yourself”, finalmente libera dagli impegni di attrice, scopre la propria attitudine di performer dal vivo (una passione, quella per il palcoscenico, che non l´avrebbe mai più abbandonata diventando un suo marchio di fabbrica), è solo con la terza prova di “Rhythm Of Love” del 1990 che Kylie decide di abbandonare l´immagine rassicurante di sorridente ragazza acqua e sapone per costruirsi addosso una nuova identità più matura e sexy, che la porterà a popolare le fantasie di buona parte del genere maschile. In particolare fa colpo su di un connazionale, un “certo” Michael Hutchence (leader della band INXS), con cui inizia una relazione: è proprio l´avere al proprio fianco una figura così carismatica che porta Kylie a ribellarsi ai metodi produttivi che all´epoca le imponevano di essere una semplice interprete in balia degli autori ingaggiati dalla casa discografica. Sente di avere la forza per camminare con le proprie gambe e così, dopo “Let It Go” e il primo “Greatest Hits” della sua carriera, Kylie passa sotto Decostruction Records. Inizia allora il suo periodo più buio, seppur estremamente fruttuoso dal punto di vista della crescita artistica, che nell´arco di soli due album (“Kylie Minogue” del 1995 e “Impossible Princess” del 1997) la vede trasformarsi in autrice delle proprie canzoni e manager di se stessa. Che sia stato il dolore per suicidio di Hutchence (con cui comunque aveva già rotto da tempo) o qualcos´altro a darle la spinta giusta per uscire dalla propria crisi personale, quando approda in Parlophone alla fine degli anni ´90 Kylie Minogue è pronta per il grande salto, per la consacrazione nello stardom mondiale, un riconoscimento che non tarda ad arrivare. Abbandonate le tonalità scure e indie del periodo in Descostruction, tornano a farsi sentire le influenze del soul e della disco anni ´70, riferimenti iconici di quell´attitudine per la dancefloor che Kylie ha sempre avuto nel sangue: trascinato da singoli divenuti ormai classici come Spinning Around e Kids (in un fortunato duetto con un Robbie Williams all´apice della propria carriera) l´album “Light Years” diventa nel 1999 uno straordinario successo mondiale, superato per fortuna e notorietà solo dal successivo “Fever” del 2001, che con brani come Can´t Get You Out Of My Head conferma definitivamente lo status di assoluta celebrità della cantante.
Raggiunto l´apice della propria carriera, però, la sua corsa subisce una battuta d´arresto. Il successivo “Body Language”, più elettronico e sperimentale, pur accolto in maniera positiva dalla critica non ottiene il successo sperato e durante il fastoso “Showgirl Tour” del 2005, che più che un semplice live è un vero e proprio spettacolo ispirato all´Art Decò e alle showgirls di Las Vegas, la Pop Star fa un annuncio che sconvolge completamente i propri fan: i medici le hanno diagnosticato un tumore al seno allo stadio iniziale. La tournée viene immediatamente interrotta, e Kylie fa perdere le sue tracce per diverso tempo.
Molti pensano che sia la fine, che quello sia il suo ritiro definitivo dalle scene. Invece solo un anno dopo la ritroviamo guarita e intenta a rimaneggiare il tour lasciato incompiuto facendolo diventare una grande evento che segna il suo ritorno trionfale; e poco dopo addirittura realizza un nuovo disco, che decide di intitolare “X” proprio in onore dei fan che l´hanno sostenuta nel periodo della malattia e che con quel nome hanno sempre fatto riferimento all´album che avrebbe consacrato la rinascita di Kylie Minogue.
I tre anni successivi vedono la cantante girare il mondo in un susseguirsi continuo di spettacoli, quasi come volesse recuperare il tempo perso, bisognosa di cercare sempre più quel contatto con il suo pubblico, quelle persone che l´hanno resa una delle artiste più importanti della musica contemporanea; ed è proprio da questa lunga esperienza in tour che la Minogue ha tratto l´ispirazione per questo nuovo album, “Aphrodite”, l´undicesimo disco di inediti della sua produzione. “Credo che l´ispirazione per tornare in studio e ricominciare tutto questo otto volante di emozioni mi sia arrivata dagli show che ho fatto in Nord America... sono stati talmente spontanei, e mi sono sentita talmente ricompensata dal pubblico che mi ha riportato alla mente quanto fare musica possa essere una cosa straordinaria. Mi ha dato nuova energia. E poi ho reinterpretato e cambiato talmente tante volte le mia canzoni in questi anni che l´idea di avere qualcosa di fresco su cui lavorare era certamente intrigante”, ha commentato Kylie.
Nulla è infatti più adatto del termine “fresco” per descrivere questo nuovo lavoro che, come si può notare già dalle note del primo singolo estratto All The Lovers, testimonia un nuovo ritorno della pop star alle proprie radici dance e ad atmosfere più solari ed aperte, segno che le nuvole di tempesta potrebbero essersi definitivamente allontanate dal cielo sopra Kylie. Un album ottimista, di una donna che guarda alla vita con occhi nuovi, un atteggiamento che secondo l´artista è ben rappresentato dal singolo: “All The Lovers è stata una delle ultime canzoni che abbiamo inciso per il disco, e mentre la stavamo registrando sentivo che sarebbe dovuta essere il primo singolo, perché riassume perfettamente le sensazioni che ci sono in tutto l´album. Mi fa venire la pelle d´oca ogni volta che l´ascolto!”.
Sono tantissimi i collaboratori illustri che fanno la loro comparsa tra i crediti di “Aphrodite”: tra questi Jake Shears della band Scissor Sisters, il Dj e produttore Calvin Harris e Tim Rice-Oxley dei Keane; una presenza importantissima è ancora quella del celeberrimo produttore Stuart Price, che ha lavorato con artisti del calibro di Madonna, P Diddy e The Killers, e che nella genesi di “Aphrodite” ha avuto un peso ben considerevole dal momento che si è occupato assieme alla Minogue di selezionare le canzoni che sono entrate a far parte della tracklist, in modo da rendere l´album uniforme e fluido come un unico discorso che si snoda all´interno dei brani. Un ruolo importante, quindi, che ha permesso al produttore di avere una visione d´insieme sul lavoro svolto per “Aphrodite” e restituire così la migliore immagine della Star: è lo stesso infatti Price a descrivere l´album come “Kylie mentre fa musica dance nel modo migliore possibile. Contiene tutto quello che ti viene in mente quando pensi a tutto ciò che la caratterizza”.
Davvero un grande ritorno, quindi, che non manca però di gettare ancora una volta un´ombra di dubbio sul futuro della Pop Star. “Aphrodite”, con l´euforia e la gioia di vivere che porta al suo interno, sarebbe infatti secondo l´autrice un ottimo modo per salutare il proprio pubblico: “E´ una specie di sintesi dei momenti migliori della mia carriera musicale, ed in alcune parti è anche riflessivo, non ti fa solo ballare. Credo che sarebbe una buon ultimo disco, se dovessi decidere di non farne più”. Speriamo ovviamente di no, anche se ormai abbiamo capito che da una come Kylie ci si può aspettare veramente di tutto, persino che si trasformi nuovamente diventando a tempo pieno la produttrice e manager del proprio patrimonio. A proposito, se osservando la copertina di “Aphrodite” vi viene la strana sensazione che ricordi, nel taglio fotografico, la pubblicità di un profumo, non preoccupatevi, non state diventando matti: assieme al lancio del nuovo album; Kylie infatti presenterà infatti la sua prima essenza, “Darling”, che la lancia in un nuovo ambito in cui siamo certi avrà successo.
Afrodite, dunque: la dea dell´amore, della bellezza, ma soprattutto della sensualità; allegra, intrigante, ma anche capace di stimolare emozioni profonde. Tutto questo, è Kylie Minogue.
Alberto Lepri
31 agosto 2010
|