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 MICHAEL BUBLE
MICHAEL BUBLE IL CROONER DELLA PORTA ACCANTO
IL CROONER DELLA PORTA ACCANTO

22 milioni di dischi venduti in tutto il mondo sono un risultato che a tanti farebbe venire l’acquolina in bocca; Michael Bublé, il crooner canadese di origini italiane questo risultato lo ha raggiunto in nemmeno 10 anni, e proponendo un genere non proprio da classifica istituzionale (jazz, swing e cover). Le sue versioni di Moondance e Sway gli hanno dato la fama, la sua Everything è diventata l’inno ufficiale degli innamorati di tutto il mondo e con I Haven’t Met You Yet Michael si presenta in una veste più pop. “Crazy Love”, il 4° album, introduce alcune novità nel repertorio classico di Bublé: due cover più ‘moderne’ (Crazy Love di Van Morrison e Heartache Tonight degli Eagles), uno in stile Motown (Baby (You�ve Got What It Takes) con Sharon Jones e i Dap-Kings) e una tecnica di registrazione old-fashioned (studio a porte aperte e tracce nate sull’8 piste). Ma la più grande novità è che oggi Michael Bublé non ha paura di raccontarsi a cuore aperto. 

In “Crazy Love” ti proponi da crooner, il ‘ruolo’ che ti ha regalato il successo. Non hai voglia di cambiare?
“Per più di 10 anni ho lottato per essere quello che sono oggi, sarei un pazzo a voler fare qualcosa di diverso! Magari i tempi sono maturi per provare qualche strada differente come quella del cinema, ma per adesso sto letteralmente vivendo il mio sogno. Non potrei fare solo cover perché mi annoierei – e vi annoierei – e per lo stesso motivo non potrei solo scrivere canzoni d’amore, per cui preferisco continuare a crearmi un repertorio misto come sto facendo ora”.

Una volta hai detto che il tuo sogno è quello di diventare il più grande intrattenitore del mondo. Continua ad esserlo?
“Assolutamente. Fare l’intrattenitore è un mestiere molto difficile, e oggi al mondo ce ne sono davvero pochi. Attenzione, con intrattenitore non intendo colui che sta alla guida di un varietà con fuochi d’artificio e ballerine e legge una scaletta. L’intrattenitore riesce a stabilire un contatto con il pubblico, ad animarlo, a regalare emozioni e a stabilire una connessione con chi ha davanti. Penso a Robbie Williams, a Celine Dion, al vostro Fiorello. Ci sono spettacoli meravigliosi ma il cui artista non si può certo definire un entertainer puro. I concerti di Britney Spears sono un eventi ma lei non è un’intrattenitrice. La stessa cosa vale per Kanye West. Prendi invece Leonard Cohen: solo con la propria musica e la propria anima è capace di tenere banco per 3 ore, e chi esce da un suo concerto torna a casa pensando di aver visto lo spettacolo più bello del mondo. E bada bene che non è una posa: se sei falso e reciti la gente se ne accorge, e prima o poi ti scarica. Io faccio la stessa cosa che facevo 10 anni fa, con la stessa passione e lo stesso entusiasmo, solo che 10 anni fa lo facevo negli strip bar. Un po’ mi mancano, gli strip bar, ti confesso!”.

Hai avuto il coraggio di ammettere di essere andato dallo psicanalista dopo la fine della tua relazione con l’attrice Emily Blunt (i due si sono frequentati dal 2005 al 2008, ndr). Quanto ha cambiato l’uomo e l’artista, questo avvenimento?
“Ha parecchio influenzato il mio modo di fare musica e scrivere canzoni, senz’altro. Quando io e Emily ci siamo lasciati mi sono sentito arrivato ad un punto cruciale della mia esistenza: mi sono guardato allo specchio e mi sono detto, ehi, hai 33 anni e un’altra storia è finita, e se continui così rischi di ritrovarti incastrato in una vita che non vorresti. Sapevo che potevo essere migliore di com’ero, e mi sono impegnato per dimostrarlo – prima che agli altri, a me stesso. Non ero abbastanza forte per affrontare tutto da solo e ho chiesto aiuto. Sono un uomo, dopotutto, anche io ho insicurezze e debolezze, come tutti. Oggi scopro che la mia musica è migliore, che il rapporto con la mia famiglia e la mia donna è migliore e che sono talmente sicuro di me e di cosa sento che posso addirittura arrivare a fidarmi di voi giornalisti. Posso parlarvi a cuore aperto di me e di cosa ho passato”.

Cosa pensi di altre star come Robbie Williams e Amy Winehouse che però con l’insicurezza si sono rovinate?
“Non so chi abbiano intorno loro, ma io posso dire che intorno a me ci sono solo persona favolose che mi aiutano tantissimo a mantenere l’equilibrio, e che mi guidano e mi dicono anche quando sbaglio, persone che mi sono sempre state vicine anche nei momenti più bui della mia vita”.

Tanti ti vedono come un rubacuori.
“In America nessuno capisce che problemi possa avere uno come me … Pensano che perché ho successo e vendo dischi e perché ho fidanzate bellissime allora io abbia tutto, ma non è così. Sono umano e ho anch’io i miei momenti difficili. E poi questa cosa del rubacuori … Lascia che ti racconti una cosa. Io non ho mai avuto successo con le donne, mai, e uno dei motivi per cui ho iniziato a fare musica è che volevo avere qualche ragazza! E anche tanti altri politici, imprenditori, amministratori delegati la pensano come me. Solo che magari non lo ammettono con la stampa”.

In passato hai scritto canzoni per le tue fidanzate, oggi nel video di I Haven’t Met You Yet c’è la tua attuale ragazza (Luisana Lopilato, attrice sudamericana, ndr): non hai paura a mischiare senza filtri vita privata e pubblica?
“Mi sono sempre ispirato alla mia vita privata, ma non ho mai dedicato niente a nessuno, non apertamente, almeno. Mi sembrerebbe altrimenti di privare il resto del mio pubblico di un’emozione. L’ispirazione è tutto quello che ho, è il luogo dove attingo per fare musica”.

Cosa deve avere una donna per piacerti?
“Deve essere una bella persona e avere un cuore grande, essere appassionata e amare la propria famiglia. Questa persona l’ho trovata, adesso. E … oh, ok: deve essere bella, mi piace un bel volto. E un seno di tutto rispetto!”.

“Crazy Love”: e tu che follie hai fatto per amore?
“Ne ho fatte tantissime! L’amore stesso è una cosa folle, un’occasione che ti capita e che, contro ogni razionalità, ti fa dimenticare che nel 90% dei casi finirai a piangere e soffrire. Nonostante questo ti ci butti a capofitto e speri sempre ti capiti di trovarlo. È questo il tema di I Haven’t Met You Yet”.

Ti rifai a grandi interpreti della musica come Frank Sinatra e Dean Martin, che, guarda caso, hanno origini italiane. Ma cosa conosci della musica italiana?
“Aspetta, vorrei prima precisare che quando ero giovane i miei miti erano altri: Axl Rose, Michael Jackson, i Beastie Boys, anche Bryan Adams. Sono giovane, dopotutto. Poi crescendo ho imparato ad apprezzare un altro tipo di musica e di artista. Se ci penso non è poi così strano che i miei idoli abbiano origini italiane: mio nonno mi faceva ascoltare la musica lirica e tante canzoni italiane, io stesso da ragazzo ascoltavo Jovanotti! Anni fa inoltre ho fatto un duetto con Laura Pausini, lei ha una voce incredibile”.

Il successo ti ha cambiato, un po’?
“Posso dire con orgoglio che il successo ha reso la mia vita molto più normale di quello che era prima! Non faccio niente di eccezionale, la mia vita è normalissima: vivo a Vancouver, ho gli stessi amici di quando ero bambino, sono legato alla mia famiglia … E anche la mia ragazza è come me. Il problema è che oggi i media puntano sulla spazzatura e sulle tragedie. Per questo a nessuno interessa la vita di Michael Bublé! Non sono abbastanza appetibile, sono troppo banale. Non li farei vendere, ecco. Il fatto è che c’è una grossa differenza tra l’essere una star e una celebrity, e oggi purtroppo sembra che ad avere importanza siano le celebrities”.

Eppure qualcuno ha provato a parlare di un lato un po’ più oscuro di te …
“Io stesso lo dico: non sono certo un santo! Ho avuto le mie esperienze al limite, ancora adesso se voglio fare una serata sopra le righe la posso fare, però c’è una cosa che so per certo: se sono qui a parlare con voi non è certo in esclusiva virtù di quelle cose”.

Però è vero: si tende ad immaginarti come ad una persona seriosa.
“Purtroppo è vero. C’è una strana percezione di quello che io sono, ma è soprattutto dovuta ad una pigrizia dei miei interlocutori nei miei confronti: perché faccio questo genere di musica pensano che automaticamente io sia così e che ascolti solo cose del passato. Ma scherziamo!”.

Le canzoni che proponi sono tutte d’amore. Non sei stanco di cantare di cose del cuore?
“Devo amare le canzoni alla follia, quando le scelgo, perché ho tutta l’intenzione di avere una carriera lunga e se così sarà dovrò riproporle spesso, per cui è meglio che mi piacciano! Però la canzone più bella che ho scritto non l’avete ancora sentita: si chiama Hollywood Is Dead, parla della rovina dello star system e non è stata inserita in ‘Crazy Love’ perché sarebbe stata fuori tema. L’ho tenuta da parte per il futuro”.

web: www.michaelbuble.com

Elisa Bellintani
(10 dicembre 2009)

 TUTTO SU MICHAEL BUBLE

2009
Crazy Love

2005
Caught in the Act

2005
It�s Time

2004
Let It Snow
2004. Come Fly with Me 2003. Totally Bubl� 2003. Michael Bubl� 2002. Dream 2001. Babalu 1996. First Dance
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