JD Samson è una leggenda della musica underground newyorkese. Icona gay – paladina delle lesbiche di mezzo mondo – femminista convinta, ha gravitato per sette anni, assieme a Johanna Fateman e Kathleen Hanna, nel trio electro-punk – ora desaparecido – de i Le Tigre. Per far riunire il gruppo, seppur in veste di produttrici, quest’anno, c’è voluta Christina Aguilera che le ha fortemente volute per creare alcune tracce da inserire nell’album “Bionic”.
In realtà JD non ha mai smesso di fare musica. Nonostante il periodo di pausa della band, è subito andata in tour con Peaches e si è occupata di diverse realtà musicali. Assieme a Johanna, nel 2008, ha dato vita al collettivo MEN, nuovo gruppo che oggi catalizza tutte le sue energie. Abbiamo incontrato l’eclettica cantante, chiacchierato dei suoi progetti, della situazione musicale a New York City tra collaborazioni pop e contaminazioni artistiche.
JD parlaci di come sono nati i MEN: come mai la nascita di un nuovo progetto musicale nonostante il successo de i Le Tigre?
“Con i Le Tigre c’è stato un lungo periodo di pausa ma io e Johanna sentivamo di dover continuare a dedicarci alla musica. Ci siamo organizzate insieme per fare molti dj set in giro per il mondo come anche a remixare musica per altri artisti ma continuavamo ad avere idee originali per la testa così non le abbiamo lasciate sfuggire! Per noi è stata un’esigenza quella di continuare a produrre nuovo materiale, anche se al momento, come Le Tigre, non eravamo all’attivo. Così, assieme a Michael O’Neill e Ginger Brooks Takahashi, è nato il progetto MEN che di fatto è un collettivo artistico; sul palco è un trio ma si avvale anche dell’apporto creativo di Emily Roydson”.
Non siete più attivi come “Le Tigre” ma la band compare tra i produttori del prossimo album di Christina Aguilera. Com’è stato lavorare con un’icona della musica pop?
“E’ stata un’esperienza incredibile. Non solo Christina è una vera cantante ma è anche una vera femminista! Con noi è stata una persona straordinaria, un’amica, una professionista. Ci è piaciuto molto lavorare con lei: è una stacanovista e musicalmente sapeva perfettamente quello che voleva. Personalmente l’ammiro sia come businesswoman sia come donna”.
Tornando al progetto MEN, sappiamo che l’album è pronto e che state considerando diverse opzioni per la sua pubblicazione. Come reagireste se una Major si rivolgesse a voi proponendovi un contratto a patto di rimetterci le mani sopra?
“Non siamo spaventati dalle case discografiche. L’ultimo album de i Le Tigre è stato pubblicato sotto l’etichetta Universal/Island: abbiamo avuto un’ottima esperienza con loro, sono stati molto professionali e ci hanno messo completamente a nostro agio facendo in mondo che potessimo mantenere il controllo creativo. Personalmente penso che le Major aiutino le band ad avvicinarsi al loro pubblico: investono i loro soldi in strategie di marketing e progetti che ci portano ad essere ascoltate dalle persone giuste nei momenti giusti. Questo, al contrario di alcuni artisti della scena indie, non ci fa paura! Vorremmo raggiungere i nostri fan più facilmente e per questo stiamo considerando diverse opzioni. Stiamo cercando qualcuno che sappia fare il suo mestiere e che voglia unirsi alla nostra squadra!”.
Parliamo delle vostre origini. Cosa pensi della recente rivoluzione creativa di Brooklyn a scapito della “fuga di artisti” da Manhattan? Quanto è cambiata la scena artistica newyorkese negli anni della crisi?
“Si è vero. Molti degli artisti che conosco oggi vivono tra Brooklyn e il Queens; penso che questo tipo di nuova �migrazione� in nuovi quartieri non sia solo una prerogativa di NYC, ma capiti poi in molte altre città. Penso che sia proprio ciò che rende le città interessanti, questo continuo passaggio di persone diverse da un quartiere all’altro, è il dinamismo urbano che caratterizza una città e che a sua volta ispira gli artisti e crea ciclicamente nuove situazioni. A Manhattan rimangono sempre e comunque le gallerie e le sale da concerti più importanti. Il fatto è che molte persone non riescono più a permettersi di vivere nella �City� o semplicemente hanno bisogno di nuovi spazi, quindi cercano soluzioni in altri quartieri. Di Williamsburg siamo innamorate del �Metropolitan Bar� che è un locale gay con un bellissimo spazio all’aperto dove amiamo andare a prenderci un drink mentre si esibiscono altri artisti della scena queer”.
A proposito della “fucina di talenti” che sforna New York, vi capita spesso di collaborare con altri artisti? Quali sono i vostri rapporti con altre forme d’arte come la pittura, il design, la moda?
“Al momento non riusciamo a trascorrere molto tempo a New York; fra il tour mondiale intrapreso coi MEN e i Dj set che ci portano sempre fuori, quando ci ritorno mi sembra di essere una turista! Siamo, comunque, in costante collaborazione con altri artisti e musicisti, da tutto il mondo. Per noi collaborare con altri è fondamentale per portare la nostra musica sempre su un altro livello. Non ha molta importanza dove vivono le persone, per noi l’importante è collaborare con persone che ammiriamo!”.
Ultima domanda: come sono andati i concerti live italiani? Com’è stata l’accoglienza del nostro pubblico?
“Il pubblico è stato fantastico, abbiamo trascorso dei momenti bellissimi qui in Italia; siamo stati a Bologna, poi a Roma e infine a Milano che è stata l’ultima nostra tappa del tour europeo. Vuoi sapere una cosa però? Penso che abbiamo davvero mangiato troppo!”.
web: www.menmakemusic.com
Jean Marc Mangiameli
(11 maggio 2010)
|