Con sincerità e candore aveva ammesso: “Un po’ sono preoccupato, visto anche l’esito del voto di ieri sera … Ma che si dice in sala stampa?”. Così ci raccontava Tony Maiello ieri a poche ore dal suo debutto sul palco dell’Ariston. “L’orario tardo un po’ penalizza i più giovani, non credo ci siano molti ragazzi svegli per votare a quell’ora. Ad ogni modo staremo a vedere”. E ieri sera abbiamo visto: Tony in finale. Questa sera si contenderà la vittoria nella categoria Nuova Generazione con Jessica Brando, Luca Marino e Nina Zili.
“Quello che mi interessa è farmi conoscere come cantautore, che poi è la cosa che mi riesce meglio. Farmi apprezzare e non solo per la bellezza, perché mi sono un po’ stancato di leggere di me che sono bello: sì, va bene, ma quando mi inizierete a dire se sono bravo?”.
Tony racconta che la scrittura fa parte della sua stessa essenza. “Mi succede nei momenti in cui meno me l’aspetto, questo desiderio di scrivere. Anche la notte scorsa: mi sono svegliato alle 3 e mezzo, così, di colpo, e mi sono messo a scrivere. Avevo fatto un sogno …”. Ma Tony non è il tipo da taccuino: “Preferisco scrivere sul computer, o anche sul cellulare, mi piace molto più della carta e della penna. Se dovesse saltare la memoria … beh, tanto è tutto qui”, e si indica la testa.
Tony aveva già provato lo scorso anno ad entrare nella rosa dei Giovani in gara a Sanremo, ma non era andata bene. “Non ero pronto. Ogni cosa a suo tempo, non l’ho presa male perché forse non era quello il momento giusto. E il tempo sembra avermi dato ragione”. Anche quando è uscito da X Factor ha preferito fermarsi e riflettere su quale direzione intraprendere. “Ho pubblicato un EP ma si è trattato di una tappa del mio percorso. Mi stavo conoscendo. Adesso mi sento molto più sicuro”. Il linguaggio della resa è stata presa a Sanremo ed è entrata nella rosa dei 4 finalisti; “Sanremo è una bella opportunità per rilanciarmi, per far vedere cosa so fare, e anche per trovare nuovi stimoli di scrittura: Sanremo è una manifestazione bellissima, delirante, è proprio l’aria che si respira che è straordinaria”. Esaltante, ma anche stancante. “Ma sai, non esistono ragioni razionali per fare questo lavoro. O lo fai perché ti piace, o bastano pochi giorni come questi per sentirti a pezzi, stravolto, esausto. Per cui ben venga la stanchezza, è anche questo che volevo; e firmare autografi per la strada, fare foto, salutare, mi piace tutta questa attenzione ed il fatto che con poco posso dare un piccolo momento di gioia”. Tante strette di mano e tanti complimenti, anche per quegli occhi azzurri che ti guardano schietti; “La cosa più bella che mi hanno detto è che non pensavano sarei arrivato fin qui, non pensavano sarei resistito, e che sono felici di ritrovarmi con più esperienza di prima. Il fatto è che forse qualcuno mi ha sempre voluto vedere come il bambino di 19 anni di X Factor”.
Il linguaggio della resa è la sua canzone, ma la resa è una condizione che non sembra affatto appartenergli. “E’ vero, io sono uno tosto che non molla mai. Ma se una persona mi fa del male allora lascio e mi chiudo nel silenzio. Non penso che il silenzio sia una condizione da deboli, non sempre occorre parlare. Soprattutto quando qualcuno ti delude per davvero”. E a lui, ovviamente è successo. “Come a tutti, comunque”.
Tony sa bene che cosa porta sul palco dell’Ariston con la sua Il linguaggio della resa. “Un argomento nuovo che non è ancora stato trattato. Si parla sempre di amore non corrisposto, o di amore felice o di fine di un amore, ma mai di quel momento in cui uno si rende conto di non farcela e preferisce tacere che affrontare lunghe discussioni. È una forma di linguaggio inesplorata”.
Da buon campano, anche Tony è scaramantico – ma con riserva: “Niente cornini ma le grattate di rito ci stanno! C’è questo bracciale che mi porto dai tempi di X Factor. E comunque c’è sempre il mezzo bicchiere di whisky prima di salire sul palco”.
È in uscita “Il linguaggio della resa” (Non ho l’età), l’album di Tony che contiene l’omonima canzone di Sanremo.
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