Con dieci dischi all�attivo e una carriera ormai decennale, i Piano Magic continuano nella loro opera di sperimentazione musicale, confermando la cifra di una carriera portata sempre avanti a testa alta, focalizzandosi su l�obiettivo artistico piuttosto che su quello commerciale, senza chiudersi mai in un genere ma la lasciandosi trascinare dalla propria creatività nei più vari territori musicali. In occasione dell�uscita del loro nuovo lavoro “Ovations” abbiamo intervistato Glen Johnson, leader e fondatore della band.
Siete più un collettivo musicale che un gruppo: in che modo questo influenza il vostro lavoro? E� uno stimolo, o a volte è una limitazione?
“Abbiamo smesso di essere un collettivo circa otto ani fa. All�inizio eravamo più un progetto da studio, ma più abbiamo iniziato a suonare da vivo più siamo diventati un gruppo compatto. Avere una formazione fissa ti limita un po� di più dal punto di vista creativo, ma cerchiamo di ravvivare le cose collaborando con vari artisti ogni volta che è possibile, come Dead Can Dance, Low, Vashti Bunyan, Tarwater”.
“Ovations “ è il vostro decimo album, che è di sicuro un grande traguardo e un�opportunità per guardare indietro e tirare le somme del vostro lavoro.
“Penso che abbiamo fatto molta strada, molta più di quella che fanno molte band. I Piano Magic sono sulla scena dal 1996 e da allora abbiamo coperto un gran numero di territori musicali, molti più di quelli coperti da altre band nella loro carriera. Abbiamo iniziato con l�elettronica, poi ci siamo spostati verso il post-rock, poi siamo diventati minimal e ora, ghost-rock. Se mi guardo indietro provo orgoglio per quello che abbiamo raggiunto, e ora guardiamo al futuro”.
Per questo disco avete lavorato con il produttore Gareth Parton: in che modo ha influenzato il vostro lavoro?
“Non lo ha influenzato! Lui di solito lavora con band più giovani, pop e cool, ma queste sue influenze non hanno inciso sulla produzione del nostro disco. Non c�è luce in “Ovations”: è stato fatto interamente nell�oscurità”.
Come avete deciso di collaborare con Brendan Perry e Peter Ulrich dei Dead Can Dance?
“E� sempre difficile decidere di avvicinarsi ai propri idoli. Alcune persone dicono che non dovresti mai incontrarli. Dopo aver lavorato con Vashti e Low, però, sapevamo che tutto era veramente possibile. Ho contattato Peter attraverso Myspace, e lo abbiamo coinvolto nel disco. Poi lui mi ha convinto che avrei dovuto chiedere a Brendan di cantare sull�album: non avrei mai pensato che avrebbe accettato, sono stato un fan dei Dead Can Dance dal 1984 e considero Brendan una delle voci maschili più belle del pianeta. Però a lui è piaciuta la nostra musica, e così è iniziato tutto, con un paio di bottiglie di vino e una chiacchierata”.
Qual�è il tuo brano preferito di “Ovations”, e perché?
“Probabilmente The Nightmare Goes On. Si, è la traccia più �oscura� del disco, ma c�è un momento in cui come artista sai di esserti connesso con il cuore della musica, e in quella canzone per me c�è uno di quei momenti. Sembra pretenzioso dire che ami il tuo stesso lavoro, ma quando Brendan canta quel verso, "I bear its weight at all times, you need not even ask”, mi vengono i brividi. E l�ho scritto io! Se continueremo con la nostra musica ad ispirare momenti del genere, credo che continueremo a suonare ancora per molto”.
Sul vostro Myspace ho letto un post a proposito del download illegale: cosa pensate della situazione della musica al momento, in relazione a Internet?
“Credo sia giusto poter scaricare qualcosa gratuitamente, se questo ti porta poi ad acquistare qualcosa. Un sondaggio dice che circa l�83% delle persone che scaricano musica gratuitamente, acquistano poi qualcosa. Non puoi combattere contro cose come Rapidshare o Pirate Bay perché se ne chiudi uno, un altro salterà subito fuori. E� solo la grande industria musicale che si lamenta di tutto questo perché non possono accettare di non guadagnare più miliardi: le band e le etichette più piccole invece stanno trovando nuovi modi per lavorare, nuovi modelli di businness. E� quello il modo per sopravvivere. Dai alle persone buona musica ben confezionata, e la compreranno: non dargli la solita roba nelle solite vecchie custodie di plastica che distruggono l�ambiente! Le band continueranno a sopravvivere se le persone continueranno ad andare ai concerti, e band come Piano Magic sopravvivono principalmente sul tour e sui dischi venduti ai concerti”.
Quali sono i vostri piani per il futuro? Pensate di concentrarvi sui Piano Magic o di tornare per un po� ai vostri side project?
“Per il momento ci concentreremo sul tour dei Piano Magic, ma nel frattempo dedicherò del tempo alla mia neonata etichetta Second Language, con cui pubblicherò musica di Peter Broderick, Vashti Bunyan, Hauschka, Piano Magic, Dollboy, Darren Hayman, Textile Ranch, Library Tapes, David John Sheppard, Klima, Gareth S Brown, The Declining Winter, The Caretaker, oltre a un nuovo disco dei Future Conditional e un album solista”.
web: www.piano-magic.co.uk
Alberto Lepri
(09 dicembre 2009)
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